20 Ottobre 2014

EDITORIALE – Quarantacinque minuti di speranza

Partita stranissima Inter-Napoli di ieri. Un 2-2 finale che regala più punti di domanda che certezze dal punto di vista tecnico e tattico ma ne porta in dote una fondamentale da quello psicologico: l’Inter non ci sta a fare la comparsa e a buttare un?intera stagione fin da queste prime battute di campionato.

L’ottimo approccio alla gara della banda Mazzarri e il positivo primo tempo che ne è seguito rappresentano infatti il dato più confortante del pareggio interno contro i partenopei, la grinta e la voglia di fare risultato sono state la lieta sorpresa che la Beneamata ha voluto mettere in mostra di fronte al suo pubblico, pubblico che peraltro ha risposto benissimo, supportando la squadra per tutta la durata della partita e tifando come se non ci fosse un domani persino nei (brevi) momenti in cui il Napoli è stato in vantaggio. Certo, non si possono tacere le bordate di fischi che alcuni hanno comunque riservato a Mazzarri alla lettura delle formazioni ma il dissenso non è arrivato dalla curva, bensì dalle tribune; la curva, anzi, è tra i maggiori sponsor del mister toscano, in aperta contrapposizione con tutto un movimento di detrattori di WM che si palesa principalmente su internet.

Tornare a fare punti, inoltre, non può che aiutare la sensazione di ripresa che s?è respirata ieri sera a San Siro e, per fortuna, non è arrivata una sconfitta che avrebbe rischiato di mortificare sul nascere la voglia di rivalsa nerazzurra, ancora una volta. Certo, bisogna migliorare (e tanto), la squadra resta ancora un bozzolo promettente sulla carta piuttosto che una realtà consolidata e la difesa non ha dissipato tutti i dubbi emersi con Cagliari e Fiorentina, ma la prima risposta doveva arrivare dalla testa e dal cuore e questa c’è stata. Per adesso è sufficiente.

Non lo sarà, invece, già tra una settimana, perché contro Saint-Etienne e Cesena è d?obbligo vincere per due semplici ragioni: il terzo successo di fila in coppa potrebbe portare già un?ipoteca pesante sul passaggio del turno e garantirsi i sedicesimi con molto agio e parecchio anticipo consentirebbe alla squadra di focalizzarsi sul campionato perlomeno fino a febbraio, senza dover dividere eccessivamente le energie mentali tra un impegno e l’altro. Inoltre, per quanto il segnale dato col Napoli sia incoraggiante, quest?Inter ha disperatamente bisogno di continuità in campionato per sfondare finalmente quota dieci punti e ritrovare quella vittoria che sembra mancare da tantissimo tempo, anche in ottica di una mini-rimonta per il terzo posto che sembra necessaria già adesso (è infatti troppo il vantaggio di Sampdoria e Milan, per non parlare di Juventus e Roma).

Certo, il miglioramento dovrà passare anche dalla gestione della gara (la scarsa propensione alla finalizzazione è stata, ieri sera, come una lama che a ogni minuto penetrava sempre più a fondo nel cuore dei tifosi) e dalle dinamiche più propriamente tattiche: magari, vista l’incapacità di strutturare manovre offensive credibili ed efficaci palla a terra, si può pensare di tornare a quel famoso contropiede che tanto aveva impressionato nei primi tre mesi dello scorso campionato, arrivando così a una minor responsabilizzazione di Hernanes e Kovacic in fase di impostazione e a una minore sterilità offensiva. Anche perché, onestamente, guardando la rosa non si ha la sensazione che l’Inter possa ?dominare? il gioco in maniera travolgente; semplicemente, non possiede i giocatori adatti a farlo (e forse ieri, come in qualche match dello scorso anno, s?è pagato un pizzico di presunzione da questo punto di vista).

Infine, la questione Vidic. Ormai abituale capro espiatorio dopo ogni partita, il serbo sembra fare partite ottime al 90% per poi rovinare tutto con un 10% di errori che, puntualmente, costano almeno un gol alla retroguardia nerazzurra. Ecco, posto che l’unico errore grave è quello di Palermo (il fallo da rigore col Cagliari è arrivato a partita ampiamente compromessa e ieri sera c’era perlomeno un concorso di colpa coi compagni di reparto), siamo di fronte a un giocatore in adattamento al calcio italiano e all’Inter, che non ha nulla da dimostrare e che comunque suda e s?impegna sempre: la sensazione è che l’ex capitano dello United sia la cartina tornasole della squadra tutta e che, quando c’è qualcosa che può andar male, lo fa, gigante serbo incluso (quando invece va bene Vidic “ha fatto il suo”, senza infamia e senza lode). Che ?gli altri? lo critichino è parte del gioco, che lo crocifiggano gli interisti è masochistico. Soprattutto perché gioca in un reparto dove nessuno può dire di avere la fedina penale immacolata, quest?anno.

Insomma, l’Inter è in ripresa. Che sia solo leggera o un vero rialzare la testa lo scopriremo a breve: per ora godiamoci una squadra che ha riscoperto il gusto di lottare.