12 Gennaio 2014

FOCUS – Anno nuovo, Inter vecchia

di Francesco Filippetto.

Ci eravamo lasciati  tutti felici, con negli occhi il tacco di Palacio, la beffa al Milan, con tanto ottimismo pronti ad azzannare un panettone dolce più del dovuto, mentre i cugini piangevano sulle loro ceneri. Purtroppo a volte le vittorie sbattono solo lo sporco sotto il tappeto, facendo spostare l’attenzione non sulle cose importanti, ma sull’effimero. Cosi iniziamo il 2014 afflitti, grigi e sfiduciati dopo solo una decina di giorni; siamo ridimensionati e fuori dalla coppa Italia. In cerca di rivalsa contro il Chievo,  siamo coscienti che la squadra dal derby non ha imparato nulla.

Mazzarri si è ripresentato nel nuovo anno con un’Inter timida che si presenta con una sola punta, con un centrocampo imbottito e una difesa disattenta. Una squadra simile a un pugile che entra nel ring in primis per non prenderle piuttosto che per vincere. Non può esserci ogni domenica la giornata del singolo a portare fieno in cascina e a spostare la critica su altro, questo doveva capire Mazzarri durante le festività ma la realtà ci dice che forse la brutta Inter del derby a lui era piaciuta.

L’abbiamo sentito infastidito dalle accuse del martedì, arrabbiato ha sottolineato ai detrattori che l’Inter ha subito il gol quando ha schierato le due punte, ha ribadito che l’equilibro difensivo precario di questa squadra non può sopportare due attaccanti di ruolo. L’ingresso di Milito a 15 minuti dalla fine e il gol subito poco dopo,  tuttavia sono una casualità che Mazzarri usa come pretesto e scusante alla pari dell’arbitraggio poco gradito.

L’Inter è stata imbarazzante nel calcio espresso a Roma, ma la colpa che posso fare a Mazzarri è quella di aver visto un Inter deludente in primis nella mentalità. Se il gioco è l’espressione degli interpreti, l’approccio alla gara e le scelte tattiche sono l’ impronta del mister alla partita. L’Inter scendeva all’Olimpico con il dovere di provare a vincere soprattutto dopo i risultati delle altre, è invece entrata in campo per provare a farlo solo negli ultimi dieci minuti.

Pur giocando ogni sette giorni, il mister continua a mischiare le carte a spostare gli interpreti, vedi Alvarez e Guarin, segnale che fatica a trovare la ricetta giusta di una squadra che sembrava avere delle caratteristiche e certezze ad inizio anno che si sono disperse nel corso dei mesi, nonostante il tecnico ex Napoli continui a parlare di identità di squadra. Identità evocata anche dopo il ko di Udine che però non si vede. I vecchi arrancano, i giovani deludono, la squadra vive di individualità e soffre di cali di concentrazione.

D?accordo il tecnico sta facendo con quello che ha, a parte Campagnaro, tutti gli altri arrivi non sono stati certo scelti da lui, ma sembra di trovarsi di nuovo a un’altra cattiva gestione societaria. I giovani come Kovacic, Icardi, Belfodil, Laxalt, Taider tanto sventolati dalla società come svecchiamento e nuova tendenza non possono trovare in Mazzarri la consacrazione. Lui stesso ha ribadito più volte di avere più certezze dall’esperienza dei Cambiasso, Milito, Palacio piuttosto che dai giovani, questo vuol dire poco fiducia e poco minutaggio per quelli che dovevano essere i nuovi cardini della squadra.

In attesa di una correzione all’organico, sempre più indispensabile, attraverso il mercato di Gennaio, viene sempre più da immaginare che il pensiero di Thohir sia molto lontano dalle idee di Mazzarri. La preoccupazione dilaga tra i tifosi che percepiscono questo pericolo e temono un ambiente sfiduciato e destabilizzato, mentre ancora non è chiara la situazione e il progetto societario a breve termine.

Diamo tempo quindi al mister, il lavoro di un tecnico necessità di mesi e su questo bisogna essere comprensivi.  Preferirei tuttavia delle ammissioni di colpa o piuttosto un appello a lavorare di più da parte del nuovo tecnico di fronte a sconfitte come quelle con Lazio e Udinese. L’Inter è una squadra di prestigio e rango che non può rifugiarsi dietro a permalosità o piagnistei arbitrali di fronte a prestazioni insipide come quella in campionato. L’allenatore dell’Internazionale deve crescere insieme alla squadra, nel proprio ruolo e come personalità.

Attendiamo quindi fiduciosi un pronto riscatto della squadra e del tecnico doveroso lunedì  in casa contro la squadra di Corini, mentre sproniamo la società a investire nel mercato in maniera mirata e adeguata alle esigenze, ricordando comunque che lo sforzo finanziario per ripianare i debiti è stato recente e importante.

E? l’anno zero, il cantiere è aperto, non serve ricordarcelo, ne siamo coscienti e disponibili a pazientare, ma abbiamo bisogno di segnali che qualcosa sta cambiando, che il progetto esiste e non balbetta, che il nuovo anno non ci riconsegni la solita Inter post Triplete.