7 Febbraio 2015

FOCUS – George Puscas: il vampiro del gol

Se il battesimo di fuoco arriva in una bolgia come quella del San Paolo in un momento dove ogni incontro è più una guerra psicologica che una partita di pallone, o sei un vero e proprio predestinato o ci manca davvero poco per esserlo. George Puscas, transilvano di Marghita classe 1996, sembra molto più anziano dei diciotto anni recitati dalla carta d’identità: proprio come i conterranei vampiri, la prima sensazione regalata dal ragazzo dalla pelle chiarissima e dal ciuffo sempre in ordine è quella di un uomo nel corpo di un ragazzo, di un animo saggio e maturo adagiato sul rampante fisico di un neo-maggiorenne.

Eppure come quasi tutti i protagonisti dei grandi romanzi, la storia del nostro Dracula 2.0 inizia dal basso: gli osservatori nerazzurri notano l’attaccante tuttofare nel 2013, quando era ancora un calciatore del Liberty Oradea, squadra di Pomezeu, piccolo comune transilvano poco distante dalla Marghita del nostro George, non proprio una fucina di talenti, ma tant’è. Da quel giorno l’avventura di Puscas con la Primavera nerazzurra può tranquillamente essere riassunta in pochi numeri, capaci di parlare senza complicati giri di parole: 11 gol nella prima stagione italiana, ben 16 in 11 gare durante quella in corso, un gol ogni 61 minuti, numeri da predestinato. Non è soltanto una questione di gol: Puscas segna, fa segnare ma soprattutto gioca per la squadra. I più attenti osservatori lo definirebbero un attaccante “moderno”, devoto al dinamismo ma non per questo poco concreto quando c’è da gonfiare la rete. Analizzando l’aspetto realizzativo quel che più colpisce è la grande varietà di gol messi a segno da Puscas: di precisione( QUI al minuto 1:01 nel derby della stagione in corso ) , di testa( QUI al minuto 2:33) , da avvoltoio d’area ( QUI al minuto 4:40 )  per George non fà assolutamente differenza, e a diciotto anni non è poco.

Il vampiro del gol però ha deciso di volare alto: la Primavera nonostante la ancor giovanissima età inizia a stare stretta e complice il chiacchierato addio di Osvaldo, il transilvanico inizia ad allenarsi con la prima squadra sotto gli occhi vigili di Roberto Mancini, da subito colpito dall’innato senso del gol e dalla voglia di fare del giocatore. Nei minuti finali di Sassuolo – Inter ecco l’esordio: Puscas subentra a Palacio, e dopo una finta di primissimo livello scalda i guantoni di Consigli. Non sarà un esordio casuale: tre giorni dopo ecco il Napoli ed ecco di nuovo Puscas, questa volta dal primo minuto con Icardi e Shaqiri. Sarà una partita di grande sacrificio quella del rumeno, dirottato sulla sinistra quasi fosse un esterno e protagonista di una gara non straordinaria ma comunque intensa e totalmente volta al sacrificio, da giocatore maturo e non da ragazzino. Due indizi fanno una prova: il vampiro ha ormai ufficialmente morso Mancini, totalmente folgorato dal giocatore, tanto da bloccarne la cessione in prestito in B e da prenderlo in considerazione anche in vista della delicata gara di domenica sera contro il veloce ed arcigno Palermo di Iachini.

Ma in concreto, cosa può dare Puscas a questa Inter? In primis tanta duttilità, potendo indifferentemente ricoprire i ruoli di prima punta, seconda punta ed esterno sinistro, probabilmente più in un 4-3-3 che in un 4-2-3-1. Mica male in un momento di vacche magre, con Shaqiri e Podolski ancora in fase di rodaggio e Palacio alle prese ormai da quasi un anno con i problemi alla caviglia. Non sarà necessariamente un impatto totale, ma più un ingresso graduale nel grande calcio, quasi in punta di piedi a gara in corso, come è giusto che sia. Il ragazzo inoltre può regalare anche un po’ di quella sana incoscienza da diciottenne, forte di quella freschezza atletica e mentale di chi ha davvero poco da perdere in un contesto difficile ma comunque aperto a soluzioni alternative capaci di dare quella scossa d’adrenalina e lucidità ad un ambiente momentaneamente atrofizzato.

Appuntamento a domani sera, ma non solo. Il giovane padrone delle tenebre quando il sole va giù esce dal suo castello per calmare la propria sete di gol: il primo tra i grandi, il primo, si spera di una lunga serie.

di Giuseppe Chiaramonte

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