19 Novembre 2014

FOCUS – Sliding doors: Mazzarri out, Mancio in. Ecco come cambia la vecchia nuova Inter del Mancini bis

  Mancini Inter

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E alla fine paga sempre l’allenatore, anche quando le colpe non sono soltanto le sue. Il calcio è cosi: si è al timone di un gruppo nelle vittorie ma anche nelle sconfitte. Al momento l’unico a pagare è stato Walter Mazzarri, ma certamente il cambio della guida tecnica influenzerà anche il rendimento dei singoli, nel bene e nel male. Specialmente quando chi si trova ad ereditare un gruppo costruito da un altro e nella fattispecie quando quest’altro ha un’idea di calcio nettamente agli antipodi rispetto a chi arriva, è ovvio che le garanzie che alcuni giocatori avevano o addirittura non avevano allora vengono meno e gli equilibri cambiano, da un momento all’altro. Proprio come quando, facendo il banalissimo esempio del Fantacalcio, uno si trova a fare un mercato di riparazione puntando sui pupilli di WM e il giorno dopo scopre che quei titolari fissi sono diventati normali pedine per il nuovo allenatore. Sia chiaro, la rosa dell’Inter conta 24 giocatori comunque e alla fine il Mancio, nonostante il suo credo tattico diverso dal predecessore, non potrà stravolgere una squadra che fino a qualche settimana fa aveva gli uomini contati e obbligati in ogni zona del campo. Certo è che passando da un 3-5-2 ad un 4-3-1-2 fondamentalmente gli interpreti non cambiano di molto; cambia piuttosto il modo di giocare al football ma cambiano, però, anche le prospettive di ciascun calciatore di vedere o meno il campo.

DIFESA – Iniziando subito dalla difesa, è evidente che in questo reparto avverrà il maggiore cambiamento di Roberto Mancini. I tre centrali su cui Mazzarri ha cercato di costruire la sua Inter saranno messi alla prova: sarà l’occasione, magari, per rivalutare in una difesa a 4 Nemanja Vidic, apparso a volte spaesato e, ahinoi, oggettivamente autore di diverse frittate. Insomma, chi ha visto e creduto nella potenza di un Samuel fino alla veneranda età di 35 anni, non può rassegnarsi all’idea che il difensore serbo sia realmente quello visto in questi primi mesi di stagione. Il passaggio alla difesa a 4 potrebbe rappresentare la svolta per ritrovare un gigante su cui Erick Thohir ha puntato molto oppure potrebbe rappresentarne la celebre esclusione. A farne le spese potrebbe essere capitan Ranocchia? Difficile perché il Mancio lo considera il perno della difesa, testimonianza ne è il fatto che Andrea era sul punto di dire sì al Galatasaray proprio quando alla guida dei turchi c’era RM. C’è curiosità attorno alla posizione di Juan Jesus, che potrebbe essere adattato al ruolo di terzino sinistro, lui che è un mancino naturale e che ha la corsa nelle corde. Non si tratterebbe certo di un terzino di spinta, ma in un certo senso il suo avvicendamento sull’out di sinistra potrebbe ricordare un po’ quello di Cristian Chivu. E cosa dire di Dodò? Probabilmente, ad avere vita dura saranno proprio gli esterni sui quali il tecnico di San Vincenzo imperniava il proprio gioco. Infatti, a seconda di come cambieranno le gerarchie nel centro della difesa, cambieranno le probabilità per il terzino brasiliano di continuare a trovare il tanto spazio che Mazzarri gli ha finora concesso. Dopo un buon inizio di stagione, le prestazioni dell’ex romanista sono calate, chiaramente insieme al livello della squadra e col Mancini bis dipenderà da come il tecnico jesino vorrà giocare, se con due terzini di spinta o meno. Stesso discorso per il desaparecido Jonathan, che aveva trovato con Mazzarri un mister che valorizzasse il suo ruolo e che ora rischia davvero di finire nel dimenticatoio. Discorso diverso per Nagatomo, che nonostante un inizio sottotono, sembra essere il candidato ideale per il ruolo di terzino destro della nuova Inter, un posto a cui ambirà sicuramente anche Danilo D’Ambrosio, visto che il laterale campano è un investimento “fresco” di Erick Thohir e difficilmente verrà messo da parte, visto anche l’ottimo inizio di stagione. Potrebbero essere in ascesa anche le quotazioni di due difensori come Campagnaro e Andreolli, che finora hanno veramente faticato a scendere in campo e la cui fortuna potrebbe essere rappresentata dalla duttilità di entrambi a giocare sia da centrale di destra sia da laterale sullo stesso lato. Resta, invece, da capire se il Mancio riuscirà a trovare spazio anche per Ibra Mbaye, già quinto esterno con WM.

CENTROCAMPO – Qui ci sono due conferme, che rispondono al nome di Kovacic, su cui il Mancio spese parole al miele già nel 2012, ed Hernanes. Con l’avvento del trequartista si potrebbe rivedere il Profeta più vicino alla porta, come quello dei tempi della Lazio in versione goleador. Anche qui RM dovrà sbrogliare una bella matassa, cercando di capire in quale area della metà campo sarà più importante la classe di Mateo, se davanti la difesa a costruire ed impostare oppure a ridosso delle due punte ad illuminare l’attacco. Il giocatore che sicuramente trae più beneficio con l’arrivo del nuovo allenatore è Fredy Guarin. La potenza fisica del colombiano è una delle qualità che nei centrocampi manciniani storicamente non manca mai. Per lo stesso motivo anche M’Vila, che per l’Inter ha trascorso innumerevoli giorni estivi rinchiuso in un albergo, potrebbe aver fatto bingo ed aver nettamente più chances di mettere il suo peso al servizio della mediana nerazzurra. Nel derby non ci sarà Medel, pertanto non potremo ancora vedere quale collocazione tattica ha in mente per lui il mister, ma l’impressione è che come interno il pitbull possa dire la sua, grazie anche alle mostruose statistiche sui passaggi riusciti. Nonostante l’emergenza, Krhin e Kuzmanovic con WM non hanno trovato tanto spazio, ma il secondo potrebbe essere chiamato in causa nel derby per provare a risalire qualche gradino nelle gerarchie del centrocampo. Quel che è certo, invece, è che Joel Obi, che ha avuto dalla sua gli infortuni dei terzini, tornerà utile da interno sinistro e non più da laterale, mettendo il suo dinamismo a disposizione del centrocampo.

ATTACCO – Per i tre attaccanti cambia davvero poco. Sicuramente il fatto di giocare sempre con due punte farà sentire di più la scarsità di elementi del reparto. A beneficiarne, ovviamente, potrebbero essere i due bomberini della Primavera, Bonazzoli e Puscas, che in uno schieramento discretamente più offensivo tornerebbero molto più utili e avrebbero le (giuste) chances che con Mazzarri non hanno avuto. La certezza si chiama Icardi: Mancini ha bisogno dei suoi gol per tentare di risalire la china e soprattutto ha bisogno di un altro Palacio, magari meno al servizio della squadra e più prolifico in zona gol. Anche Pablo Daniel Osvaldo, appena rientrato dall’infortunio, potrebbe esaltare le sue caratteristiche in un modulo a due punte (vere).

Abbiamo cercato di analizzare la situazione giocatore per giocatore, ma è chiaro che quello che cambierà sarà l’aspetto globale dell’undici di RM. Una mentalità assolutamente diversa da quella di Mazzarri, all’insegna della manovra elegante e del gioco offensivo, lontano da quel credo in cui l’Inter era preda dell’avversario, lo soffriva, si faceva dominare ed era costretta a contare sulle ripartenze piuttosto che sul macinare gioco, un po’ come fanno le piccole squadre. E’ arrivato il momento di tornare grandi, gradualmente e senza sognare, perché Roberto Mancini non ha la bacchetta magica e perché Walter Mazzarri, nonostante i suoi errori, non è stato certo uno stolto e non gli si può dire che non ce l’abbia messa tutta fino alla fine. La cosa più importante, probabilmente, sarà che, al di là di cambiamenti tattici della squadra, anche il tifo modificherà il proprio atteggiamento verso la squadra e sarà in grado di trasmettere quell’entusiasmo tanto decantato che finora si è palesato soltanto boicottando San Siro e puntando laser in faccia indegnamente, una cosa riprovevole per chi ama l’Inter.

Oltre la guida tecnica, #amala. Sempre!

di Giuseppe Santangelo Follow @PeppeSantangelo

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