27 Ottobre 2017

Mentalità, gioco e comunicazione: i segreti della rivoluzione che ha reso Spalletti il “Líder Maxímo”

Dal suo arrivo a Milano il tecnico ex Roma ha completamente trasformato l'ambiente nerazzurro

Ventisei punti ottenuti, passando indenni ben tre scontri diretti – vittoria contro Roma Milan e pareggio contro il Napoli – in 10 partite e la sensazione che questa stagione l’Inter possa finalmente centrare quell’obiettivo che ormai da anni rappresenta un vero e proprio tabù. I motivi sono molteplici, ma per almeno uno di loro è necessaria una citazione speciale dedicata a Luciano Spalletti. Dal suo arrivo a Milano il tecnico di Certaldo ha saputo mettere tutti d’accordo a suon di prestazioni e di risultati ottenuti non sempre tramite il bel gioco immediato, ma con un’idea da sviluppare ben precisa. Ma quali sono i segreti della “gestione spallettiana” che tanto bene sta facendo all’Inter?

COMUNICAZIONE – Uno dei lati sicuramente più facilmente verificabili è quello relativo al netto cambio di passo tenuto nelle conferenze stampa e nelle interviste. Chiunque lo scorso anno abbia presenziato alle conferenze stampa di De Boer, Pioli Vecchi è perfettamente consapevole dall’aria completamente diversa che si respira nell’ambiente interista. Merito senza dubbio della crescita mediatica dell’Inter, cavalcata in maniera perfetta da Spalletti: l’Inter al centro di tutto. Prima l’interismo con Spalletti nelle vesti  di líder maxímo, poi il resto. Non servono né traduttori né motivatori, ora è il tecnico toscano a farne da padrone indiscusso svariando dalle citazioni di Troisi alle dichiarazioni da guerra che sembrano tratte dal manuale di Sun Tzu. Anche l’aspetto social è curato nei minimi dettagli: un uomo dei questi tempi non può farne a meno, ed ecco che anche Spalletti si munisce di profilo Instagram aggiornato periodicamente con la passione verso i colori interisti a fare da leitmotiv.

MENTALITÀ – Fin dalle primissime uscite Spalletti ha voluto chiarire una cosa: “L’Inter è una grandissima squadra, ed in questo momento ha bisogno di qualcuno che la riporti dove merita di stare”. Detto, fatto. Almeno fino a questo momento. E chi pensa che possa essere frutto del caso e della fortuna, si sbaglia di grosso. L’incipit è solo uno: vincere. Sicuramente è un dato apprezzabile e da non disdegnare quello riguardante alla grandissima attitudine dell’Inter nel corso dei 90′ di gara che permette ai nerazzurri di sbloccare partite che sembravano ormai destinate ad una fine diversa. Lo si può riscontrare contro la Roma, contro il Crotone, contro il Genoa, contro il Milan o contro la Sampdoria. Il segnale è chiaro: contro tutti la stessa mentalità, i 3 punti ottenuti contro l’ultima in classifica valgono quanto quelli ottenuti contro la prima. E così l’Inter si trova in grado di vincere le partite che si dovrebbero vincere per permettersi di sognare in grande, come ad esempio quella contro i blucerchiati di martedì sera. C’è poi da ricordare l’enorme lavoro psicologico svolto su molti membri della rosa tra i quali ci sono indubbiamente D’Ambrosio, Nagatomo e Candreva: loro sono l’Inter, e loro come l’Inter ora pensano da vincenti.

GIOCO – Nessuno potrebbe neanche tentare di nascondere l’infelice estetica del gioco espresso dall’Inter nelle primissime gare di campionato. La gravità della mancanza di un giro palla efficace poi rappresenta nella mente di ogni singolo individuo un fattore imprescindibile o meno, sia chiaro. Meglio vincere può pensare qualcuno. E tra questi c’è sicuramente anche Spalletti, che da esperto e profondo conoscitore del calcio ha puntato più sulla sostanza che sull’apparenza. Ora però il mondo del calcio inizia ad accorgersi che forse, quelle, sono state le basi per progettare un’Inter in grado di gestire a proprio piacimento l’andamento della gara: lo si è visto chiaramente durante l’ultimo match di campionato contro la Sampdoria, quando i nerazzurri per 70 minuti hanno letteralmente dominato, tant’è che gli apprezzamenti per i gol e la ricerca di essi si sono sprecati non solo in suolo nazionale, ma anche nel resto d’Europa. Vincere e convincere non è più utopia, e per una squadra che ad oggi occupa la seconda posizione in campionato dopo appena 3 mesi dalla rivoluzione, non è affatto male. Con buona pace dei detrattori.

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