15 Novembre 2019

RIVOLUZIONE SAN SIRO – L’attuale situazione e i punti critici

Un riassunto delle principali criticità che ruotano attorno alla costruzione del nuovo stadio

A livello finanziario, negli ultimi tre anni, l’Inter in quanto società per azioni ha fatto dei passi da gigante, ottenendo un equilibrio e una solidità di cui non godeva da parecchio tempo. Il percorso di consolidamento del fatturato e dell’aumento dei ricavi, attuato con lungimiranza dalla famiglia Zhang, rispecchia perfettamente gli intenti della proprietà nerazzurra: rendere l’Inter una squadra competitiva e un apparato sportivo-economico virtuoso, capace di competere a livello patrimoniale e sportivo con le grandi realtà del calcio europeo. Seguendo questa linea di rafforzamento il gruppo Suning ha deciso di mettere sul tavolo da gioco una fiche importante, pianificando di investire in collaborazione con il Milan del fondo Elliott la cifra di un miliardo e duecento milioni di euro per la costruzione del Nuovo San Siro, ovvero uno stadio dalla capienza di 66.000 posti che dovrà sostituire, come impianto sportivo per le partite di Inter e Milan, il vecchio stadio Meazza.

A fare da contraltare alle ambizioni di Suning e di Elliott sono però sorte subito diverse problematiche, come d’altronde è normale che sia quando si cercano di imbastire progetti di tale portata. Cercando di riassumere nel modo più sintetico e preciso possibile, si può dire che, attualmente, il maggiore ostacolo alla realizzazione dello stadio secondo il progetto originario dei due club sia il Comune di Milano, non in rappresentanza della cittadinanza ma in quanto istituzione politica e amministrativa. In particolare, la maggiore perplessità e punto fermo del Comune sta nel fatto di non voler assolutamente demolire il vecchio San Siro (edificato ormai nel lontano 1926) per lasciar spazio alla nuova struttura. Ragioni sentimentali (e probabilmente anche politiche, ma ora è meglio non entrare nel merito di queste ultime) legherebbero l’attuale giunta comunale e una grandissima porzione dei cittadini milanesi al vecchio stadio, rendendo quindi la struttura un monumento di interesse cittadino e paesaggistico-culturale. In sintesi, demolire il vecchio San Siro (come vorrebbero i vertici di Inter e Milan) sarebbe una soluzione che il Comune esclude a priori.

Oltre al Comune di Milano e della sua giunta, c’è anche la voce di alcuni abitanti del quartiere di San Siro che si alza contro la demolizione del Meazza. Ad opporsi all’abbattimento del vecchio impianto sono infatti i comitati di quartiere della zona adiacente allo stadio, o comunque una grossa fetta dei loro componenti, che non vedono di buon occhio un “azzeramento” degli sforzi profusi in anni di richieste per la riqualificazione della zona, ottenuta attraverso la costituzione di aree di verde pubblico e spazi comuni. Con la demolizione di San Siro e la riedificazione secondo i piani dei due club di tutta l’area circostante, le attuali oasi di verde verrebbero cancellate in favore di un miglioramento che ora sembra essere certo solo sulla carta, esponendo gli abitanti delle aree limitrofe a dei disagi che potrebbero essere controbilanciati in positivo solo in parte.

Oltre al parere della giunta comunale, le voci e le ipotesi che ruotano intorno a questa mastodontica opera pubblica sono moltissime. Domande e dubbi che si manifestano da ogni parte portano al tavolo delle trattative altre questioni di primaria importanza: come gestire gli eventuali tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata? Quali potrebbero essere i contraccolpi economici per gli abitanti della zona? Quali gli effetti diretti o indiretti per i tifosi? (come i costi dei nuovi biglietti, i servizi offerti, l’accessibilità allo stadio, il destino delle curve e del tifo organizzato) Il nuovo stadio sorgerà veramente al posto del vecchio Meazza, o magari in un’altra area? (Rogoredo o l’ex area delle acciaierie Falck a Sesto San Giovanni sembrano le alternative più accreditate).

Insomma, intorno a San Siro e al suo successore aleggiano moltissimi dubbi, e la strada che porta Inter e Milan ad avere un nuovo stadio di proprietà sembra ancora parecchio lunga ed intricata.