17 Febbraio 2019

Tributo ad Adriano, l’Imperatore dell’Inter che fallì il confronto solo con sé stesso

Viaggio virtuale nel mondo di Adriano Leite Ribeiro, uno dei più grandi rimpianti della storia nerazzurra

Adriano, Getty Images

Prendetevi tempo a sufficienza per ripercorrere la carriera di un calciatore. Prendetevi tempo a sufficienza per ripercorrere la carriera di un calciatore che con le sue qualità fece innamorare milioni di persone. In occasione del suo trentasettesimo compleanno, la redazione di Passioneinter.com vi porta nel mondo di Adriano Leite Ribeiro, l’Imperatore dell’Inter che fallì il confronto solamente con sé stesso.

L’infanzia di Adriano tra favelas, speranza e Flamengo

E’ il 17 febbraio del 1982 quando mamma Rosilda dà al mondo il piccolo Adriano. Ci troviamo in Brasile, più precisamente a Vila Cruzeiro, favela di Rio de Janeiro. La povertà, lì, fa da padrona. E la povertà genera crimine in contesti sociali in cui il futuro è rappresentato solamente da chi riesce a sopravvivere arrangiandosi in qualche modo. Adriano però è diverso: nella sua testa c’è solo il calcio, ed il Flamengo lo nota subito, portandolo nel suo settore giovanile. Inizia da terzino destro, si sviluppa ed esordisce come attaccante sotto la guida di Carpegiani: corre l’anno 2000. L’esordio oltretutto avviene in quello che sarà il suo modus operandi finché la testa reggerà: prima presenza, primo gol. L’Inter se lo assicura nell’ambito dell’operazione che portò Vampeta a Rio, forse un po’ per caso, proprio come Javier Zanetti.

L’Italia e l’esplosione della stella di Adriano: la punizione al Real, la Fiorentina ed il Parma

Dopo pochi giorni dal suo arrivo a Milano il brasiliano prende parte al Trofeo Bernabeu, che vede affrontarsi l’Inter ed il Real Madrid. E’ il 14 agosto del 2001 e l’afa ha rubato il posto alla povertà in cima alla lista dei fattori che condizionano la vita sulla Terra. La partita è ferma sull’1-1 e quella giovane speranza del calcio verdeoro in pochi minuti dà spettacolo: tunnel, strappi e forza fisica. Il caldo gioca brutti scherzi ai tifosi meno attenti. E’ Adriano o Ronaldo? Già, perché anche fisicamente l’immagine sgranata di un televisore di quei tempi non dà l’idea di chi sia realmente quel ragazzo scuro in volto che salta avversari come birilli. Poi, l’evento che cambia una carriera: punizione dal limite. Ricordate la storia dell’esordio “alla Adriano”? Bhe, riproponetela, anche ora. Quindi: sassata incredibile e gol. Più che i tifosi, quelli più increduli sono i calciatori Galacticos: “Ma questo chi è?”, sembra chiedersi un attonito Casillas. Cuper sceglie di tenerlo con sé anche per il campionato, ma a gennaio del 2002, dopo un solo gol, dà il via libera per cederlo in prestito.

Alla Fiorentina incomincia a dare realmente l’idea di chi può diventare: in 15 partite segna 6 gol e trascina la Fiorentina in una rincorsa ad una insperata salvezza, dopo la partenza dei grandi campioni viola. Gli sforzi però non servono a nulla ed i toscani retrocedono in Serie B, prima del fallimento societario. Il capitolo successivo si chiama Parma. Ed è il primo dei tre capitoli decisivi per la sua carriera: approda in comproprietà ed insieme a Mutu sembra poter mettere in ginocchio chiunque. Segna contro ogni big del campionato ad esclusione dell’Inter. Segna con regolarità (26 gol in una stagione e mezza) e con qualità disarmanti, un mix di tecnica, freddezza e forza fisica dominante. In Emilia imprime uno dei ricorsi più belli della società ducale, garantendosi un posto nella gloriosa storia della squadra ducale. L’incredibile ascesa spinge l’Inter a riportarlo a Milano.

Il rientro all’Inter e la definitiva consacrazione con il Brasile: Adriano diventa finalmente l’Imperatore. Poi la scomparsa del padre cambiò tutto

Nel febbraio 2004 torna a San Siro e, manco a dirlo, torna con due gol con quello che potremmo definire un secondo esordio in nerazzurro, abbattendo il Siena. In 16 presenze segna 9 gol, sei dei quali nelle ultime sei giornate che trascinano con forza inaudita l’Inter in Champions League. Il mondo del calcio sembra essere ai suoi piedi: partecipa da titolare alla Copa America di quella estate e porta il Brasile alla vittoria con 5 reti nella competizione, compresi quelli in semifinale ed in finale. E’ qui che Adriano, per tutti, diventa l’Imperatore. Il tempo di festeggiare e poi il dramma che si rivelerà fatale per la sua carriera. A spiegarlo è Zanetti, capitano di quell’Inter: “Ricevemmo una chiamata dal Brasile, gli dissero che il papà era morto. Lui scoppiò in un pianto dopo aver cominciato a gridare e dopo aver scagliato il telefono. Mi preoccupai di lui, volevo sempre sapere cosa avrebbe fatto dopo gli allenamenti. Ma nulla fu come prima da quel maledetto giorno. Assieme a Moratti e Cordoba tentai di salvarlo dalla depressione, ma gli sforzi furono vani: non riuscirò mai a dimenticarmi questi attimi”.

Prima di crollare però l’Imperatore dà segnali di rivalsa, anzi, effettivamente per qualche periodo non si rilevano segnali preoccupanti in questo senso: Adriano segna ancora ed incanta San Siro, l’unica differenza sta nella sua esultanza, che sarà una dedica al padre scomparso. Segna in Champions League, segna il gol che in Italia, grazie a Fabio Caressa, lo consacra anche come l’Incredibile Hulk: coast to coast come solo i migliori sanno fare e poi botta sotto al sette. Un marchio di fabbrica ed un gol che entrerà per sempre nella storia.

Nel 2005 si consacra il miglior realizzatore ed il miglior giocatore della Confederations Cup vinta dal suo Brasile e vince anche la classifica marcatori dell’IFFHS. Il 2006 invece è l’inizio della fine. Il crollo di un Imperatore, come la storia insegna, è la logica conseguenza del passare degli anni. Vizi, troppi vizi, come lui stesso ammetterà: alcool e fumo i principali. Con Mancini non riuscirà mai a convincere del tutto e nonostante i primi titoli, il suo futuro si tinge dei colori del San Paolo per sei mesi. Al suo ritorno trova Mourinho sulla panchina nerazzurra, ritrovando a sua volta la maglia da titolare e qualche gol pesante. Poi però il tracollo mentale: scappa in Brasile senza dare tracce di sé. E’ la fine della storia d’amore tra lui e l’Inter.

Adeus, Imperador: Adriano e la fine della carriera tra Flamengo e l’illusione romana

Annuncia il suo ritorno al Flamengo e nella stagione 2009 torna ad essere un calciatore decisivo: con 19 reti vince il titolo di capocannoniere del campionato e vince il trofeo con la maglia rossonera. Esperienza che gli permette di vivere l’ultima illusione: torna in Italia, alla Roma, per dimostrare qualcosa più a sé stesso che ad altri. E fallisce dopo appena 5 presenze in campionato. A marzo il suo contratto viene risolto consensualmente e la carriera si spegne tra Corinthians, ancora Flamengo, Atletico Paranaense e Miami United. La somma di queste esperienze porta una decina di presenze e 2 gol in circa 5 anni.

Per i tifosi nerazzurri, leggendo la storia dell’Imperatore, non rimane altro che passarsi una mano sopra il cuore, ringraziarlo e perdonarlo per ciò che non è stato. Un ragazzo troppo fragile, che vinse contro tutti meno che contro sé stesso.

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