13 Ottobre 2016

Ranocchia: “Nazionale? Non è un’ossessione. Ho scritto a Montolivo quando…”

Il difensore nerazzurro ha parlato della sua carriera prima di Milano, della Nazionale e del suo futuro
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L’intervista che Andrea Ranocchia ha rilasciato al Corriere della Sera continua con un salto nel passato, dalla B alla serie A, fino alla Nazionale.

QUI LA PRIMA PARTE DELL’INTERVISTA DI RANOCCHIA

Ecco le parole del difensore:

LA CARRIERA: “Sono retrocesso dalla B alla C con l’Arezzo di Conte. Ho iniziato a giocare negli anni del nonnismo pesante in spogliatoio, mentre ora è quasi sparito. Persecutori? Carrozzieri, Abbruscato e Mirko Conte nell’Arezzo, avevo 17 anni e come se non bastasse andavamo a giocare in campi terribili: l’Arezzo era la squadra più a nord del girone. Poi ho vinto un campionato di serie B col Bari, sempre di Conte. Ho giocato in nazionale. Ho vinto una Coppa Italia con l’Inter, nel 2011. Sono stato indagato per scommesse e sono stato assolto. Sono stato capitano dell’Inter”. 

MONTOLIVO E REAZIONI: “A Ricky ho scritto subito dopo l’infortunio e i messaggi di quelli che gli auguravano il peggio. Ha avuto una reazione da uomo, d’altronde è il capitano del Milan, ma anche da uomo intelligente. Io ho partecipato a una campagna contro il cyberbullismo, perché penso a tutti i ragazzi che non hanno la forza di reagire. Una soluzione non ce l’ho. Posso solo parlare per me, e dire che sono arrivato al punto che non è più un problema. 

L’ESORDIO CON VENTURA: “Ho esordito a San Siro con il Bari nel 2009 contro la squadra che avrebbe fatto il triplete. Ma quel giorno a Mourinho facemmo venire un gran mal di testa. C’era Ventura… Uno dei miei due padri calcistici insieme a Conte. Hanno la stessa idea di calcio e identico modo di preparare le partite. Il calcio di Conte però è più meccanico, quello di Ventura più ragionato, è più da ragionare per chi lo gioca. Ma sono facili entrambi”.

NAZIONALE:  “Ci penso, ma non è un’ossessione. È una possibilità”. 

IL FUTURO: Vorrei che tante persone mi prendessero da esempio. Non solo e non tanto per i successi, i gol, i salvataggi, i tackle. Ma per quello che ho fatto nel calcio dal punto di vista della voglia di reagire, di non farsi abbattere. E vorrei che l’esempio servisse anche a chi fa altri lavori. Futuro? Positivo, ovviamente”.