17 Gennaio 2024

Due cose che l’Inter deve fare per NON cadere nella trappola di Allegri

È tutto molto semplice

Massimiliano Allegri, head coach of Juventus Fc during the Serie A match between Juventus Fc and As Roma.

Le ennesime dichiarazioni di Massimiliano Allegri sull’Inter stanno facendo gongolare, e non poco, i tifosi juventini. Legittimo, perché si sentono rappresentati dal proprio allenatore che non lesina impliciti messaggi di sfida ai loro rivali più grandi.

Cominciamo col dire una cosa: togliamoci per un attimo i panni da tifosi interisti. La mossa dialettica del tecnico toscano è stata sicuramente pensata e da un punto di vista retorico non è niente male. Si inserisce in una strategia comunicativa perseguita ormai da mesi e cavalca il sentimento del popolo bianconero. E non è neppure un’accusa vera e propria, visto che Allegri si può nascondere dietro l’innocente proverbio. Se però svestiamo anche i panni dell’innocenza e ci rimettiamo per un attimo quelli da interisti, l’aspetto distonico è che la predica arrivi dal pulpito peggiore possibile.

La sensazione forte è che il duello fra Inter e Juventus per lo scudetto sia destinato ad andare avanti fino a maggio. La certezza, invece, è che fino a quando le due squadre saranno in lotta, il copione che ieri sera si è arricchito dell’ennesimo capitolo non avrà fine. Il botta e risposta sarà sistematico e infinito. Quello che vogliamo proporre, però, è un invito al mondo Inter e anche a quei tifosi che stanno cadendo nella trappola. Come? Snervandosi eccessivamente per le parole di Allegri e prendendolo sul serio.

Inter: due cose da fare per non cadere nella trappola

Fino a questo momento, la strategia comunicativa dell’Inter è stata chiara. Se da una parte c’è Allegri che in ogni conferenza stampa parla dei nerazzurri, dall’altra Simone Inzaghi si guarda bene dal rispondergli e dal nominare la Juventus, se non per annoverarla fra le candidate forti allo scudetto.

Chi sta rappresentando di più i nerazzurri in questa lotta verbale è invece Giuseppe Marotta, che insieme a Francesco Acerbi ha riportato un po’ di sana realtà in questo mondo sempre più distorto e paradossale, nel quale la Juventus è povera cenerentola che vincendo lo scudetto farebbe un autentico miracolo. L’amministratore delegato gioca allo stesso gioco di Allegri, esasperando i concetti e definendo addirittura la Juventus “favorita” per il titolo, in virtù del vantaggio (enorme) di non giocare le coppe. Il difensore, invece, ha snocciolato qualche numero per ricordare a tutti come la squadra della famiglia Elkann rimanga quella che, oltre ad avere il monte ingaggi più alto della Serie A, ha speso di più in Italia negli ultimi anni per distacco.

E veniamo alle due cose:

  1. L’Inter deve tenere a mente che Allegri non crede minimamente a quello che dice. Inutile infervorarsi per le sciocchezze che spesso il toscano pronuncia, fa parte di una strategia orientata a far saltare i nervi all’avversario. I nerazzurri devono essere bravi a guardare dietro la maschera e ritrovarci un allenatore che è il più pagato in Italia, con la squadra più ricca d’Italia, che è secondo in classifica e brama un tricolore vinto ai danni della squadra più detestata da lui e dai suoi sodali. Anzi, il fatto che Allegri parli di Inter da agosto (quest’anno lo ha fatto più lui di Inzaghi, probabilmente) è un segnale da cogliere. Il toscano si è convinto, incoraggiato e sostenuto da larga parte di stampa, di essere più furbo degli altri. Marotta, Ausilio, Inzaghi e i calciatori devono essere semplicemente più furbi di lui, e non ci vuole un master, con tutto il rispetto per l’allenatore bianconero. Il gioco a cui sta giocando è chiarissimo: Allegri non è il Mourinho dei bei tempi, quello sì capace di mandarti al manicomio.
  2. L’Inter deve ricordarsi una cosa importante, certificata dagli episodi: Allegri è dialetticamente brillante fino a quando vince. L’allenatore della Juventus che oggi si presenta spavaldo davanti alle telecamere e che in conferenza stampa dice di non commentare l’operato degli arbitri è lo stesso che, al chiuso degli spogliatoi, viene eliminato in Coppa Italia dall’Inter e insulta i dirigenti nerazzurri, facendo l’oracolo (con scarsi risultati, per la verità) e pronosticando con aria un po’ piagnucolona: “Tanto arrivate sesti!“. Ed è lo stesso che, qualche settimana fa, dopo Genoa-Juventus ha insultato la terna arbitrale poco prima di mostrare l’aria da (finto) signore davanti a giornalisti e televisioni. Ecco, fare uscire fuori questo lato di Allegri “è molto semplice” (cit.): basta batterlo sul campo. E mandarci lui, al manicomio, insieme a chi oggi gongola. Juventini dichiarati (tanti) e non (tantissimi).