19 Luglio 2020

OCCHI SULL’AVVERSARIO – Guida alla Roma: la prima stagione di Fonseca, i problemi societari e i risultati alla ripresa

Nella prima stagione del tecnico portoghese, i giallorossi sembrano essersi assicurati un piazzamento europeo in linea con le possibilità della rosa

L’Inter di Antonio Conte è pronta a tornare in campo per proseguire la propria striscia vincente e mettere pressione alla Juventus capolista, che potrebbe arrivare allo scontro diretto di lunedì contro la Lazio con soli tre punti di vantaggio sul secondo posto e con il rischio di riaprire clamorosamente il campionato in caso di mancata vittoria.

Prima di fare calcoli, però, i nerazzurri dovranno confermare quanto di buono visto nelle ultime partite e superare l’ostacolo rappresentato dalla Roma, tornata a vincere diverse partite di fila dopo una ripresa post-covid che la ha vista affrontare non poche difficoltà.

I PROBLEMI SOCIETARI

Prima ancora di quei risultati, a creare difficoltà all’interno dell’ambiente romano (tradizionalmente abituato a vivere di caos e psicodrammi interni) c’è stata anche la fine delle trattative tra Pallotta e Friedkin per la cessione della società, un affare che sembrava in dirittura d’arrivo ma che è saltato all’improvviso a causa delle ripercussioni economiche causate dallo scoppio dell’epidemia. La società giallorossa si è trovata dunque a dover tornare a lavorare sul club – in un periodo complesso e inedito come quello che stiamo vivendo – con una prospettiva che potrebbe dover tornare ad essere di medio/lungo termine, in un momento in cui tutto sembrava pronto per un imminente passaggio di consegne.

Un’operazione già di per sè non da poco, ma che lo diventa ancora di più in un contesto che vede la gestione Pallotta oggetto di una contestazione dei tifosi che ormai è diventata quasi perenne, specialmente dopo la fine disastrosa del progetto Monchi. All’imprenditore americano i tifosi della Roma hanno sempre criticato (a torto o a ragione) una mancata volontà di investire nella squadra per costruire un progetto vincente e stabile nel lungo termine, accusandolo di possedere il club solo per portare avanti una politica di player trading e arricchirsi incassando i dividendi delle numerose cessioni importanti compiute negli ultimi anni.

E se la mancata cessione aveva già contribuito a creare confusione e frustrazione all’interno della tifoseria, a rincarare la dose ci ha pensato l’ormai ex direttore sportivo Gianluca Petrachi, arrivato ai ferri corti con la società e poi sollevato dal proprio incarico dopo neanche un anno dal suo inizio ufficiale, per una situazione che è stata accolta dai tifosi romanisti come l’ennesima dimostrazione dell’incompetenza e della mancanza di progettualità che vige all’interno della società. Un’accusa, stavolta, difficilmente confutabile dai fatti: il d.s. infatti, prima di essere ufficialmente assunto, era stato cercato fortemente, tanto da creare non pochi problemi anche con la sua ex squadra, il Torino, che lo ha accusato di aver cominciato a lavorare per i giallorossi già da prima della fine della sua esperienza in granata (secondo alcune voci, la società addirittura sospetterebbe di lui per una presunta sparizione dell’intero database di scouting del club).

UN BILANCIO DEL PRIMO ANNO DI FONSECA

Senza contare, poi, che era stato proprio Petrachi a scegliere di affidare la panchina della squadra a Paulo Fonseca, sul quale spetta ora l’onere di portare avanti il progetto tecnico della squadra senza il direttore sportivo che lo aveva scelto e con una società che potrebbe smettere di essere tale non appena si presenti una nuova offerta in linea con le richieste di Pallotta. Una situazione che difficilmente il tecnico portoghese aveva previsto quando, lo scorso giugno, si apprestava a cominciare la sua prima avventura in uno dei cinque maggiori campionati europei dopo i successi ottenuti in Portogallo e in Ucraina.

Da allora, in ogni caso, Fonseca ha sempre proseguito per la propria strada, cercando di infondere alla sua Roma (schierata solitamente con un 4-2-3-1 di partenza) i principi di un gioco di posizione che punta sulla circolazione del pallone e sull’ampiezza per trovare dietro la linea del pressing avversario la superiorità numerica necessaria per creare occasioni da gol e impensierire la difesa avversaria. Dopo una prima fase di ambientazione, il tecnico è riuscito a trovare la giusta quadratura e a far esprimere la Roma all’altezza delle sue possibilità, riuscendo così a imporsi con un gioco spesso bollato come inadeguato in un contesto, quello italiano, a cui piace dipingersi tatticamente avanzato, pragmatico e inadatto a quelli che vengono maliziosamente etichettati come “allenatori filosofi” o “giochisti”. In realtà, il maggiore ostacolo per il tecnico giallorosso è stata l’infinita sfilza di infortuni che ha ancora una volta colpito la sua squadra, costringendolo a riarrangiare continuamente il proprio undici titolare e a trovare soluzioni creative alle lacune lasciate dall’infermeria (su tutte, ad esempio, l’esperimento riuscito con Mancini mediano).

In definitiva, al suo primo anno in Italia Fonseca si è confermato come un allenatore assolutamente all’altezza del contesto, riuscendo, tra infortuni e problemi societari, a portare a casa a scanso di incredibili sorprese un piazzamento valido per la qualificazione alla prossima Europa League. E alla luce di quanto detto finora e del valore effettivo della rosa a disposizione, pretendere qualcosa in più del momentaneo quinto posto occupato dai giallorossi sarebbe quantomeno un’esagerazione.

I RISULTATI DOPO LO STOP

Nel primo impegno in campionato dopo lo stop la Roma ha superato per 2-1 la Sampdoria dell’ex Ranieri, riuscendo a portare a casa tre punti importanti in una partita che però non ha dato segnali buoni quanto il risultato potrebbe lasciare intendere. I giallorossi hanno infatti messo in mostra una brutta prestazione, sollevatasi solo nel finale di partita grazie alla doppietta di Dzeko che ha permesso agli uomini di Fonseca di rimontare il vantaggio iniziale blucerchiato. E se il debutto in questa Serie A post-covid non ha trasmesso segnali troppo positivi, gli impegni successivi non hanno fatto altro che confermare questa impressione negativa. Nelle tre gare contro Milan, Udinese e Napoli sono arrivate infatti altrettante sconfitte, con i giallorossi che si sono mostrati in evidente difficoltà sia fisica che mentale, non riuscendo a imporre il proprio gioco sulle avversarie e lasciando intravedere il rischio di un finale di stagione sulla stessa falsa riga che avrebbe messo a rischio un piazzamento europeo fino a quel momento ampiamente alla portata.

Ancora una volta dunque, Paulo Fonseca ha dovuto fare di necessità virtu, riorganizzando la squadra in modo da far fronte alle difficoltà e alla pessima condizione fisica mostrate in queste prime quattro partite, scegliendo di passare ad un 3-4-2-1 meno ambizioso sul piano del gioco ma più adeguato alle caratteristiche dei giocatori chiave su cui ha potuto fare affidamento in questo periodo, soprattutto alla luce della condizione non ottimale del resto della squadra. Dopo l’adozione di questo modulo, la Roma ha quindi risollevato la china vincendo le partite disputate da lì in poi contro Parma (2-1), Brescia (3-0) e Hellas Verona (2-1). C’è dunque da aspettarsi che il tecnico portoghese riproponga questa soluzione anche nel match di questa sera contro l’Inter, con le due squadre che scenderebbero quindi in campo con una distribuzione sostanzialmente speculare per una partita che potrebbe giocarsi molto sui duelli individuali e sulla condizione fisica, un punto ancora più determinante del solito alla luce dei ritmi serrati che il campionato è stato costretto ad adottare nel momento del suo ritorno.

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