5 Giugno 2020

ESCLUSIVA – Alle origini del Matador. Gli ex tecnici del Danubio: “Dieci minuti per convincerci” “Inter? L’ideale: l’età non conta”

Gustavo Dalto e Dardo Perez, storici allenatori della cantera uruguaiana del Danubio, descrivono gli inizi dell'attaccante ai microfoni di Passioneinter.com: "Andrà dove sa di potersi trovare bene, e l'Italia già la conosce"

Quale futuro per Edinson Cavani? Difficile, quasi impossibile dirlo oggi con certezza. Quel che è certo è che, in fila fuori dalla porta del fratello-agente Walter Guglielmone, c’è anche l’Inter. Le parole di Ausilio di qualche giorno fa infatti, soltanto all’apparenza potevano sembrare di chiusura verso il suo possibile arrivo. Da un lato il ds nerazzurro ha doverosamente citato gli attaccanti presenti attualmente in rosa, che dovranno difendere la maglia della Beneamata per quel che resta da giocare della stagione. Dall’altro però ha anche detto chiaramente che Cavani a parametro zero, è un’occasione d’oro.

Tutto ancora da decidere dunque, tanto che dalla Francia rimbalzano voci di un possibile dettaglio contrattuale che potrebbe fare la differenza a favore della proposta del Biscione.

Ma quanto può dare ancora al calcio un giocatore come Cavani? La redazione di Passioneinter.com lo ha chiesto in una intervista esclusiva ai primi due allenatori avuti da Edi nelle giovanili del Danubio, Gustavo Dalto e Dardo Perez, le due storiche figure di riferimento per la cantera per eccellenza del calcio uruguagio, che lo hanno visionato e scelto in men che non si dica.

Edinson Cavani, el Botija

Nel lontano gennaio 2004 si presenta al campo d’allenamento del Danubio un diciassettenne che giocava nelle giovanili del Salto. Ad accompagnarlo l’allora ben più famoso fratello Walter Guglielmone, nuovo acquisto della prima squadra di Montevideo. “Il solito raccomandato”, pensa qualcuno. Viene chiamato El Botija, termine con il quale si indicano i bambini, per via del suo fisico magro. “Ricordo molto bene il giorno in cui lo facemmo firmare” – esordisce Dalto – “. Venne per fare un provino dopo che me lo raccomandò un amico. Arrivai al giorno della prova senza sapere che fosse il fratello di Guglielmone, lo appresi soltanto in un secondo momento, quando ci trovammo a parlare di lui. Gli dissi che non immaginavo che il suo stato di forma fosse così perfetto già al giorno della prova. Al termine del provino, lo facemmo firmare immediatamente”.

Nel libro di Romain Molina, “Cavani – El Matador”, si può leggere nel dettaglio il racconto di quel giorno: gli bastarono 10 minuti per fare doppietta e sentire esclamare ad un dirigente a bordo campo (Raul Bentancur): “Quel ragazzo resta qui”. “E’ vero” – conferma Dalto – “quando arrivò aveva già un fisico molto buono. Era magro, alto, potente e ben strutturato. Tutte qualità che personalmente mi piacevano e cercavo in modo particolare per l’attacco. Lo notammo subito con il mio staff”.

“Si notavano fin dai primissimi allenamenti” – aggiunge l’inseparabile Dardo Perez“la sua personalità, la sua capacità di ascoltare, la voglia di imparare e la velocità con la quale lo faceva. Bentancur era il coordinatore delle giovanili, dopo la partita parlammo con lui e noi dello staff avevamo già le idee molto chiare”. Al suo arrivo il ruolo non era ancora ben chiaro e definito come lo è oggi: “Arrivò per provare come numero 9. Da quel giorno lo abbiamo sempre schierato in quella posizione, credo che abbiamo fatto bene, no?” – conclude Dalto.

Origine di un campione: “Ogni allenamento come una finale del Mondiale”

Al primo anno al Danubio Cavani mette subito a segno 7 gol. Dardo Perez lo ricorda così: “Si distingueva dagli altri per la grande capacità fisica ed atletica. Poi per i continui, incessanti movimenti nel reparto avanzato alla ricerca della via per il gol”.

Ma quello che attirava di più l’attenzione del tecnico Dalto era altro. Il vero motivo, secondo lui, per cui ha fatto fruttare il suo talento arrivando al successo in ogni club nel quale ha giocato: “Affrontava gli allenamenti, ogni singolo giorno come se si trovasse nella finale dei Mondiali. Andava a mille all’ora ogni sessione, davvero. Già da allora aveva una serietà ed una professionalità enormi. Vedendo questo capii che con il tempo sicuramente sarebbero arrivati i risultati. E infatti ha trionfato ovunque”. E sì che, dopo il primo approccio, dovette aspettare ben 6 mesi prima di poter entrare nel club: “Abbiamo avuto anche alcuni problemi burocratici che lo hanno costretto a stare fermo per sei mesi senza poter giocare. Si è affermato subito nell’Under 17 e poi nell’Under 19 a suon di gol, si è messo in mostra nel Torneo di Viareggio e dopo poco tempo il Palermo lo ha portato in Italia”

Ritorno in Italia? “L’età non conta per lui”

Ed ora, quale club attende Edinson? “Bella domanda!” – controbatte Dalto con ironia – “Penso che deciderà in base a dove possa sentirsi meglio: sarà questo a fare la differenza. L’Italia già la conosce, ci è stato molto bene, sarebbe una grande opportunità per lui, l’Inter poi è una squadra molto grande, l’ideale. Allo stesso tempo so dell’Atletico Madrid che lo segue da tanto tempo”.

“Potrei non essere obiettivo. Proverò ad esserlo” – si sforza Perez – “: diciamo che credo che Edi possa giocare titolare di qualsiasi club al mondo ed essere determinante in qualsiasi campionato, anche oggi”. 

Una cosa è certa comunque secondo Dalto, a 33 anni non ci saranno grosse sorprese: “Io ce lo vedo in Italia e Spagna, in Inghilterra proprio no. Anche se sicuramente lui potrebbe giocare e fare la differenza in qualsiasi campionato del mondo. Ha molta esperienza. Il fisico a volte lo ha un po’ rallentato ultimamente, però ha sempre dimostrato la sua professionalità, fisicamente non ha più problemi, è sano e pronto”.

Anche per un club come l’Inter? “A Milano sarebbe ancora protagonista ed un punto di riferimento. L’età non è un ostacolo per lui” – conclude Perez“perché una delle qualità di Edi è la continua incessante crescita. E’ un professionista dentro e fuori dal campo”. Dalto se lo immagina al fianco di Lautaro Martinez e Lukaku, dando un consiglio a Conte: “Sono entrambi grandi giocatori, ce lo vedrei bene con entrambi. Di certo secondo me bisogno di una spalla al suo fianco per rendere al meglio, come con Suarez in Nazionale. Con lui ha formato una coppia che ha portato grandi risultati”.

La redazione di Passioneinter.com ringrazia Gustavo Dalto e Dardo Perez per la disponibilità.

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