7 Aprile 2020

ESCLUSIVA – Castellazzi: “Handanovic può giocare fino a 40 anni. Futuro? Mi piacciono Radu e Musso. Su Palacio portiere…”

L'ex portiere nerazzurro ha risposto in esclusiva alle domande di Passioneinter.com nella diretta di Instagram

Nel nuovo appuntamento di questo pomeriggio con la diretta Instagram di Passioneinter.com, in esclusiva Luca Castellazzi ha risposto con grande disponibilità alle domande del responsabile editoriale Lorenzo Polimanti e dei numerosissimi tifosi che in tempo reale hanno espresso nei commenti le loro curiosità. L’ex portiere nerazzurro ha raccontato le varie esperienze vissute nel corso della propria carriera, con tanti aneddoti su allenatori e compagni incontrati negli anni.

CORONAVIRUS – “Periodo difficile, si sta a casa e si seguono le regole che tutti dobbiamo rispettare. E’ un periodo difficile per tutti, speriamo in un miglioramento nei prossimi giorni per tornare alla vita normale. Rimanere a casa è difficile, ma è la soluzione migliore”.

SQUADRE IN CARRIERA – “Avendo giocato in tante squadre ho tantissimi ricordi, esperienze di vita che mi hanno fatto crescere. E’ normale che ricordo Brescia perché ho esordito, la Sampdoria perché ho giocato cinque anni e ricordo l’Inter che è stato l’apice della mia carriera. Mi ha permesso di confrontarmi con tanti campioni e vincere dei trofei, successo in un momento in cui l’Inter era al top. C’erano campioni di ogni livello, ma son sempre affezionato a tutte le squadre”.

COLLEZIONE MAGLIE – “Quando giocavo tenevo più che altro le mie, per ricordare ogni annata. Con gli avversari la scambiavo raramente, se non con amici. Non sono mai stato collezionista di maglia di altre squadre, ma ho la maglia di Baggio dell’ultimo anno, è stato un onore tenerla e farla autografare. Poi ho quella di Zanetti dell’ultima partita. Quella settimana quando abbiamo saputo che Pupi avrebbe smesso di giocare, passava giorni a firmare le maglie di tutti. Questi sono i ricordi dei campioni che tengo nella mia bacheca”.

INTER – “Sono arrivato nell’estate del 2010 e c’era un entusiasmo contagioso, anche nei giorni del ritiro. Poi c’erano stati i Mondiali e molti top ancora non c’erano. Ma c’erano migliaia di tifosi che ci aspettavano a fine allenamento, venivo dalla Sampdoria ed era per me tutto nuovo. Non pensavo ci fosse così tanta differenza, arrivi proprio in un altro pianeta. E’ stato l’inizio di quattro anni di grandi soddisfazioni. Abbiamo vinto tre trofei, sono soddisfazioni che rimarranno indelebili nella mia carriera”.

BENITEZ – “Chiunque fosse venuto dopo Mourinho avrebbe trovato delle difficoltà. I calciatori avevano dato tutto nell’anno precedente, ripartire sugli stessi livelli sarebbe stato complicato. Quando è andato via aveva comunque i risultati dalla sua parte. Evidentemente non c’è mai stato feeling con dirigenza o ambiente, ma a gennaio eravamo comunque a ridosso delle prime. C’erano stati tanti infortunati, forse quello non l’ha aiutato a creare lo stesso ambiente di Mourinho. E’ durata troppo poco la sua esperienza per poterlo giudicare. Poi è arrivato Leonardo, abbiamo vinto la Coppa Italia e ci siamo giocati lo scudetto fino alla fine”.

ESORDIO – “Da titolare contro il Tottenham, l’esordio è stato contro il Werder Brema in Champions a partita in corso. In campionato ero entrato invece contro il Genoa. E’ stata una bellissima esperienza da calciatore. Esordio da titolare dell’Inter, in casa di un Tottenham che era una grande squadra. Peccato per la sconfitta, inevitabile che c’era un po’ di emozione, per un calciatore è la consacrazione di una carriera. Ho preso tre gol, ma la mia parte l’ho fatta, ho cercato di fare il massimo. Di grosse colpe sui gol non credo di averle avute. C’erano stati tanti cross, ero stato impegnato su tante uscite più che su parate. I gol sono stati su episodi. E’ stato un ricordo che tengo stretto.”

PALACIO PORTIERE – “Come se l’è cavata? Mi hanno detto bene, io purtroppo ero in ambulanza dopo l’infortunio alla spalla. Avevamo finito le sostituzioni, ha fatto pure una parata e mi ha chiesto di regalargli i guanti. Quella è la sera che ricordo con più tristezza, avevo già subito l’infortunio all’altra spalla e sapevo cosa significava. Rodrigo è stato bravo, ci vuole sempre un calciatore in grado di saper far fronte a queste situazioni. Oggi nonostante l’età è un gran calciatore, è uno che dà tutto in campo, ha una dinamicità esemplare. Poi ha un’intelligenza calcistica incredibile, fa sempre la scelta giusta, è un punto di riferimento per i giovani”.

SECONDO PORTIERE – “E’ un ruolo difficile, sai in partenza che non giocherai, ma ti devi allenare come se dovessi giocare. Prima il portiere veniva espulso più spesso e mi è capitato di dover sostituire Julio Cesar per rigori causati. La vivevo come se fossi titolare, per farmi trovare pronto all’occasione. L’approccio mentale e fisico lo percepivo in settimana e se capitava l’occasione la domenica eri pronto. Penso che è un modo di lavorare che paga”.

PADELLI – “Daniele è capitato in partite ad alta tensione dove la posta in palio era elevata e le avversarie di grande livello. Ha giocato contro le squadre più in forma, è capitato in partite dall’alto valore tecnico ed emotivo. Non giocava da un po’, le critiche sono state troppo feroci e bisogna capire le variabili che ti mettono di fronte un momento del genere. Anche sostituire Handanovic non è facile, la gente si aspetta il massimo. Si sono create pressioni ingiuste nei suoi confronti, qualche sbavatura va concessa. Di positivo è che ha continuato a giocare e ha fatto due partite molto buone in Europa League, è stato anche determinante. Ci fa capire che con la continuità si cresce, se avesse continuato a giocare avrebbe fatto bene. E’ un ottimo secondo e l’Inter con lui è tranquillissima”.

HANDANOVIC – “Sicurezza assoluta, mi piace come gestisce il ruolo. Il portiere è cambiato, gli viene chiesto di partecipare in maniera attiva alla costruzione della manovra. Il calcio di adesso impone che il portiere partecipi molto, anche per avere superiorità numerica. E’ un’evoluzione molto importante e radicale, ci sono tantissime squadre che lo fanno. Ma c’è un lavoro dietro, devi avere grossa personalità e questa è la forza di Handanovic. Sa parare ed ha una sicurezza che mi ha sorpresa, ho visto quanto è cresciuto negli anni, una crescita e una freddezza imbarazzante, ha sempre la scelta giusta ed ha una visione chiara del gioco. L’età passa per tutti, ma fino a 40 anni può giocare, è un professionista da 10, il primo ad arrivare e l’ultimo andar via. Dal punto di vista fisico è una macchina da guerra”.

ZENGA – “Eravamo la coppia del Padova, lui il titolare a 36 anni, io ero invece un ragazzino. Quando ho firmato il contratto siamo stati tutto il giorno insieme, io ero abituato a vederlo in tv. Tutto il giorno insieme a Zenga sembrava un premio per me, sono cresciuto vedendo Zenga. Lui era a fine carriera, non aveva più quella gran voglia. Ed è stata la mia fortuna perché a novembre è andato negli Stati Uniti e da lì in poi ho avuto modo di giocare ed esordire in Serie B”.

CLASSIFICA PORTIERI INTER – “Zenga l’ho visto a fine carriera, ma nei cuori nerazzurri è l’emblema. Ancora adesso lo incontri allo stadio, è rimasto fedelissimo ai colori nerazzurri, è un Hall of Fame. Julio e Handanovic hanno lasciato tantissimo, sono entrati nella storia dell’Inter grazie alle loro prestazioni. Portieri e caratteri completamente diversi, uno testone e l’altro giocherellone. Tanto di cappello a loro per le rispettive carriere. A Samir auguro di continuare così, è il punto di riferimento anche del futuro. Trofeo? Quello lo meriterebbe per tutto il bene che ha fatto, sia per lui che per la squadra, sarebbe una consacrazione a quanto di buono fatto nella sua carriera”.

GIOVANI PORTIERI – “Uno che mi piace? Faccio due nomi: Radu e Musso. Radu a me piaceva negli anni che ha fatto al Genoa e la scelta del Genoa mi ha sorpreso, era sempre stato tra i migliori, in porta è difficile da superare. Un profilo che può essere preso in considerazione per il futuro, sia dall’Inter che da altri club. Musso mi ha sorpreso molto, non lo conoscevo ed ho visto quanto è migliorato negli ultimi anni. Penso che quest’anno è stata una delle sorprese. Ma ci sono anche gli italiani, Audero che è molto bravo capitato in una situazione complicata alla Sampdoria. C’è anche Cragno che ha avuto problemi fisici. Portieri che possono sbocciare ce ne sono tanti, bisogna dargli la fiducia di giocare. L’importante è giocare, ti aiuta a crescere sia sotto il profilo tecnico che morale, tutto serve a farti crescere”.

AVVERSARI – “Giocatore più forte? Ne ho incontrati tanti forti che mi hanno fatto gol. Milito da attaccante mi ha punito tante volte in allenamento all’Inter e qualche volta anche nei derby genovesi. Un cecchino infallibile, tra i giocatori che sbagliava meno davanti al portiere, gli bastava una palla per punirti. Dal dischetto credo Del Piero fosse quello più difficile da intuire, ti guardava fino alla fine. Anche Eto’o era bravo in questo senso, ma per fortuna me li calciava solo in allenamento”.

FUTURO – “Avendo smesso nel 2016 ho già fatto un paio di cose. Due anni di team manager al Torino, ho imparato un lavoro. Adesso alleno i portieri in un centro federale territoriale, ho già iniziato ad andare sul campo, è un progetto interessante sperando che questi ragazzi possano essere i calciatori del futuro. Mi divido tra il campo e ruoli più da tv, sono stato anche chiamato a collaborare con Inter TV per le partite di Europa League, collaboro con Sportitalia per il campionato Primavera. Sono coinvolto sia sul campo che con le cuffie da fuori a guardare”.

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