28 Dicembre 2020

Bergomi: “Questa Inter con un Matthäus vincerebbe lo scudetto. Conte un valore aggiunto, ma vive male le sconfitte”

L'ex difensore nerazzurro ha poi ricordato il senso di appartenenza per questa maglia
bergomi inter

Intervistato questa mattina sulle pagine de La Gazzetta dello Sport, Beppe Bergomi ha risposto al confronto tra l’ex tecnico Trapattoni e l’attuale allenatore dell’Inter Antonio Conte. L’ex difensore nerazzurro, che con il Trap vinse lo scudetto della stagione 1988/89, ha cercato di trovare delle analogie tra quella formazione composta da grandi campioni e quella di oggi che sta lottando ampiamente per lo scudetto. Per Bergomi non ci sono dubbi: con un fuoriclasse dal calibro di Matthäus in squadra, il primo posto diverrebbe un obiettivo alla portata. Le sue parole:

Beppe Bergomi, capitano dell’Inter dei record: regge il paragone tra la sua squadra e questa?
“Si fa sempre fatica a paragonare squadre di epoche diverse. Nella mia c’erano tanti nazionali italiani e per costruire una mentalità vincente furono aggiunti campioni come Brehme e Matthäus. Ecco, ci fosse uno come Lothar non avrei dubbi: l’Inter arriverebbe prima”.

Quale era il segreto di quel gruppo mitico?
“La compattezza, un’unione eccezionale che ci portò a vincere contro tante rivali fortissime, dal Napoli al Milan. Anche allora come oggi l’Inter non era partita benissimo. La critica stava massacrando Trap e un giorno una delegazione di giocatori italiani — io, Zenga, Baresi, Matteoli e Ferri — andammo a bussare alla sua porta. Gli dicemmo solo ‘Siamo con lei’ e lui si commosse. Gli scese una lacrimuccia: fu un momento bellissimo e quel gruppo si unì ancora di più”.

Trapattoni, in fondo, è un papà anche per Conte: vede analogie tra i tecnici ex Juve?
“Sono molto diversi, anche perché la professione di allenatore è cambiata davvero tanto. Trap sapeva motivare parecchio, ma aveva anche la capacità di allentare la presa. Viveva la sconfitta in maniera diversa rispetto a Conte, che è un grandissimo allenatore ma in quei momenti, per carattere, va un po’ in difficoltà”.

Ma secondo lei ha definitivamente raddrizzato la rotta dopo un inizio difficile, proprio come fece Trap allora?
“Conte è il valore aggiunto di quest’Inter: non ha la rosa più forte della A ma, con tutte le difficoltà del caso, sta costruendo una squadra solida che ha tutto per arrivare in fondo al campionato. Lo capisco quando prova a combattere contro la negatività che a volte si respira nell’ambiente: a modo suo, vuole solo che tutti remino dalla stessa parte. Noi eravamo più pronti e coperti in tutte le caselle: fu più facile risalire la corrente”.

Chi fu l’uomo decisivo?
“Oltre ai tedeschi, dico Matteoli. Mi diceva ‘Beppe, passami la palla anche se sono marcato…’: era uno sfogo eccezionale per noi difensori. Allora prese il posto di Beppe Baresi e in quel momento sterzò la stagione. Fu un cambio di uomo, mentre questa volta è stato decisivo un cambio del modulo: quando Brozovic ha preso il posto da regista in uno schieramento senza il trequartista la squadra è andata molto meglio”.

Oggi come allora fuori dall’Europa a dicembre: un vantaggio per il campionato?
“Se ripenso all’eliminazione col Bayern mi girano ancora… Quella è una ferita aperta per come perdemmo. Ai tempi non fu un vantaggio uscire dalle Coppe perché si giocavano molte meno partite in Europa. Stavolta concentrarsi su un solo obiettivo può aiutare”.

Lei si rivede più in un difensore italiano di talento subito titolare come Bastoni o in chi indossa la sua fascia come Handanovic?
“Ho recentemente detto a Ferri che oggi io e lui saremmo dei nani… I difensori sono ormai molto più alti e Bastoni ne è un esempio: interpreta il ruolo in maniera moderna, ma noi eravamo molto più marcatori. Di capitan Handanovic mi sono piaciute le ultime dichiarazioni: non ha cercato scuse, come fa un vero leader”.

Cosa possono imparare gli aspiranti campioni di oggi da voi, campioni anni ‘80?
“Il senso di appartenenza, l’amore infinito per la maglia. Se capiranno i valori dell’Inter, il suo Dna che è diverso da tutti gli altri — non migliore o peggiore, ma diverso –, possono spostare le montagne e giocarsela contro tutto e tutti. E a quel punto lo scudetto sarà una conseguenza”.

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