18 Dicembre 2020

Berni: “Mi manca l’Inter, c’era un clima bellissimo. Lukaku molto umile, Conte un comandante. Eriksen? Ecco cosa non va”

L'ex portiere nerazzurro racconta la splendida atmosfera che si viveva nello spogliatoio

Non può che mancare la presenza di un calciatore come Tommaso Berni all’interno dello spogliatoio dell’Inter. Nonostante avesse collezionato più espulsioni dalla panchina che presenze nelle ultime stagioni, l’ex terzo portiere nerazzurro era il primo sostenitore della squadra, uomo indispensabile anche per mantenere un certo equilibrio all’interno dello spogliatoio. E dell’atmosfera che si respirava insieme ai compagni ad Appiano Gentile, Berni ne ha parlato nell’intervista sulle pagine de IlPosticipo, raccontando anche le sfumature dei vari allenatori incrociati nelle ultime stagioni.

ADDIO DALL’INTER – “È stato un anno molto strano e particolare per tutti: nonostante questo per me è stato bellissimo. Il 3 marzo è nata la mia prima figlia ed è stato fantastico. Sto facendo il papà a tempo pieno, mi sto godendo questo momento insieme alla mia piccina. Sono felice, sto davvero molto bene”.

ALLENATORI – “I miei primi anni all’Inter non sono stati facili. Quando ci sono un passaggio di proprietà e una rivoluzione a livello societario serve tempo per costruire qualcosa di solido e concreto. Ogni giocatore che è passato e ogni allenatore che ha lavorato per l’Inter ha dato e ha lasciato qualcosa, nel bene e nel male, a seconda dei risultati ottenuti”.

PIOLI – “Ho un gran rapporto col mister Pioli: siamo riusciti a mantenerlo nel tempo. Pioli e Conte sono due allenatori molto preparati con grande carisma. Hanno ottenuto grandi risultati e sono convinto che faranno bene. La loro carriera poi è stata sempre un crescendo. È un bellissimo scontro, un bel derby”.

SPALLETTI – “Caso Icardi? Secondo me ogni situazione, sia positiva che negativa, non va attribuita ad un singolo episodio. I due anni col mister Luciano sono stati fondamentali: è arrivato il primo comandante che è riuscito a guidare la squadra. I risultati in campo si sono visti: sono arrivati passando per momenti di grande difficoltà. Siamo tornati in Champions dopo tanti anni, una competizione che per l’Inter deve essere la normalità”.

DE BOER – “Non è facile arrivare in una nazione e cercare di imporre le proprie idee e il proprio modo di giocare. De Boer ha carisma e grandissima esperienza, poi è una persona che conta nel mondo del calcio. Quando arrivi in Italia devi imparare una nuova lingua e devi confrontarti con un calcio completamente diverso: non è facile. Da noi non si aspetta tanto tempo, è difficile costruire perché bisogna fare subito risultati”.

ERIKSEN – “Se sta vivendo lo stesso problema? Secondo me sì. Lo scorso anno ho vissuto lo spogliatoio insieme a Christian e posso affermare che per qualità umane e calcistiche è un top player. Serve un po’ di pazienza. Il suo valore non si discute, anche se logicamente non si può aspettare nessuno in eterno. Non è la prima volta che giocatori importanti arrivano in Italia da campionati stranieri, non fanno bene, poi quando li mandiamo via esplodono  all’estero. Se gli verrà data la possibilità di esprimersi, Eriksen sicuramente saprà ripagare tutti quanti”.

LUKAKU – “Ho conosciuto un ragazzo di un’umiltà incredibile. Poi Romelu è uno sportivo allucinante, una bestia. Io non sono piccolino, anzi peso parecchio, di fronte a lui mi sono sentito un ragazzino. Ha uno strapotere fisico incredibile, qualità tecniche pazzesche. La sua dote più grande è l’umiltà. Si mette a disposizione, accetta le critiche e vuole migliorarsi sempre. Avevo legato tanto con lui e con tutto lo spogliatoio: l’anno scorso c’era un bellissimo clima. Mi mancano i ragazzi, buttarmi per terra, fare fatica in allenamento”.

SCORSA STAGIONE – “Se pensavamo di poter vincere? Quando arrivi all’Inter devi avere l’obiettivo di vincere. L’anno scorso ci siamo andati vicino: peccato, era nelle nostre potenzialità però questo è il bello del calcio. L’Inter in questi anni ha messo basi solidissime per tornare ai vertici e sono convinto che presto vincerà. C’è stato un cambio di direzione importante da qualche anno e i risultati si cominciano ad intravedere. Poi la scorsa annata è stata incredibile, molto dispendiosa soprattutto per un club come l’Inter con tanti nazionali che non sono riusciti a recuperare”.

CONTE – “Se è stato vicino a lasciare l’Inter? Io non ho la televisione in casa da quattro anni, leggo pochissimo i giornali e ho sempre cercato di non cadere nei tranelli che la stampa a volte crea. Personalmente ho sempre creduto che sarebbe rimasto. Conte è un comandante, un allenatore che non abbandona i propri giocatori, ero convinto della sua permanenza. Cosa è successo realmente o cosa potrà accadere non lo so, bisogna parlare con la società.

FUORI DALL’EUROPA – “Ho creduto che la squadra potesse farcela: per l’ennesima volta c’era l’opportunità di centrare l’obiettivo all’ultima partita. Pensavo che prima o poi la palla sarebbe entrata contro lo Shakhtar. Purtroppo non è stato così e mi è dispiaciuto. L’eliminazione non è stata una cosa positiva, ma bisogna andare avanti e consapevoli che ci sono le possibilità per fare una grande stagione. Due competizioni sono alla portata: mi auguro che l’Inter possa vincerle. Tante squadre possono ambire allo scudetto: il percorso non è facile per nessuno ed è lunghissimo”.

ESPULSIONI – “Mi sono sempre allenato come se dovessi giocare ogni domenica. Sapevo quale era la mia posizione, ho sempre avuto davanti portieri di livello internazionale all’Inter. Uno su tutti Handanovic, tra i più forti d’Europa: purtroppo gli è mancato alzare qualche trofeo, se ci fosse riuscito sarebbe stato elogiato di più. Quando sei fuori e non giochi sei più libero di testa, poi dalla panchina vivi la partita a mille. Ho cercato di dare il mio contributo con l’atteggiamento, cercando di trasmettere questa passione ai miei compagni. A volte sono stato eccessivo e ho dovuto pagare pegno. Se ti fai buttare fuori in maniera stupida bisogna fare un regalo alla squadra: io ne ho fatti un paio, ma non dico cosa, resta tra di noi”.

IL FAMOSO CIUFFO D’ERBA – “Quando c’era Mancini all’Inter ci allenavamo nella ‘gabbia’: era un campo con porte regolamentari, tutto recintato, ci giocavamo mini tornei e partite super veloci, dove ti diverti come un matto e fai tanta fatica.  Una volta per prendere fiato ho scherzato col mister: si era staccata una zolla, me la sono messa in testa e a Mancini che stava per fischiare ho detto di aspettare perché mi stavano crescendo i capelli. Ci fu una risata generale. Poi mi hanno fatto una foto negli spogliatoi, l’hanno messa sui social ed è finita ovunque. Io sono nato a Firenze e da piccolo tifavo per la Fiorentina, però sono stato un grande professionista. Ogni volta che indossavo una maglia nuova diventava la mia seconda pelle: è stato così anche all’Inter”.

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