18 Giugno 2012

EDITORIALE – Il biscotto italiano, così poco noto negli altri paesi

Siamo ormai agli sgoccioli, presto si conosceranno le sorti della nostra nazionale, impegnata a scacciare i cattivi ricordi del passato e le cattive abitudini di un popolo spesso chiamato all’imbroglio sportivo. Non voglio per questo dire che i cattivi sono tutti italiani, ma se il termine “fare il biscotto” è così intraducibile all’estero, forse un motivo ci sarà.

PRODOTTO DI PASTICCERIA AMARA – In questi giorni di scongiuri e interviste all’estero, gli spagnoli sono passati da un sentimento di offesa, “non è nel nostro DNA fare queste cose”, allo stare al gioco, cercando di individuare un termine che si avvicinasse al nostro biscotto, individuandolo con “pasteleo” pasticcetto. Noi di passioneinter.com abbiamo oggi fornito l‘origine tutta sportiva di questo termine, grazie al frizzante articolo di Lorenzo, mostrando come non solo il calcio sia stato travolto da questi scandali nel corso della storia. Tutto è nato appunto nell’ippica, e via via si è trascinato nella boxe, fino ad arrivare al calcio.  C’è però in tutto questo un minimo comune denominatore che fa quantomeno rabbrividire. Non è un caso infatti che il primo esempio di “biscottata” si sia registrata nell’ippica, lo sport che, per eccellenza, è nato insieme al gioco d’azzardo. Grandissimo è il giro di liquidità intorno alle corse ippiche, con scommesse di ogni sorta, che vanno dal cavallo vincente a quello che sicuramente è perdente. Movimenti che hanno così portato al declassamento della sportività a vantaggio del guadagno facile. Il passo successivo è stato quello dell’ingresso dei biscotti della fortuna nella boxe, dove basta un finto ko, per decidere un titolo assicurando però anche al perdente una forte dose di popolarità. Infine ecco che la sete di guadagno è entrata, come ben sanno i tifosi italiani, nel mondo del calcio. Fa sorridere, per non piangere, ritrovarsi a temere la realizzazione di un imbroglio che è lo stesso capitano della nostra nazionale ad aver dipinto come giustificabile, con la sua dichiarazione ormai celeberrima “meglio due feriti che un morto”.

CORSI E RICORSI STORICI – Ci troviamo così, nell’anniversario della disfatta Coreana imputabile al fischietto ecuadoriano Moreno,  ad affrontare l’Irlanda del Trap, che sulla panchina della nazionale il biscotto lo ha subito agli Europei del 2004, con un 2-2 tra Svezia e Danimarca che lascia davvero l’amaro in bocca, soprattutto alla luce di eloquenti immagini che valgono un’inchiesta mai arrivata fino in fondo.

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IL BUE CHE DA DEL CORNUTO ALL’ASINO – I presupposti con cui ci presentiamo alla gara decisiva per il futuro del nostro Europeo non sono dei migliori. Parole forti sono arrivate dalla stampa estera e dai calciatori coinvolti. Srna, giocatore croato, ha rimandato la patata bollente, o per meglio dire biscotto bollente, a Buffon, individuato come vero esperto di questi argomenti. Ancor più forte è stata la risposta odierna della stampa spagnola con il titolo di Marca “Tranquilla Italia, non siamo rancorosi”. Il richiamo alla voglia di vincere è chiaro come il rimando alla scorrettezza dipinta come una seconda maglia sulla pelle degli italiani. Da italiano però una cosa mi sento di dirla a tutti coloro che parlano di noi soltanto come ladri e imbroglioni. Le forti esclamazioni della stampa spagnola richiamano molto il detto popolare del “bue che da del cornuto all’asino”: a quanto pare infatti, sono già state dimenticate le immagini della partita che ha condannato il Villareal alla retrocessione.

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Le immagini sembrano ancor più lampanti di quelle dell’Europeo del 2004, a testimonianza del fatto che l’italianissimo “biscotto” non è così sconosciuto oltre i Pirenei. Forse si preferisce dimenticare per cercare di lasciare intatto il proprio DNA di vincenti, un polimero di cui ha bisogno anche l’Italia, per evitare di far la figura dei cioccolatai, rimanendo in ambito culinario, trovandoci eliminati a causa della nostra incapacità di vincere contro l’Irlanda.