27 Gennaio 2014

EDITORIALE – Quando la palla pesa troppo

di Giorgio Crico.

Vedendo l’Inter giocare domenica, risultava evidente come, col passare dei minuti, la sfera tra i piedi dei giocatori sembrasse pesare ogni momento di più. Certo, il silenzio assordante dei tifosi sugli spalti non allentava certo la tensione (che protestassero contro arbitri, società o qualunque altra cosa non ha importanza, resta solo l’aria spettrale che si respirava a San Siro), come lo stesso Mazzarri non ha mancato di far notare nel post partita, ma la squadra, come anche nelle altre esibizioni dall’inizio di gennaio a questa parte, è apparsa impaurita, bloccata, intimorita persino dalla sua ombra. Undici uomini che quasi non sapevano a che santo votarsi per capire dove mettere quel dannato pallone, a chi darlo, se tirare o no o magari cercare un passaggio filtrante.

I difensori che procedevano in orizzontale tra di loro per la paura di perdere palla sulle verticalizzazioni, centrocampisti confusi e poco dinamici incapaci di aprire il gioco come avrebbe voluto il mister, esterni imprecisi nei cross, attaccanti costantemente in affanno nei loro disperati tentativi di proteggere il possesso spalle alla porta. Tutto ciò significa una cosa sola: la metamorfosi da inizio anno, quando l’Inter stupiva soprattutto per grinta e voglia di “mangiare il campo” è ormai definitivamente completa. Per giunta proprio adesso che l’Inter dovrà vedersela in trasferta con Juventus, Fiorentina e Roma (d’accordo, in mezzo c’è anche il Sassuolo in casa ma sappiamo tutti che questo ciclo di fuoco rischia di portare pochissimi punti, visti gli attuali stati di forma delle prossime rivali).

E ancora ha ragione Mazzarri: la mancanza continuativa di risultati ha depotenziato psicologicamente ancor prima che tecnicamente un ambiente che, sulle ali dell’entusiasmo dovute al brillante avvio di stagione, sembrava potesse fare assai meglio di quanto la classifica attuale non dica. Insomma, adesso c’è un’Inter alla disperata ricerca di sé stessa che ha pochissimi giorni per fare delle migliorie alla rosa ma che, soprattutto, ha poco a poco perso anche quell’identità che il tecnico ex Napoli ci ha messo un’estate intera a inculcare nei giocatori. Perché Walter Mazzarri avrà tanti difetti ma le sue compagini si sono sempre distinte per la voglia di fare risultato, la caparbietà con la quale non concedevano mezzo centimetro agli avversari e la tigna tipica di coloro che giocano 90′ ogni domenica come se non avessero nulla da perdere. La Beneamata ha iniziato così ma già non risponde più a questo identikit e, dunque, siamo tornati alla situazione di partenza: la piazza mugugna (per usare un eufemismo) e la palla scotta.

La verità, triste ma oggettiva, è che sembra mancare un leader non solo nello spogliatoio ma soprattutto in campo, qualcuno che sia capace di prendere per mano i compagni e dimostrare agli altri con una giocata decisiva (assist o gol che sia) che quell’aggeggio sferico che va preso a pedate non deve far paura ma solo essere spinto all’interno dei pali che stanno dalla parte opposta del campo. Per dirla alla juventina, manca un top player.

In realtà uno ci sarebbe già ma Rodrigo Palacio ha fatto già anche troppo non solo in termini numerici ma anche spettacolari (taconazo su tutto). Purtroppo non ci sono alternative al Trenza per quanto riguarda la personalità e il vigore mentale in quest’incarnazione dell’Inter. Le possibilità che un trascinatore simile dal mercato, peraltro, sono anch’esse prossime allo zero assoluto.

Allora l’unica possibilità che questa prima metà del 2014 può regalarci è la crescita esponenziale di qualcuno dei giocatori in questo senso: che dal letame che i media e anche alcuni tifosi (dispiace, ma va detto) stanno tirando addosso alla squadra nasca imprevedibilmente un nuovo leader, un condottiero indomito che possa dimostrare nuovamente ai compagni cos’è l’Inter e come deve essere.

Ognuno ha in mente il suo candidato personale per tale ruolo: un Kovacic finalmente esploso, un Alvarez di nuovo devastante come nelle prime cinque o sei giornate, un Milito con rinnovata brillantezza atletica incredibilmente di nuovo ai livelli del Triplete, un Taider formato campione, un Campagnaro di dimensioni Mondiali. Chiunque fosse andrebbe bene, verrebbe da dire. Basta che salti fuori.