7 Gennaio 2013

EDITORIALE – Stessi punti di un anno fa, stesso valore?

Di Aldo Macchi.

Si è chiuso il girone d’andata nel modo peggiore possibile: con una netta sconfitta per 3-0, contro una squadra che ha dimostrato di non esserci superiore ma di avere semplicemente i giusti ritmi tra i reparti. Dopo tempo immemore si è rivisto titolare in campionato Jonathan, specchio di una panchina che dire corta è dir poco. La squadra ha retto per una buona porzione di partita, salvo poi affondare mostrando il fianco alle incursioni di giocatori non fenomenali ma inquadrati. Nessuno guardando Basta avrà pensato al nuovo pallone d’oro, ma sapere che il suo corrispettivo in rosa è il terzino brasiliano sopra citato fa venire i brividi.

LA GRANDE PROVINCIALE – Questo deve far riflettere, non tanto la dirigenza soltanto, bensì anche i tifosi che invocano l’acquisto di campioni da Inter, di fenomeni che diano la svolta a questa squadra. Eppure la chiave sta nel dimenticare i tempi in cui la grande squadra aveva il portafoglio più ampio e cominciare a credere che ora la grande squadra è quella che sa sfruttare al meglio il proprio portafoglio, andando a comprare non i nomi ma i giocatori che rispondono a determinate caratteristiche. Tutti i fanta-allenatori, ma anche i giocatori di calcio virtuale, sanno che è troppo facile vincere con “Messi – Cristiano Ronaldo- Falcao”, che il bello e il difficile è farlo con giocatori che non prendono lo spazio delle copertine ma ogni domenica sono lì con delle prestazioni continuamente positive. Mai come oggi ad avere importanza deve quindi essere la squadra e non il singolo, si deve cercare di dare identità alla formazione che Stramaccioni ha in mente e per questo il ruolo della società deve essere quello di assecondare le richieste di un allenatore che non ha mai chiesto nomi, ma “giocatori funzionali al progetto”. E’ troppo facile lodare la Fiorentina o la Lazio per il loro mercato, insultando Branca, quando poi all’acquisto di giocatori dello stesso valore si dice che si comprano giocatori mediocri: la realtà odierna è quella di assenza di grandi squadre dal punto di vista economico, ma tante squadre che possono essere grandi attraverso il loro gioco.

ADDIO DENARO BENTORNATO LAVORO QUOTIDIANO – Gli ingaggi insostenibili stanno sempre più spostando i grandi campioni in altri campionati, lasciando in Italia squadre che devono fare di necessità virtù. Questo porta con sè sì il crollo della qualità del campionato, anche se è tutto da dimostrare, ma anche l’aumento dell‘importanza del lavoro quotidiano degli allenatori, senza dimenticare quello del settore giovanile, chiamato a creare i campioni del futuro. In tutto questo ancora sono troppi quelli che rimpiangono i bei tempi dove vincere era facile, perchè sembra che Inter sia sinonimo di vittoria assicurata. Io invece apprezzo la fatica nel cercare la propria dimensione, ovviamente con la rabbia che contraddistingue il tifoso che vorrebbe evitare le sconfitte e la delusione nel vedere alcuni acquisti sbagliati. Ma tutto questo è parte del gioco, è il fattore rischio di questo nuovo panorama dove è l’effetto sorpresa a colpire. I nuovi protagonisti delle grandi non sono quindi più i campioni, ma gli osservatori, i direttori sportivi, gli allenatori e i preparatori. Loro sono chiamati a costruire le big di domani.

STESSI PUNTI MA DIVERSA SQUADRA – Questo è il motivo per cui lo stesso numero di punti di questa Inter, con quella di un anno fa targata “Gasperini-Ranieri” non deve far rabbrividire i tifosi, ma dare coraggio. Perchè in estate sono partiti elementi fino a un anno fa fondamentali, un altro, Sneijder, non ha praticamente giocato e il modulo è totalmente stato rivoluzionato. Per questa ragione la classifica deve avere una chiave di lettura molteplice: la consapevolezza che così non basta e che la vetta dista 9 punti, ma nello stesso tempo che questi ragazzi, criticati, definiti da Eccellenza da alcuni tifosi, hanno fatto gli stessi punti dello squadrone con grossi nomi che hanno portato l’Inter sul tetto del mondo. Riflettiamo dunque e analizziamo il significato di tutto questo, un anno dopo i punti sono gli stessi, la squadra è cambiata e ha ottenuto lo stesso obiettivi insperati. Ora con l’aggiustamento predicato da Moratti potremmo invertire la rotta, magari ottenere anche qualche soddisfazione europea, a patto che, non mi scorderò mai di dirlo, si smetta di osannare l’ambiente dopo una vittoria e sputarci sopra dopo una sconfitta.