9 Novembre 2011

Il preoccupante “silenzio dei nemici”

L’invidia per i successi altrui si sa, è tarlo che rode l’animo umano dalla notte dei tempi senza fare molta distinzione di genere, cultura, estrazione sociale e così via. Che questo antipatico sentimento sia presente anche nel mondo dello sport, poi, non è certo una gran scoperta. Dietro i motti del tipo ?L’importante è partecipare? e le parole più ricche si speranza che di effettività come ?Fair Play? o ?Sportività? si nascondono spesso e volentieri l’amarezza e la frustrazione dei secondi nei confronti di chi ha assaggiato il dolce sidro della vittoria.

Non c’è dunque da stupirsi che proprio il sentimento dell’invidia porti chi ne è colpito a cercare spasmodicamente scuse e motivazioni volte a sminuire i risultati ottenuti da chi si è ?piazzato avanti?, e spesso e volentieri nel compiere questa opera di delegittimazione vengono addotte ragioni pretestuose se non al limite del risibile.

I tifosi nerazzurri ad esempio ricorderanno bene come soprattutto dopo il famigerato triplete del 2010 gli avversari calcistici di una vita si potessero a quel punto facilmente suddividere in tre categorie: la prima e più esigua  era composta dagli sportivi, coloro i quali anche a denti stretti ammettevano la grandezza dell’impresa posta in essere dall’Inter e in casi molto rari addirittura ammiravano e si congratulavano della splendida cavalcata di cui era stata protagonista l’armata di Mourinho. Mosche bianche dunque che erano disposte a mettere da parte anni di rivalità sportiva per lasciar spazio al giusto riconoscimento a una stagione e a una squadra ?epica?, senza se e senza ma.

La seconda categoria era invece quella degli onnipresenti (e spesso finti) indifferenti, quelli cioè che un po’ per indole, un po’ per necessità sembrano non poter essere turbati da nessun avvenimento che gli capiti intorno, e pur di non riconoscere i meriti altrui preferiscono ripararsi dietro un inamovibile parete di ?chissenefrega? e ?a me degli altri non interessa nulla?. Che poi si tratti dei soggetti che in assoluto rodono dentro più di chiunque altro è fatto abbastanza evidente, motivo per cui questa categoria di tifosi sconsolati è quella che riesce peggio nel suo intento: vorrebbero più di ogni altra cosa al mondo evitare di dare soddisfazione alla controparte, eppure col loro tiratissimo aplomb da gufi che hanno miseramente fallito nella loro opera di iattura non fanno che arrecare godimento assoluto a chi si è appena ripreso da una sbornia di vittorie e gioie, e che nel loro sguardo basso e torvo legge con grande piacere un autentico ribollire di rabbia mista a delusione e frustrazione.

Infine come terza e ultima categoria ci stavano loro, che mi verrebbe da definirli come i pasdaran del tifo, tutti quei tifosi cioè che lungi dal possedere un minimo di spirito critico e sportivo non ammetteranno mai per nessuna ragione al mondo i meriti degli avversari, ma anzi a fronte dell’evidenza continueranno comunque ad aggrapparsi alle motivazioni più disparate e assurde per ridimensionare e delegittimare le gesta di chiunque non sia nelle loro grazie.

E proprio con riferimento al Grande Slam messo in atto dall’Inter di Mourinho, in molti appartenenti a quest?ultima categoria di tifosi avversari ancora oggi si ostinano a ricercare appigli per sminuire tale impresa, mai riuscita a nessun altro club in Italia e a pochissimi altri in Europa, e le argomentazioni su per giù sono sempre le stesse: l’Inter avrebbe vinto grazie ai favori arbitrali (anche e soprattutto in Champions League) e in ogni caso, in nome di un patriottismo a orologeria, nessun interista avrebbe dovuto festeggiare più di tanto in quanto si sa all’Inter c’erano all’epoca e ci sono sempre stati pochi giocatori italiani.

Indubbiamente trattasi con ogni evidenza di argomenti pretestuosi e facilmente confutabili, ai quali di volta in volta, di discussione in discussione, se ne aggiungono altri dei più fantasiosi ed elaborati, che non fanno altro che sottolineare un senso di generale antisportività e poca obiettività riscontrabile in buona parte del tifoso medio italiano.

Eppure, ritornando alla stagione in corso, proprio dall’atteggiamento (per quanto spesso e volentieri molto poco oggettivo e al limite dell’integralismo sportivo) delle tifoserie avversarie si può cogliere un altro punto di vista dal quale tastare il polso dell’attuale situazione della squadra nerazzurra. Oggi che le cose in casa Inter non vanno per il verso giusto, la ?macchina del fango? in versione calcistica sembra essersi d?un tratto bloccata e i suoi effetti quasi del tutto scemati. Di dichiarazioni di odio profondo per i colori nerazzurri quasi si inizia a sentirne la mancanza, e addirittura nessuno più imputa all’Inter vittorie ?rubate? grazie a favori degli arbitri ottenuti grazie a fantomatiche telefonate ai direttori di gara e designatori vari da parte di Moratti & co. , goffo tentativo quest?ultimo di ribaltamento della realtà storica che vedeva in tali ?faccende affaccendati? ben altri protagonisti legati ad altri colori sociali. Al massimo si scorge un certo strisciante compiacimento tra le linee nemiche a partire dal frequentatore del Bar Sport fino ad arrivare all’opinionista di turno della trasmissione sportiva in onda a livello nazionale per l’attuale disgraziato periodo che stanno attraversando i nerazzurri soprattutto in Italia.

Calma quasi piatta dunque. Una calma che però è forse indicativa del fatto che l’Inter ha smesso di far quella paura matta che fino a qualche mese fa incuteva indistintamente a tutte le avversarie e ai loro rispettivi sostenitori. Forse quasi nessuno più ci teme, in pochi credono in una resurrezione nerazzurra e in diversi invece tra i nostri rivali di sempre già pregustano un ritorno dell’Inter agli anni terribili in cui non si vinceva mai. Può dunque questa tregua armata popolar-mediatica di veleni e calunnie ai danni dell’Inter essere considerata come ulteriore sintomo e al tempo stesso conseguenza della tanto paventata fine di un ciclo vincente che starebbe investendo il club nerazzurro?

Forse. Però chi ha il cuore nerazzurro, ed è abituato a soffrire e a sentirne di tutti i colori dalle barricate nemiche ma al contempo pure ad essere paziente, glielo lascia credere e nel frattempo approfitta di questo momento non proprio eccellente della Beneamata quantomeno per far riposare un po’ le proprie orecchie, tartassate negli ultimi anni dalle ignominie più varie e insensate dei gufi più irriducibili, aspettando che ancora una volta, puntualmente, torni più forte di prima quel fastidioso e al contempo esaltante ?rumore dei nemici?.