25 Marzo 2015

FOCUS – Arrivederci alla prossima stagione…o forse no?

Guarin si dispera, Shaqiri corre (verso la prossima stagione). Due immagini che rappresentano l’annata 2014-15 a tinte più nere che azzurre dell’Inter di Thohir. Sì, queste immagini sanno di resa, sono immagini che ci saremmo augurati di vedere magari a maggio o addirittura di non vedere proprio, immagini che non lasciano spazio a interpretazioni: la stagione dell’Inter è finita. O forse no. Di certo c’è che la Beneamata è fuori dalla Tim Cup, fuori dall’Europa League e fuori dalla lotta per un grande piazzamento in Serie A. E ci ritroviamo a marzo ad osannare il sesto posto, come se questo raddrizzasse l’ennesima stagione storta in corso Vittorio Emanuele. E’ fuori discussione che la matematica ancora non ci condanna, visto che ci sono 30 punti in palio da qui alla fine del campionato, ma inseguire il minimo piazzamento utile per entrare nell’Europa che conta di meno è un bel po’ triste, se si pensa che l’anno zero doveva essere prima due anni fa, poi l’anno scorso, ora quest’anno. La parola d’ordine resta sempre la stessa: ricostruire. Sicuramente ci sono più certezze che in passato, vedi l’allenatore e alcuni grandi giocatori che fino a poco fa erano un miraggio, ma resta il fatto che siamo sempre lì, dove eravamo rimasti quando sulla panchina di San Siro si sedette Walter Mazzarri. Anzi, l’anno scorso, senza l’Europa League, eravamo stati capaci di centrare un quinto posto che non era male come trampolino di lancio per poi lentamente risalire la china. Quello che il tifoso nerazzurro aspettava era non di certo il piazzamento certo in Champions League, ma quanto meno fare parte della lotta per quel benedetto terzo posto senza dover tirare i remi in barca addirittura con due mesi di anticipo. Andava bene anche migliorare di poco il posizionamento del 2014 in Italia. Ma scendere ancora no. E fa male non solo per questo, ma anche per come lo si è fatto. Il mercato estivo non ha portato i suoi frutti e ha addirittura tagliato le gambe all’allenatore da cui bisognava ripartire. Difficile credere ai miracoli quando già i presupposti sono traballanti. E al di là dell’ondata di ottimismo portata quattro mesi fa dall’avvento di Mancini, nessuno ha mai creduto veramente che un’annata storta potesse raddrizzarsi più di tanto, nonostante i precedenti del tecnico jesino in nerazzurro e gli ottimi elementi arrivati alla Pinetina a gennaio. Ma se proprio vogliamo trovare il lato positivo di quando una stagione finisce con sessanta giorni d’anticipo, potremmo usare la parola programmazione. Saranno dieci giornate all’insegna del “vinciamole tutte e poi si vede“, saranno giornate in cui, molto probabilmente, non basterà vincere per agguantare il contentino finale. Perchè, come ben tutti sappiamo, l’Inter di quest’anno non ha saputo dimostrare di essere più forte delle sue stesse paure ed incertezze, quindi non si può avere la presunzione di sperare negli insuccessi delle altre, di tutte le altre. Ma dicevamo, appunto, programmazione. Programmazione è iniziare una stagione in anticipo, è sperimentare, è gettare le basi per le sfide del futuro. Non ci resta che fare questo: provare a tirare fuori il meglio da questo finale, doveroso soprattutto per un pubblico che meriterebbe ben altro, ma con un occhio, se non di più, alla prossima stagione. La rivoluzione apportata da Roberto Mancini in casa Inter non ha portato i suoi frutti e, pertanto, dovrà continuare. Perchè per stravolgere le cose bastano quattro mesi, ma per rimetterle in sesto no. Podolski, Shaqiri, Brozovic, inutile dire che i nomi altisonanti di gennaio lasciano ben sperare e danno un’idea di unità di intenti da parte di società e allenatore per quanto riguarda l’ambizione con cui la Beneamata dovrà affrontare l’anno prossimo. Ma gli stessi nomi, al di là del rendimento di questi primi mesi, stonano con altri elementi della rosa frutto delle scelte di un altro allenatore, di un’altra mentalità, di un’altra idea di calcio, di un altro appeal. Quindi, questi mesi serviranno anche per fare una scrematura una volta per tutte di giocatori che l’Inter del Triplete non avrebbe mai avuto in rosa. E scusateci se riproponiamo sempre quell’Inter vincente, ma è l’ultima che ci ha fatto gioire e che può darci l’idea della qualità dei giocatori di allora rispetto ad alcuni di adesso. Saranno mesi importanti per capire anche chi tra quei tremendi ragazzini di Vecchi avrà la personalità per vestire la maglia del Biscione l’anno prossimo. Ma soprattutto, saranno mesi per anticipare le rivali, per pianificare mentre le altre (beate loro) saranno impegnate a lottare per conquistare qualcosa sul campo. Roberto Mancini ha dalla sua quell’appeal di cui parlavamo sopra, ha la massima fiducia di una dirigenza ambiziosa, che ha capito di aver messo l’allenatore giusto al posto giusto, un allenatore che potrebbe ingolosire tanti bravi giocatori che nell’Inter attuale sarebbero oro colato. Si sa, l’interista non si accontenta mai nè tanto meno adesso avrebbe la possibilità di farlo, ma siamo sicuri che tutto il popolo nerazzurro è pronto a sostenere la Beneamata non tanto nei mesi che verranno, dove ci sarà ancora spazio per qualche prestazione indecente, quanto piuttosto dalla prossima stagione, ma solo se ci saranno i presupposti per fare bene e fare sì che nessuno si lasci illudere da grandi nomi ad agosto. Per il resto, per sempre, anche per i prossimi due mesi, nonostante non ci sia quasi più nulla in palio, forza Inter!   di Giuseppe Santangelo