30 Ottobre 2011

La nostalgia del “pane e salame”

Sarà che di questi tempi i risultati non sono quelli che avremmo immaginato neanche nel peggiore degli incubi, sarà che ci sentiamo un pò confusi di fronte a tante, troppe chiacchiere e poche gioie, fatto sta che, allargando un pò gli orizzonti, qualcosa che risollevi il morale bisogna pur trovarla. Era un lunedì, giorno di riposo conclamato anche per il più integralista dei calciofili, quando, facendo rapidamente zapping, mi ritrovo ad osservare l’ingresso in campo di Gubbio e Torino, protagoniste del posticipo di B. Una sfida dal pronostico pressocchè scontato con i granata proiettati verso la A e gli eugubini coinvolti in una crisi senza fine e con un allenatore nuovo chiamato ad un’impresa impossibile:non uno qualunque, Gigi Simoni. La telecamera indugia un attimo sull’ex tecnico dell’Inter, e di colpo riaffiorano i ricordi e anche un pizzico di nostalgia, pensando a momenti più felici di questo e alle tante emozioni che 13 anni fa abbiamo condiviso. Per la cronaca il Gubbio ha vinto la partita sovvertendo ogni previsione e col risultato che parla per il suo tecnico come un marchio di fabbrica:1-0, ossia prima non prenderle… LA PROVINCIA, SCUOLA DI VITA. Non si può certo dire che l’allenatore di Crevalcore abbia bruciato le tappe per arrivare in nerazzurro: Pisa, Genoa, Cosenza e Cremonese, sono solo alcune delle squadre che ha guidato dall’inizio della sua carriera, tanta provincia per farsi le ossa, girando l’Italia dal ’74 ad oggi, conoscendo realtà diverse con obiettivi e mete sempre nuovi, sfide da raccogliere ovunque ce ne fosse la possibilità. Già la provincia, maestra di vita, piccole oasi che ti fanno realizzare che il calciatore è  prima di tutto un uomo e che una squadra è soprattutto un gruppo fatto di uomini che perseguono un obiettivo comune. Gigi è partito dall’aspetto più umano di questo sport che ha imparato ad amare quando aveva un volto più ingenuo ma più sincero, quando le partite iniziavano tutte alla stessa ora e per seguirle bastava dotarsi di una radiolina, quando la Coppa Campioni veniva disputata da chi vinceva il suo campionato ,quando non esistevano la moviola e le chiacchiere si facevano al bar in piazza e non in tv. L’ARRIVO ALL’INTER  CON RONALDO. Nell estate del ’97 Moratti, all’inizio della sua carriera da presidente, sceglie Simoni, allora allenatore del Napoli, come nuova guida per la sua Inter. Il curriculum vitae del tecnico di Crevalcore è ricco di sostanza e pochi fronzoli, ma gli esteti storcono il naso di fronte alla fama da “catenacciaro” che si porta dietro da sempre. Il primo tifoso nerazzurro vuole un salto di qualità per la sua creatura e si regala il giocatore più talentuoso del momento: quel Ronaldo Luis Nazario da Lima, che vedrà brillare la sua stella come mai proprio in quella stagione. La società è affamata di successi e il nuovo tecnico aldilà del Fenomeno può contare su una rosa assolutamente meno attrezzata della Juventus di Lippi e di Moggi, che parte di granlunga coi favori del pronostico. Ma l’Inter vince, macina  punti su punti, a partire dall’esordio con il Brescia con la doppietta del pupillo di Moratti, Alvaro Recoba, ma non incontra il gusto di tanti filosofi del pallone pronti a criticare il gioco espresso dalla squadra, a loro dire, poco spettacolare. Quante volte in quegli anni si ripetevano i “vince ma non convince” o “quest’Inter non ha gioco” come fossero litanie senza fine. Intanto la banda Simoni accumulava punti e raggiungeva i vertici della classifica, facendo ritornare il sorriso sui volti dei suoi tifosi, complici i successi con i cugini e l’andata al Meazza contro la Juventus, mostrando al mondo le magie di Ronaldo e la forza di un gruppo stretto attorno ad un uomo solo: Gigi Simoni appunto. L’INCREDIBILE E’ DI SCENA A TORINO. A causa di due passi falsi con Bari e Brescia a cavallo tra il girone d’andata e quello di ritorno, l’Inter perde il primato a vantaggio della Juve,agevolata da decisioni arbitrali perlomeno discutibili, iniziando un duello entusiasmante fino allo scontro diretto: 26 Aprile 1998, stadio delle Alpi. Si decide tutto in novanta minuti ma a Torino succede l’impossibile: Ronaldo supera Iuliano che lo atterra: rigore solare non concesso e sul capovolgimento dell’azione massima punizione per i bianconeri. Nella mente di noi interisti non può che risuonare il garbato “si vergogni” rivolto da Simoni all’arbitro, con la solita classe,ma purtroppo sappiamo tutti com’è andata a finire… LA UEFA A PARIGI E  L’ADDIO . Tanti  flash-back sono vivi nella mente dei tifosi, ripercorrendo il cammino trionfale in Uefa: le magie di Ronaldo nel fango di Mosca, l’abbraccio di Taribo West a Simoni  dopo il gol-qualificazione a Gelsenkirchen, l’atmosfera irripetibile di quella notte parigina col Fenomeno a ubriacare Nesta coi suoi doppi passi e Zanetti a mettere il suo sigillo. L’anno successivo l’Inter non riuscirà a ripetersi da subito, nonostante il successo storico in Champions contro il Real griffato Roberto Baggio e dopo una vittoria interna seppur sofferta con la Salernitana viene esonerato durante la premiazione come migliore allenatore della stagione precedente, una decisione dettata dall’esigenza di esprimere un gioco più divertente e dalla convinzione che, con gli uomini a disposizione, si potesse ottenere di più. C’ERA UNA VOLTA IL CALCIO. Simoni ha pagato la sua estraneità al nuovo mondo del calcio, fatto di business e spettacolo e probabilmente non è stato mai considerato abbastanza “mediatico” per sentirsi a suo agio in una realtà di questo tipo: zero polemiche e dichiarazioni urlate, niente titoli in prima pagina e personalismi, solo tanto pallone, tanto lavoro coi ragazzi. Viene voglia di pensare a quanto ci manchi quel calcio “pane e salame”, niente fumo ma tanto arrosto e di questi tempi ce ne sarebbe davvero bisogno…