13 Marzo 2018

EDITORIALE – Perché Spalletti ha detto quelle cose dopo Inter-Napoli?

Torna il consueto editoriale del lunedì sera per voi affezionatissimi, stranamente ubicato di martedì per l'occasione ma le parole di Spalletti necessitavano di un ulteriore approfondimento. Ma a voi cosa è venuto in mente ascoltandolo?

Sarebbe bello poter parlare di calcio giocato dopo una sfida di altissimo livello qual è stata Inter-Napoli: forse è mancato qualcosa sul piano tecnico ma dal punto di vista tattico la partita è stata pazzesca, con entrambi gli schieramenti concentrati al massimo e pronti alla battaglia strategica all’ultimo sangue che in effetti è stata. Una situazione che sembrava poter pendere in favore dell’una o dell’altra squadra da un momento all’altro ma che – come spesso capita in questi casi – alla fine ha visto prevalere solo l’omeostasi.

Sarebbe bello, si diceva, parlare delle prestazioni incoraggianti di Brozović e Gagliardini, dei cenni di attività cerebrale mostrati da Candreva e Perišić, dell’ormai solito Škriniar in versione juggernaut inarrestabile e dell’inversione dei terzini che probabilmente non ha poi dato i risultati sperati.

E invece no, tocca parlare delle dichiarazioni di Spalletti che, a 48 ore di distanza, non hanno ancora smesso di far discutere i tifosi che, come sempre, si non spaccati a metà: se il contenuto è oggettivamente inattaccabile, in tanti contestano al tecnico nerazzurro tempi e modi delle sue esternazioni. Posto che spesso e volentieri le sue frasi sono state riportate in modo più sanguigno di quanto effettivamente non fosse, certamente non sono state una carezza – e l’averle ribadite in conferenza stampa ha sgombrato il campo da eventuali equivoci.

Ma quindi Big Luciano vuole deprimere i suoi giocatori, rinnegandoli e in qualche modo preparare il terreno di fronte a chi gli chiederà conto del fallimento nel caso in cui non si raggiungessero gli obiettivi preposti? La risposta è scontata: ovviamente no.

Inter-Napoli Skriniar Miranda

Il punto è che – a dieci partite dal termine di una stagione che sembrava potesse far sognare i tifosi più di quanto abbia poi effettivamente fatto (e forse è questo il problema. Anzi, senza forse) – ora è il momento in cui giocarsi il tutto per tutto, il punto dell’anno in cui o si va fino in fondo oppure si fallisce, magari pure clamorosamente e con ignominia. Luciano Spalletti è troppo esperto per non saperlo e dopo mesi di coccole, protezione del gruppo e assunzioni di responsabilità (che ci sono ancora tutte perché anche a margine di Inter-Napoli ha ribadito più volte che lui ha delle colpe se il gruppo non si esprime sempre come potrebbe) che non hanno sortito particolari risposte a livello caratteriale, ha deciso di cannoneggiare per primo i suoi ragazzi. Anzi, non ha cannoneggiato, siamo onesti, l’allenatore del Biscione ha semplicemente e scientemente deciso di dire la verità sulla rosa che ha avuto a disposizione e peraltro in relazione a una squadra avversaria oggettivamente più forte qual è il Napoli. O vogliamo negare la superiorità partenopea ignorando il divario cumulativo in classifica dell’ultimo lustro?

I giocatori così – e tanti di loro per l’ennesima volta nel corso delle ultime stagioni, vedremo se ora funzionerà – non hanno più alibi e saranno costretti a dimostrare veramente di che pasta siano fatti e dove vogliano arrivare. Il rischio è ovviamente destabilizzare l’ambiente e far brillare una volta per tutte le preoccupazioni che minano l’autostima dello spogliatoio ma Spalletti è così: o lo si segue o si esplode tutti insieme con lui.

L’aspetto probabilmente più preoccupante dell’intera faccenda non è tanto che l’uomo di Certaldo abbia deciso di sfruttare la sua extrema ratio, quanto piuttosto che l’abbia fatto a metà marzo perché tutto il resto non ha funzionato. Forse dovrebbe essere questo il vero spunto di riflessione, prima ancora che sull’opportunità o meno di rilasciare determinate dichiarazioni.

La risposta potrebbe essere francamente inquietante.

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