6 Novembre 2016

Focus – Nuovo allenatore, Vecchi(e) abitudini

La sconfitta contro il Southampton, parzialmente immeritata, ha contribuito a rimarcare i difetti congeniti a questa Inter, ai suoi tifosi e anche a chi cerca di analizzare la situazione, soffermandosi sugli aspetti sbagliati

L’unico aspetto positivo che ci si poteva aspettare dalla cacciata di de Boer, avvenuta a distanza ravvicinata dal cruciale erimpegno di Europa League, era una vittoria importante, che avrebbe rilanciato i nerazzurri nel girone e donato una carica di ottimismo ad un ambiente che ne ha quanto mai bisogno. Sul secondo aspetto non c’è nemmeno da stare troppo tranquilli, visto che anche la vittoria dell’andata sembrava poter essere uno spartiacque importante, ma le due sconfitte su tre contro Atalanta, Torino e Sampdoria hanno poi smentito l’ipotesi. La sconfitta maturata giovedì al St Mary’s Stadium in maniera sicuramente poco fortunata – e chissà che non si tratti di contrappasso per la vittoria in casa – non ha fatto altro che confermare per l’ennesima volta l’indole dell’Inter di questo e degli ultimi anni. Il tutto, in ogni caso, a prescindere dai discorsi tattici e dalla difesa di uno o dell’altro allenatore, tra i tanti che si sono succeduti al timone della Beneamata nelle ultime stagioni.

LA PARTITA – Il povero Vecchi, a cui non ci siamo sentiti di dare voto nelle pagelle di Southampton-Inter per via del poco tempo a sua disposizione e della situazione più che rocambolesca in cui si è ritrovato, ha giustamente evitato di stravolgere la squadra, dettando soltanto un paio di accortezze tattiche per provare a farla girare al meglio. Innanzitutto, si è affidato agli uomini di maggior talento, ossia Candreva e Perišić sulle fasce, Icardi in attacco e Banega in qualità di accentratore della manovra offensiva. Dei due esterni, soltanto Candreva ha pienamente ripagato la fiducia del tecnico, eccezion fatta per la rischiosa gomitata che gli è costata solo un’ammonizione. Perišić è invece apparso stralunato e spesso avulso dalla fase di attacco. Il capitano e centravanti dell’Inter ha fatto il suo dovere, siglando un’altra (pregevole) rete e provando, quantomeno, a dettare passaggi interessanti, che il suo connazionale Banega non sempre è riuscito a fornire. Il risultato, per il neo acquisto, è stato una gara nel complesso più che sufficiente, specialmente con un primo tempo molto pimpante, da migliore in campo. Il calo fisico del trequartista nerazzurro è stato poi fisiologico, se si pensa allo sforzo compiuto in fase di pressing, nella posizione che Vecchi gli ha assegnato, quasi da seconda punta, e al contemporaneo ribaltamento della partita da parte del Southampton. Il pareggio realizzato da Vand Dijk in tap in e il successivo autogol di Nagatomo hanno spento ogni velleità nella squadra e aumentato le certezze dei Saints, che hanno potuto gestire gli ultimi minuti e cercare di rallentare il ritmo.

Inter gol Icardi

CAPRI ESPIATORI – Dire che cosa non abbia funzionato è molto difficile, ma ci sono alcuni punti su cui vale la pena soffermarsi, a partire dal difendere bassi tanto voluto da Miranda, il quale è stato accontentato, ma non ha ricambiato con una delle sue ottime prestazioni, bensì con la seconda gara insufficiente dopo quella di Marassi, a dimostrazione che il problema del centrale brasiliano, ultimamente, sta nella mancanza di concentrazione o – peggio – di stimoli. Il suo compagno di reparto, giovedì sera, è stato Andrea Ranocchia, che ha invece disputato una partita da di livello discreto, confermando un trend positivo nelle ultime uscite (dopo la bella prestazione contro il Bologna e quella sufficiente contro lo Sparta Praga, nonostante la sciagurata espulsione). È inutile cercare costantemente il capro espiatorio e bersagliare il povero Andrea, soprattutto nelle occasioni in cui lui è il minore dei mali, dopo una gara in cui se l’è cavata in marcatura del gigantesco Van Dijk, che gli è sfuggito soltanto in due occasioni, ossia un colpo di testa parato da Handanović e la respinta per il gol dell’1-1, avvenuta sì in circostanze inusuali, ma su cui Ranocchia avrebbe dovuto farsi trovare più pronto. Di certo, non si possono imputare a lui le colpe della sconfitta: è troppo facile ricordare un parziale errore del difensore, scordandosi dei diversi interventi compiuti sugli avversari, a stroncare azioni pericolose, tra cui una bellissima scivolata in recupero su Jay Rodriguez. Lo stesso discorso vale per Banega, di cui si è parlato poco fa: diversi quotidiani e siti lo hanno bollato come insufficiente, nonostante il maggior numeri di tocchi di palla (84) per distacco rispetto agli altri compagni e la capacità di creare superiorità numerica dimostrata dall’argentino, l’unico insieme a Candreva a riuscire a saltare gli avversari in fase offensiva. Nel caso del talentuoso numero 19 ex Siviglia, il giudizio molto bacchettone di stampa e tifosi è probabilmente dovuto alle enormi ed esagerate aspettative nei suoi confronti, in quanto primo centrocampista con dei buoni piedi giunto a Milano dopo molto tempo, il che porta erroneamente a pensare che il trequartista interista debba risolvere le partite in solitaria, sovvertire gli schemi del calcio e passeggiare sugli avversari.

Nagatomo

NAGATOMO ET SIMILIA – In chiusura, una parentesi sul discorso Nagatomo: il giapponese può considerarsi sfortunato in occasione dell’autogol, ma soltanto parzialmente, perché la carambola che ha portato al 2-1 del Southampton è sì frutto del caso e di un rimbalzo stranissimo, ma il modo di affrontare un pallone che sta giungendo in area, durante una partita così importante, sul risultato di 1-1, non è certo quello mostrato dal samurai (giovedì sera, più che altro, kamikaze), che si è fatto sorprendere cercando un improbabile controllo di coscia, col corpo troppo esposto verso la porta e poca reattività. Insomma, un po’ come dare l’intera colpa alla sorte se i ladri ti entrano in casa quando lasci la porta aperta. E attenzione, perché questo non significa che le responsabilità siano tutte di Nagatomo: la colpa principale sta più in alto, laddove vengono allestite rose che non prevedano una coppia di terzini affidabili, con il solo Ansaldi accettabile per una grande squadra e, a sprazzi, D’Ambrosio, che non riesce mai a mantenere il suo status di titolare per più di qualche partita, vedasi la prestazione del St. Mary’s dopo diverse gare in naftalina. A sua stessa detta, non è più l’Inter dei fenomeni, e la colpa è soltanto di una gestione sempre più scellerata della società, cui – si spera – verrà messa fine con una scelta saggia dell’allenatore e soprattutto di un dirigente accentratore, che possa prendere in mano la situazione, assumersi delle responsabilità e riportare l’Inter ai posti che le competono. E noi un nome ce l’avremmo, direttamente dal toto allenatore di poco tempo fa. Era entrato nelle candidature per firmare con l’Inter, forse soltanto in quelle per il ruolo sbagliato.

intervista leonardo

Una foto casuale di Leonardo con la scritta Inter. Ogni riferimento a fatti e persone è puramente voluto.