6 Dicembre 2011

FOCUS: Mou docet

Il calcio è una scienza inesatta, un teorema talmente vero che sul pallone vale tutto ed il suo contrario. Se a questo aggiungiamo i mali dell’Inter come ingrediente principale, ecco che il piatto risulterà talmente succulento da richiamare l’attenzione di addetti ai lavori e calciofili improvvisati. Il nerazzurro sta regalando fiumi d’inchiostro come neanche gli anni bui avevano potuto fare, mentre la caccia al colpevole della crisi della Beneamata è diventata esercizio consuetudinario. DIAGNOSI DA BAR DELLO SPORT: Le teorie sul male oscuro delle dinamiche interiste sono varie, fondate o meno, comunque orfane dell’onere della prova e fregiate dell’onore di non essere quindi soggette a smentite. Ne abbiamo ascoltate di ogni dai luminari del pallone, ognuno con la sua personalissima panacea, in attesa che la profezia si avveri e che possano permettersi il lusso di annunciare al mondo “io l’avevo detto”, salvo dimenticare la faccenda se le cose dovessero prendere una piega diversa. Le varie diagnosi sui mali della Beneamata vanno dall’usura dei senatori, all’insofferenza di Sneijder, dall’assenza della società sul mercato alla “discutibile” qualità delle promesse nerazzurre, dal Fair play finanziario che è di rigore solo in Corso Vittorio Emanuele alla poca fiducia in Ranieri: insomma chi più ne ha più ne metta… FANTASMI– La paura di vivere non solo uno, ma tanti anni nell’oblio del calcio, spaventa e non poco, specie dopo che i successi non certo remoti della squadra hanno abituato bene gli esigenti palati dei tifosi nerazzurri. Incubi, se vogliamo, accompagnati dalla sensazione di essere finiti dentro un labirinto senza fine, senza possibilità di uscita, almeno a breve scadenza. Se però, almeno per un attimo, lasciassimo sbollire tutti la delusione e ci mettessimo a riflettere su cosa fare veramente, ci potremmo rendere conto che un punto da cui ripartire esiste e di certo prescinde da tutte le teorie esposte prima: si chiama “rumore dei nemici” ed ha un copywriter d’eccezione: Jose Mourinho da Setubal.

INVASIONI SENZA FINE-Se l’Inter non è stata più la stessa dopo l’addio traumatico del tecnico portoghese un motivo c’è: la capacità di chiudere il mondo fuori e compattare il gruppo. Se all’apparenza le provocazioni di Mou potevano apparire aggressive e “politicamente scorrette”, avevano in realtà l’indubbio merito di creare un’identità che dopo la sua partenza verso Madrid, si è pian piano sgretolata. Non si tratta solo di teoria e di belle intenzioni ma di un grande senso di compattezza nel rettangolo di gioco che trasformava chiunque indossasse la nostra amatissima maglia, in una molla pronta a scattare. Viene allora da chiedersi dove sia finita questa voglia di sentirsi interista, a prescindere dalla posta in palio, dalla condizione fisica, dagli obiettivi stagionali. Ecco che il sistema nerazzurro è diventato improvvisamente vulnerabile agli attacchi esterni, quella corazzata “antipatica” e vincente è oramai svanita, e con lei la sensazione di fiducia palpabile in qualunque gara finora disputata quest’anno. Se la panacea non può più essere il Vate di Setubal, bisogna essere più realisti del re e trovare innanzitutto le risorse umane prima che quelle finanziarie, riconoscersi in una maglia così pesante, ma così straordinariamente pazza.

E ADESSO?- Se volessimo fare un parallelismo ironico con l’attuale situazione economica, potremmo davvero dire che lo “spread” dell’Inter è alle stelle, con conseguente rischio di collasso completo, in attesa di finire tutti sul banco degli imputati con la smania di indicare il colpevole/caprio espiatorio. Invece di pensare alle colpe, ai teoremi e alle diagnosi, concetriamoci su di noi, su chi siamo, chi siamo stati e chi dobbiamo tornare ad essere perchè l’Inter non è solo una squadra, una società che a volte sbaglia e a volte ci prende. L’Inter è principalmente passione travolgente e conviene non dimenticarlo mai, specialmente ora…