9 Giugno 2019

Lautaro Martinez: “Milito mi ha sempre aiutato. Prima di una gara lavoro su me stesso. E sulla Copa America…”

Le parole dell'attaccante dell'Inter sul rapporto con Diego Milito e molto altro ancora

Lautaro Martinez sta incantando l’Argentina con una doppietta al Nicaragua e si prepara a giocare la Copa America e a stupire ancora. L’attaccante dell’Inter ha rilasciato un’intervista a ESPN sul rapporto con Milito e sulla sua carriera. Ecco le sue parole:

MILITO – “Mi ha sempre aiutato, anche quando sono andato via. Quando si è ritirato, mi ha detto: ‘vai, ora è il tuo momento’. Io ero una persona timida, ma ho imparato dai movimenti e dai consigli dei ragazzi più grandi”.

DEBUTTO – “Ho fatto il mio debutto a due anni, quando mio padre si ritirò. Abbiamo quasi giocato insieme. Giocava a San Francisco gratuitamente e per amore. Era un difensore: praticamente, sono nato in uno spogliatoio, lo accompagnavo alle partite. Ho iniziato come difensore centrale perché ero veloce. Quando sono arrivato al Liniers de Bahía Blanca, a 15 anni, ho giocato nella categoria di mio fratello. Da quel momento, l’allenatore ha iniziato ad avanzarmi. Quando sono passato al Racing, poi, sono stato impiegato come attaccante centrale. A Bahia giocavo anche a basket, ma a un certo punto ho dovuto scegliere perché il mio fisico non mi permetteva di fare entrambi gli sport“.

FALCAO – “Mi piacciono dei giocatori, ma non ho idoli. Guardavo soprattutto Falcao nel River per i suoi movimenti. Mi vedo simile a lui per come attacca la porta, ma non è un giocatore che viene a manovrare anche qualche metro indietro come faccio nell’Inter o come facevo nel Racing”.

PADRE – “Era un professionista, c’era sempre per me quando gli chiedevo consigli, ma non ha mai enfatizzato nulla, mi ha sempre spiegato tutto con umiltà. Ci diceva che senza rispetto e sacrificio no avremmo mai potuto giocare a calcio. Dopo le partite gli chiedevamo sempre consigli”.

PRIMA DELLE GARE – Se non conosco i difensori, guardo molti video sul loro modo di giocare, ma fondamentalmente, cerco di migliorare molto me stesso: su di me guardo molti video“.

RACING – “Sono arrivato al Racing a 16 anni e mi hanno sistemato in una pensione, ma in un primo momento non volevo stare lì e sono tornato a Bahia Blanca. A quel tempo dormivamo in quattro in una camera, ci portavano da mangiare e ci portavano a scuola. E’ molto bello perché impari tanto dai ragazzi con i quali vivi. Per me è stato bello, ma anche difficile. Tutto è cambiato a partire da un torneo a Mar del Plata che ho disputato con il Racing. Brian Mansilla, un attaccante, si infortunò, sono entrato e ho fatto gol. Quel torneo mi ha permesso di cambiare la mia carriera. Non sono tifoso del Racing, ma sono rimasto molto affezionato a quel club, mi hanno fatto sentire come se fossi nato lì. Adoro quella società e mi manca l’amore delle persone. Oggi, però, sono molto contento del mio presente“.

COMPAGNI DI SQUADRA – “Avevo molti amici al Racing, compreso proprio Mansilla, che ogni tanto tornava in camera e mi trovava a piangere, dandomi poi consigli. E’ una delle persone che mi ha aiutato di più. Sono rimasto in contatto con molti di loro”.

COPA AMERICA – “Sto bene e mi sto allenando nella maniera migliore. Per me è fondamentale essere nella Copa America, è una cosa bella avere la possibilità di consacrarsi e continuare a dimostrare il proprio valore“.

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Autore:
Martina Napolano

Nata a Napoli nel 1996, è laureata in Culture digitali e della comunicazione. Innamorata del calcio, ma soprattutto dell'Inter. Scrive per Passione Inter dal 2014. Appassionata anche di Formula 1, spera di poter avere la gioia di veder vincere la Champions all'Inter e il Mondiale a Leclerc nello stesso anno.