22 Maggio 2020

ESCLUSIVA – Paolillo assicura: “Messi è possibile e vi spiego perché. Lautaro vale 120 milioni. Triplete? Il nostro regalo a Moratti”

La redazione di Passioneinter.com ha raggiunto l'ex amministratore delegato nerazzurro, nonché uno degli ideatori del Fair Play Finanziario

In quell’Inter del Triplete che in qualche modo compie oggi 10 anni – grazie alla vittoria della Champions League datata 22 maggio 2010 – c’era anche lui. Ernesto Paolillo, ex amministratore delegato e direttore generale dell’Inter, faceva parte della dirigenza nerazzurra anche in quella storica annata. Raggiunto dai microfoni di Passioneinter.com, i temi trattati sono stati tantissimi: dalla figura del presidente Moratti alla trattativa per Messi datata 2008, fino al futuro di Lautaro e alla crisi economica portata dal Coronavirus, che non investirà Suning. Ecco la nostra intervista esclusiva all’ex Inter Ernesto Paolillo.

Direttore, prima di tutto: sta bene? Come ha vissuto questo periodo di quarantena?

“Sì, è stata una situazione completamente nuova all’inizio. Ha richiesto un adattamento alla novità, portata dal blocco totale. In seguito ci si è abituati a tutto, fino a farci agire in maniera sempre più prudente, come richiede la situazione. Dovremo muoverci così fin quando non si troverà il vaccino, tra dispositivi di protezione individuale e smart working”.

Oggi sono 10 anni dalla vittoria del Triplete. Tanti protagonisti di quell’annata sono concordi nel dire che la vittoria col Bayern fu un epilogo quasi ‘scontato’, vista la straordinarietà della stagione. Anche voi dirigenti l’avete vissuta così?

“Assolutamente no, e le assicuro neanche la squadra (ride, ndr)! Anzi, abbiamo vinto proprio perché nessuno riteneva questo un fatto scontato. C’era la ferma convinzione che il minimo errore potesse costare caro. Arrivati a quel punto non eravamo ancora soddisfatti, ma poi c’era il timore che saltasse tutto proprio perché il secondo arrivato si dimentica subito. Contava solo la vittoria, quindi nulla era dato per scontato, e per fortuna!”.

Possiamo dire che il Triplete fu una sorta di regalo che tutta l’Inter ha voluto fare al suo Presidente, Moratti. Ci racconta un po’ la sua figura? Quanto fu importante nelle varie dinamiche che portarono a quei successi?

“Innanzitutto il presidente sognava e desiderava la Champions League, anche perché in quegli anni qualche Scudetto lo avevamo già vinto! Il Triplete arrivò poi negli ultimi mesi, perché la squadra fu brava a rimanere in corsa per tutti gli obiettivi, ma il grande sogno era proprio la Champions. In quel periodo si cercava un allenatore che non corresse solo per un traguardo, ma avesse la mentalità e le abilità per concorrere anche per la vittoria della Champions, competizione che richiede una mentalità speciale, diversa rispetto a quella per il campionato. C’era la ferma determinazione di poter arrivare, con un grande allenatore, ad un traguardo importante. Moratti quell’anno lo visse con la determinazione di voler vedere una squadra arrivare fino in fondo. A mio avviso questa determinazione ci aiutò anche nelle altre competizioni, perché la squadra fu brava a rimanere sempre concentrata e a entrare in forma nei momenti migliori. E il presidente, come un grande capofamiglia che sa usare bene sia bastone che carota, sapeva anche trasmettere la grande voglia di cui la squadra aveva bisogno. Vivendolo da vicino, poi, in alcuni momenti lo vedevo teso, sebbene fosse bravo a non darlo a vedere, perché naturalmente, con l’avvicinarsi dell’obiettivo, la tensione aumentava. Nonostante questo, fu bravo a trasmettere tranquillità alla squadra ed autonomia all’allenatore, che era estremamente libero di fare quello che voleva. Ognuno voleva dare il massimo non per raggiungere l’obiettivo per sé stesso, ma perché tutti sapevamo che il presidente lo meritava”.

Marco Branca ha dichiarato che Messi sarebbe stato il regalo per il centenario del club, ma che fu proprio Leo a non sentirsela di lasciare Barcellona. Ci racconta quella vicenda?

“Branca sicuramente conosce meglio di me la storia, visto che gestì in prima persona la trattativa. Si volevano raggiungere due obiettivi, a quel tempo: rafforzare al massimo la squadra con un grandissimo campione e farlo portando a Milano un super regalo ai tifosi. D’altra parte, essendo lui stesso un tifoso Moratti ha sempre voluto trattarci bene: non ci dimentichiamo l’arrivo di Ronaldo anni prima! In quel momento il più grande regalo che aveva in mente era Messi. Poi le vicende sono andate come sono andate, anche perché questo tipo di cose si fanno in due, uno solo non basta (ride, ndr). Ci fu la possibilità di acquistarlo, proprio al fine di fare un grande regalo ai tifosi per il centenario”.

Ed oggi invece, secondo lei, potrebbe davvero arrivare all’Inter?

“Teoricamente sì. Non dimentichiamoci come e perché è arrivato Cristiano Ronaldo in Italia: giusta o sbagliata che sia, la normativa fiscale presente ad oggi favorisce l’arrivo di quegli atleti che hanno determinati interessi economici e di brand. Hanno agevolazioni fiscali incredibili, e quindi un grande campione può avere tutto l’interesse a sfruttare questa normativa. Quindi, così come è arrivato Ronaldo può arrivare anche Messi, ma con un vantaggio in più. Il ruolo che ha Ronaldo, infatti, lo espone ad un’usura fisica più marcata, sebbene lui sia un atleta straordinario e quindi riesca a rallentarla. Messi, invece, con lo stile di gioco e l’esperienza che ha, potrebbe preservarsi meglio da questo punto di vista”.

Giocando un po’, c’è qualche calciatore dell’Inter di oggi che secondo lei avrebbe potuto giocare in quella del 2010?

“Ogni squadra ha la sua epoca ed i suoi atleti, preparati al tipo di calcio presente in quel momento. È difficile quindi rispondere a questa domanda. Personalmente, ritengo che proprio per il tipo di atleta probabilmente Lukaku avrebbe potuto giocare al fianco di uno tra Eto’o e Milito, sebbene fossero una coppia formidabile”.

Inter, Paolillo tra Lautaro Martinez e il Barcellona

Ha nominato Lukaku, quindi non posso non parlarle anche di Lautaro Martinez! Lei sarebbe disposto a lasciarlo partire? E se sì, a quale prezzo minimo?

“Io ritengo che per fare una grande squadra vincente serva avere tutti i reparti completi. A questo punto, se per arrivare all’obiettivo serve sacrificare un grande calciatore per acquistarne altri 2-3 con il ricavato dalla sua cessione beh… forse ne vale la pena. Non dimentichiamoci che noi, nel 2010, ci rinforzammo con Eto’o proprio vendendo Ibrahimovic. A pensare di sacrificare Lautaro Martinez piange il cuore, perché è un grande giocatore che può ancora crescere tantissimo. Se però quello può servire per completare la squadra anche in altri reparti ben venga. Il giusto prezzo? Vista l’età e il valore che il giocatore vanta già oggi, direi dai 120 milioni in su!.

E se invece, come pare possa accadere, dovesse prelevare una contropartita tecnica dalla rosa del Barcellona, chi chiederebbe?

“Guardi, ce ne sarebbero almeno un paio da prendere, ma preferisco tenermelo per me (ride, ndr)!”.

Restando sul tema mercato, lei crede che la crisi economica portata dal Coronavirus possa realmente portare ad un ridimensionamento delle cifre?

“Potrebbe accadere, sì. Tutte le squadre hanno notevolmente sofferto, e continueranno a farlo anche nella prossima stagione. Di conseguenza, anche gli sponsor spenderanno meno, così come le televisioni che sembrano tendere verso un contenimento delle spese. Tutte queste mancanze a livello economico potrebbero portare le squadre a raccattare denaro sacrificando alcuni calciatori importanti, i cui prezzi potrebbero risultare più bassi”.

Lei ha più volte auspicato delle modifiche per il Fair Play Finanziario, ed in questo periodo si ipotizza proprio un possibile allentamento delle norme per dare più agio ai club al fine di superare la crisi. Secondo lei è uno scenario fattibile?

“Sì, anche perché in parte è già stato attuato. Nella prossima stagione, infatti, non si terrà conto dei bilanci delle squadre: più allentamento di così! Siamo andati anche al di là di quanto si auspicava potesse accadere. Quando nacque il FPF, nel 2010, era attuale per quell’epoca. Dopo 10 anni è evidente che abbia delle correzioni da subire. D’altronde, ogni legge, col passare del tempo, diventa vetusta. Nel 2010 il FPF aveva l’obiettivo di far capire alle società di dover lavorare con i propri ricavi, portandole ad aumentarli. Oggi, invece, deve tenere conto anche della necessità di attirare gli investitori esteri nel mondo del calcio. Per farlo, quindi, non si deve far ricadere su di loro anche il peso dei bilanci passati, bensì urge premiarli, consentire loro una sorta di ripartenza da zero, come fanno le banche con le startup”.

Parlando nello specifico dell’Inter, secondo lei questa crisi potrebbe rallentare i programmi di crescita che Suning ha in mente per il club?

“Non credo assolutamente. Per sua fortuna la Cina economicamente va molto bene. Gli investimenti di Suning stanno andando bene, vogliono investire sempre di più nel calcio e raggiungere grandi risultati. Se guardiamo i tassi di sviluppo della Cina, nonostante il Covid, in Italia ce li sogniamo! Quindi Zhang continuerà ad investire, senza farsi frenare da questa crisi”.

Ad oggi, dopo settimane di tira e molla, sembra che il campionato possa finalmente ottenere il via libera per ricominciare. In caso contrario, sarebbe un rischio realmente concreto quello di vedere tante società, anche in Serie A, finire gambe all’aria?

“Anche senza il Covid molte squadre italiane – soprattutto nelle serie inferiori, ma anche in Serie A – non se la passavano bene. Il virus, quindi, non ha fatto altro che peggiorare una situazione già critica, allargando la fascia di società a rischio. Il pericolo c’è, e l’effetto sarebbe devastante: lo dimostra il fatto che, nonostante si sappia che la ripresa del campionato offrirebbe uno spettacolo di qualità inferiore, ci si sta battendo ugualmente per permetterla al fine di salvare il salvabile. E quando si fa questo? Quando si è in difficoltà. Questo dimostra quanto il settore sia effettivamente in crisi. La rivoluzione che in tanti auspicano è da attuare, assolutamente. Io mi auguro che questo grande shock serva a portare un cambiamento anche nel calcio”.

Chiudo con questa domanda: se dovesse scegliere un giocatore per il quale fare follie per portarlo a Milano, chi sceglierebbe?

“Vediamo… se dovessi acquistare un calciatore per l’Inter prenderei un giovane tedesco, che gioca nel Lipsia, e che sta facendo valanghe di gol, quindi lei sa bene chi è… (Timo Werner, ndr). Ad ogni modo, al di là dei nomi, le dico una cosa. La grande fortuna dell’Inter è quella di avere una proprietà stabile, sicura e forte come Suning, con un presidente come Zhang e due grandi manager come Marotta ed Antonello, che sanno fare il meglio per la società. Questa è la più grossa tranquillità che noi tifosi possiamo avere”.

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