ESCLUSIVA – Mandorlini: “Inzaghi ha un grande merito. Ecco il paragone con l’Inter dell’89”
Le parole in esclusiva a Passione Inter di Andrea Mandorlini

Questa sera l’Inter ospita a San Siro il Verona per la 35^ giornata di Serie A e arriva a questa sfida dopo una grande trasferta a Barcellona con in programma martedì già la sfida di ritorno di Champions League. In occasione di questa gara contro i gialloblù abbiamo fatto una lunga chiacchierata a chi conosce molto bene l’ambiente veronese ma anche quello nerazzurro. Si tratta di Andrea Mandorlini, ex calciatore dell’Inter tra il 1984 e il 1991 che poi ha intrapreso la carriera da allenatore, guidando tra le altre anche il Verona dal 2010 al 2015 pure in Serie A. Di questi temi e di molto altro abbiamo parlato nella nostra intervista esclusiva.
Salve mister, cosa ne pensa della partita fatta dall’Inter a Barcellona? Crede che potrà passare il turno al ritorno? “Direi che è stata una buona partita, possiamo essere contenti perché abbiamo visto il valore del Barcellona e l’unico rammarico è che forse potevamo anche chiudere in vantaggio ma abbiamo giocato contro una grande squadra. Nel finale di stagione serve forza per far fronte anche ad alcuni infortuni, attraverso il gruppo serve trovare la forza per andare oltre ai problemi fisici”.
L’assenza di Lautaro Martinez potrebbe complicare i piani per il ritorno? “Sono giocatori che hanno speso tanto, anche Pavard che dovrebbe mancare. Adesso è inutile pensare a quello che poteva essere e non è stato, bisogna assolutamente cercare di concentrarsi completamente prima sul Verona e poi sul Barcellona”.
Il campionato è finito un po’ in secondo piano in questo momento, da allenatore pensa che sia davvero complicato andare avanti su tutte le competizioni come stava facendo l’Inter fino a qualche giorno fa? “Dopo 50 partite non è facile, ha giocato anche la Coppa e la Supercoppa. Non tutte le competizioni sono uguali. Nei momenti importanti ci sono stati infortuni e giocatori che rientravano, la squadra purtroppo non è mai stata al top ma ha lottato su tutti i fronti ed è sempre stata competitiva e se la giocherà fino all’ultimo”.
A San Siro arriva il Verona, una piazza che lei conosce molto bene, quali insidie può nascondere questa partita per l’Inter? “Le insidie sono sempre quelle note: in Italia partite semplici non ce ne sono. Io credo che ormai il Verona sia salvo, forse manca ancora qualche punto ma ha una buon vantaggio e difficilmente rischierà. L’Inter però deve fare ancora tante partite e potrebbero scendere in campo dei giocatori che daranno un turno di riposo ad altri, è chiaro che comunque devi vincere perché il campionato è lì. Il Verona sarà difficile per l’Inter ma lo sarà anche il Lecce per il Napoli, non servono rimorsi o rimpianti”.
(domanda proposta dal nostro abbonato al Club Triplete postcard_painter) Cosa ne pensa del lavoro di Inzaghi in questi anni? Quali sono i suoi meriti principali? “Guardando anche gli altri club, l’Inter è sempre rimasta competitiva negli anni di Simone Inzaghi. Si parla tanto di Triplete, a volte è questione di momenti ma rimanere competitivo sempre su ogni fronte è un grande merito di Inzaghi. Anzi, non grande ma grandissimo. Va condiviso con la società e la squadra ma è un gruppo importante. Se guardiamo anche gli altri club come Juve, Milan e Napoli non sono rimaste competitive sempre in tutti questi anni come l’Inter”.
(domanda proposta dal nostro abbonato al Club Triplete Vittorio) Lei conosce bene cosa vuol dire giocare a San Siro, quanto può essere difficile esprimersi se attorno c’è un contesto molto esigente come quello nerazzurro, magari specialmente per un giovane? “Ne ho passate anche io quando ero giovane ed ero appena arrivato, è dura. Il bello però è anche quello: riuscire a dimostrare i propri valori in una società così importante credo che sia il sogno di tutti i ragazzi. Credo sia comunque un discorso sempre molto soggettivo. Ricordo i Beppe Bergomi o i Riccardo Ferri che venivano dal settore giovanile, io invece venivo dal niente ed era il sogno della mia vita. San Siro ha certamente un impatto molto importante. Per certi giocatori può non essere facile ma fa parte del gioco”.
(domanda proposta dal nostro abbonato al Club Triplete Domenico) Oggi c’è il progetto U23 per l’Inter in Serie C. Secondo lei questo può essere un aiuto per i giovani? Vista la sua esperienza lei allenerebbe questa squadra per far crescere qualche talento? “Sicuramente mi farebbe piacere. Credo che sia comunque un valore aggiunto perché ci sono tanti giovani con delle aspettative che iniziando ad andare in giro. Molti però negli anni poi si perdono dal punto di vista psicologico e tecnico. Mi piacerebbe ma vediamo un attimo (sorride, ndr). Sicuramente non vedo questo progetto come una cosa negativa, per i grandi club avere ancora sott’occhio i propri giovani talenti può essere importante. Chiaro che se poi si va a fare la C e prendi 7/8 giocatori esperti può calare un po’ il principio dell’U23 ma fa parte del gioco”.
(domanda proposta dal nostro abbonato al Club Triplete Andrea) Secondo lei nel 1990/91 e nel 1985/86 – senza l’infortunio di Rummenigge – si sarebbe potuto vincere questi due Scudetti? “Sicuramente sì. L’infortunio di Kalle è stato incredibile, era un giocatore che faceva la differenza e assieme ad Altobelli era una coppia micidiale. Sono d’accordo, credo che avremmo meritato di vincere quelli Scudetti lì, nel 1990/91 eravamo tutti consapevoli della nostra forza ma ci sono state partite un po’ contestate e alla fine è andata così”.
(domanda proposta dal nostro abbonato al Club Triplete Andrea) Se potesse prestare un giocatore della sua Inter alla squadra di oggi chi sceglierebbe? E invece d’altro canto dall’Inter di oggi chi vorrebbe come suo compagno di squadra all’epoca? “Difficile, a parte me nella mia Inter c’erano tutti campioni (ride, ndr). Riccardo Ferri, Bergomi, Zenga e gli stranieri: c’erano tantissimi grandi giocatori, erano fantastici. Abbiamo vinto un campionato dei record nell’89 ma credo che avremmo meritato almeno un altro campionato e un’altra Coppa UEFA. Siamo rimasti solo a una e questo fa capire la difficoltà ma credo comunque che almeno 4/5 giocatori della mia squadra sarebbero stati un plus. All’incontrario invece devo dire che mi piace tantissimo Barella, lo paragono a Matthäus per la sua grande forza, tecnica e dinamismo che anche Lothar aveva. Ogni storia però ha il suo tempo”.
Nicola Berti dice spesso che lui si rivede in Barella… “Nicola da quando è arrivato ha fatto un cambiamento incredibile ma io Barella lo vedo più come Matthäus: non sono altissimi ma esplosivi. Forse gli manca ancora qualche gol. Io ero molto amico di Riccardo Ferri e Andy Brehme che forse lo si può paragonare a Dimarco, hanno grandi piedi: lui è davvero un uomo che ricorderò per tutta la vita”.
ARTICOLO PRECEDENTE
ARTICOLO SUCCESSIVO