26 Novembre 2011

Da Siena a Siena per un nuovo corso…

 Siena-Inter non è solo la sfida che domani alle 15:00 vedrà opposte  due squadre che occupano la colonna sinistra della classifica , ma soprattutto l’occasione per i tifosi nerazzurri di riaprire quei fantomatici cassetti della memoria e lasciare affiorare ricordi più o meno lontani, che hanno regalato solo sorrisi nella terra del Palio. Non sarà certo un caso se il ciclo di successi nerazzurri sia nato in Toscana nel 2007 con il primo scudetto post-calciopoli sotto la guida di Mancini, e si sia chiuso sempre a Siena con il gol di Milito nel Maggio 2010, inutile dirlo, nella stagione gloriosa del Triplete. Giambattista Vico parlava di corsi e ricorsi storici…che Siena sia la tappa predestinata  per rilanciare le ambizioni di Zanetti e compagni? UNA SQUADRA IN SALUTE– Reduce dal successo in Coppa Italia al Sant’Elia, il sorprendente Siena di Giuseppe Sannino sta dimostrando di non soffrire affatto il salto in Serie A. Il merito è ovviamente del tecnico dei bianconeri che, nello scetticismo iniziale degli addetti ai lavori, ha dato alla sua squadra un’impronta di gioco basata sul sacrificio e sull’abnegazione dei suoi nell’arco dei 90′, non rinunciando mai al fraseggio e alla ricerca dell’impostazione manovrata già a partire dalle retrovie, non disdegando comunque le ripartenze rapide per colpire in contropiede. PUNTE PROLIFICHE E TECNICA: LE ARMI DELLA ROBUR– La vena realizzativa di Calaiò (che non sarà della partita, al suo posto uno tra Gonzalez e Larrondo) e di Mattia Destro, attaccante in orbita Inter, ha garantito al Siena un ottimo rendimento soprattutto tra le mura amiche. In questo senso va interpretata la grande attenzione che il tecnico di Ottaviano riserva ai calci piazzati che esaltano e non poco le qualità balistiche delle due punte toscane, abili nel gioco aereo sia in termini di finalizzazione che di sponda per gli inserimenti dei centrocampisti, tra i quali spicca sicuramente Gaetano D’Agostino, vero e proprio faro della manovra della squadra, rinato dopo le non esaltanti stagioni in viola. L’ex Udinese è indispensabile nello scacchiere tattico di Sannino, che nel suo dogmatico 4-4-2 piazza accanto al centrocampista palermitano un incontrista puro, che dovrebbe essere Gazzi e due ali con caratteristiche molto diverse: Mannini che rappresenta il classico esterno in grado di svolgere entrambe le fasi con ordine e Franco Brienza sul lato opposto, con caratteristiche da trequartista puro, al quale si chiede soprattutto di inventare giocate imprevedibili ma ,allo stesso tempo, carente in fase di non possesso. Proprio l’ottimo tasso tecnico dei toscani nella zona nevralgica del campo potrebbe essere l’aspetto più insidioso sul quale Ranieri deve riflettere. CHE INTER SARA’?- L’Inter avrà il compito di attaccare gli spazi senza concedere ripartenze fulminee agli avversari. Ricky Alvarez potrebbe essere l’uomo giusto per “spaccare” il match a patto che si allarghi sulla destra e non stazioni nella zona centrale del campo. L’argentino sembra avviato ad acquisire maggiore fiducia e personalità che potrebbero esaltare definitivamente le qualità che nessuno può negargli e, con Zarate allargato dalla parte opposta e abile a creare superiorità numerica con le sue giocate improvvise, a beneficiare degli spazi potrebbero essere i centrocampisti coi loro inserimenti e chi ,tra Milito e Pazzini, occuperà la posizione di centravanti. L’assenza di Maicon pesa, la sua capacità di corsa avrebbe potuto indubbiamente creare non pochi grattacapi a Brienza, come detto poco adatto a dar manforte dietro. I pericoli per i nerazzurri arriveranno molto probabilmente da palle inattive (peccato per Lucio che non ci sarà) e dalle sortite di D’Agostino e Brienza, ai quali occorrerà opporre una valida diga a centrocampo. Disamine tattiche a parte, come sempre contano i tre punti e l’Inter a questo punto non può davvero sbagliare più un colpo.