19 Agosto 2014

EDITORIALE – L’anno che verrà

E quindi l’Inter torna in Europa. League, ma sempre Europa. C’è anche la musichetta. Si parte dai gironi, a meno di figuracce helsingborghiane: chiaro. Simpatici i giocatori dello Stjarnan, belle le loro esultanze coreografiche, ma non ci dovrà essere storia. Zero reti subite e due vittorie: l’epilogo che tutti si aspettano per (ri)partire. Mayday, siamo precipitati sulla terra! Il tonfo in casa Eintracht seguito dal grigiore in terra greca hanno abbassato una cresta balzata improvvisamente su, sopra le teste di tanti – non tutti, ma tanti – bazzicatori dell’ambiente nerazzurro. Mercato incoraggiante, rivoluzione societaria, primi risultati e buone prestazioni. Facile puntare alto e guardare con ghigno beffardo chi ti sta davanti e cambia il timoniere di successo. Ma l’estate, soprattutto questa estate, insegna a prendere con le pinze i timidi raggi di sole, ad osservare con diffidenza le rondini, che primavera l’hanno fatta, ma poi l’estate, quella vera, non è mai arrivata. Umile ottimismo: quello che serve, che filtra da un ambiente che progetta, programma e sogna. Come se tutti si fossero riuniti in un cerchio stretto e dall’esterno si sentisse arrivare qualche parola, un grido incoraggiante e poi via, pronti a stupire. Così Walter Mazzarri si prepara ad affrontare i tanto voluti quanto temuti tre fronti. Fresco di rinnovo fino al 2016, quando sarà da tre anni sulla panchina nerazzurra, quando si giocherà la finale di Champions League a San Siro, quando scadranno i tre anni fissati dal presidente Erick Thohir per tornare sul tetto, o lì vicino, d’Europa. Non League, questa volta.

Un arco di tempo, anni in cui seminare per poi raccogliere: questo è mancato nel triennio dello sprofondo post-Triplete e che ora si sta cercando di mettere in atto per (ri)costruire. Ma con pazienza, senza bruciare le tappe. Perché la rivoluzione Thohiriana non arriva in un momento di calma piatta, ma in un periodo di assestamento di diverse realtà che hanno già messo le basi dell’innovazione. Dalla Juventus, che resta la squadra da battere per organico e – sì – guida tecnica, alla Roma che, pure, dovrà fare i conti con il terzo fronte, quello ancora più ambito e duro. Passando per il Napoli, forse sempre più attratto dai riflettori continentali, e la Fiorentina, mina sempre meno vagante di un campionato che si preannuncia equilibrato, pieno di insidie, finalmente di nuovo spettacolare. Anche grazie ad un’Inter che si affida a nomi top in dirigenza e che ha saputo sfruttare le occasioni di mercato per rinforzare la rosa, mettendo insieme il giusto mix di esperienza, talento, gioventù e garra. Innesti mirati, per rimpolpare il classico 3-5-2, marchio di fabbrica di un WM che al secondo anno può dire finalmente di avere in mano la Sua squadra, e garantire valide alternative per passare ad un 4-3-3, e varianti, più europeo. Perché tutto si muove in ottica del cambio di marcia, del salto in avanti che arriverà, entro i tre anni. Ed allora la stagione che verrà è un interessante ed emozionante conto alla rovescia, che parte da capitan Ranocchia, che dovrà consacrarsi portando sulle spalle il peso di un’eredità pesante, passa per la seconda giovinezza di Vidic e la prima di una futura stella come Kovacic ed arriva ai gol di Icardi, l’uomo da copertina, ma non solo di riviste di gossip. Più la ciliegina Hernanes e forse, magari, un’altra che deve ancora arrivare. Tre, due, uno. Prima stagione in archivio, seconda ai blocchi di partenza. Tra trasferte insidiose ed avversari da scoprire, l’Europa League odora di trappola-brucia progetto almeno fino agli ottavi, o forse qualcosina in più. Anche se il vero banco di prova per la tenuta del piano-Thohir sarà il campionato. Dove l’asticella si alza, arriva fino al terzo posto, obiettivo non dichiarato, ma di cui si parla con insistenza ed al quale si guarda con gli occhi brillanti, di chi non si sbilancia, ma dentro sogna. Ora però niente scherzi, testa allo Stjarnan e orecchio teso ad ascoltare la musichetta. In attesa di tornare a giocare con un’altra sinfonia, ancora più trionfale. Pronti? Via! di Lorenzo Polimanti.