19 Gennaio 2015

EDITORIALE – Un passo avanti, uno indietro

Mesta partita con l’Empoli, non si può negare. 90 minuti in cerca d’autore per i ragazzi di Roberto Mancini, che hanno faticato non poco a costruire azioni d’attacco in quel del Castellani dove, anzi, i padroni di casa hanno dominato in lungo e in largo per larghi tratti. La manovra nerazzurra non è praticamente mai esistita, né con lo schieramento di inizio gara, né con gli uomini che hanno concluso il match perché il leit motiv della partita è stato la continua sofferenza in fase d’uscita dall’asfissiante pressing empolese.

Sarri ha preparato magnificamente la gara, organizzando al meglio la pressione al portatore di palla dei suoi; l’aggressione a Guarin, unica fonte di gioco interista in mediana, era sistematica e agonisticamente cattivissima, con un meccanico raddoppio che raramente ha consentito al colombiano di poter ragionare su cosa fare col pallone tra i piedi. Allo stesso modo sono stati imbrigliati Podolski, Palacio ed Hernanes, i giocatori nerazzurri più tecnici e più dotati di fosforo nel cercare la giocata risolutrice e quindi, nonostante vari tentativi del Mancio, l’Inter ha oggettivamente stentato a proporsi coerentemente dalle parti di Sepe e, di conseguenza, sono emersi anche i limiti intrinseci del 4-2-3-1.

Prima di tutto, infatti, il modulo attuato con Genoa ed Empoli (perlomeno la maggior parte del tempo) dà i suoi frutti fintanto che gli interpreti sono in condizione e l’Inter attuale ha parecchi elementi che sono al di sotto della soglia di guardia atletica: Podolski ripiega in fase di non possesso una volta su tre perché è indietro di condizione, Hernanes è ancora alla ricerca del ritmo partita, Palacio ha il sempiterno problema alla caviglia, Shaqiri s’è allenato pochissimo durante la sosta natalizia e Icardi ha giocato praticamente sempre dall’inizio dell’anno. Se a questi, poi, aggiungiamo che D’Ambrosio è in condizione sì e no da un mese e mezzo, che Vidic è ancora alla ricerca della forma migliore (come sostiene Mancini) e che Andreolli e Campagnaro hanno giocato pochissimo fin qui, ecco che gli uomini più in condizione sono gioco forza Medel e Guarin. Il quadretto non è esaltante, ma Mancini deve fare una seria riflessione perché la squadra, al momento, non ha più di 50′ di autonomia mettendo in campo un 4-2-3-1 coerente.

Il secondo dato è che il tecnico del Biscione ha per ora “incastrato” gli uomini a disposizione in un abito tattico che non corrisponde al meglio alle caratteristiche dei giocatori della rosa, prova ne siano i vari esperimenti come Hernanes o Kovacic fatti giocare lungo la fascia, Icardi schierato anche come esterno d’attacco, Kuzmanovic centrocampista laterale, Obi trequartista o persino Dodô esterno alto. Con Podolski e Shaqiri sono state riempite due caselle del modulo ma permangono surplus oggettivi in mediana (praticamente tutti i profili a disposizione tra i centrocampisti vanno bene per fare l’elemento d’interdizione ma nessuno, a parte Guarin, quello d’impostazione) a fronte di evidenti lacune (non c’è nessun ricambio per i nuovi arrivi, tanto per dirne una), delle quali la più grave è senz’altro la mancanza di un giocatore d’impostazione – e non tiriamo nemmeno in ballo l’annosa questione dei terzini perché è un capitolo che meriterebbe un discorso a parte.

Infine i dati raccolti fin qui indicano che il 4-2-3-1 dell’Inter funziona finché la squadra avversaria gioca in modo più aperto e concessivo, come il Genoa di Gasperini, che ha perso da qualche giornata la solidità difensiva di inizio anno. Contro una squadra più chiusa, arcigna e aggressiva come l’Empoli di Sarri, il coefficiente di difficoltà è invece schizzato nettamente verso l’alto, rendendo quasi un’impresa uscire dal Castellani con un punto e senza aver subito alcun gol.

Per il futuro è dunque necessario che il Mancio ripensi a quando e come usare questo benedetto 4-2-3-1, magari in favore di un 4-3-3 un filo più abbottonato in cui Hernanes (e probabilmente Kovacic) possano rendere al meglio, piuttosto che nell’attuale modulo che, probabilmente, non si adatta precisamente alle loro migliori caratteristiche.