28 Aprile 2020

ESCLUSIVA – Jeffrén a dieci anni da Barcellona-Inter: “Guardiola disse a Messi di toglierci dai guai. Il gol annullato fu una doccia gelata”

L'ex Barcellona, in campo contro i nerazzurri nella semifinale di Champions del Camp Nou, ricorda in esclusiva le emozioni e l'adrenalina di una sfida infinita per la finale

Dieci anni fa, esattamente il 28 aprile del 2010, l’Inter strappava il pass per la finale di Champions League dopo novanta minuti lunghissimi giocati al Camp Nou. Il gol di Piqué complicò i piani di Mourinho, scatenando gli animi del Barcellona che inseguiva la remuntada. Dopo il terrore della rete, poi annullata, di Bojan i nerazzurri liberarono l’esultanza al triplice fischio: l’Inter era in finale di Champions League.

Tra i protagonisti di quella serata tragica per i colori blaugrana c’era anche Jeffrén Suarez, ex canterano del Barcellona lanciato nella mischia da Pep Guardiola per l’ultima mezz’ora di gara. La redazione di Passioneinter.com ha raggiunto il calciatore che in esclusiva ci ha raccontato ricordi ricchi di particolari legati a quella notte del Camp Nou, tra l’adrenalina e le emozioni.

Buongiorno Jeffrén. Partiamo dall’attualità: come stai e come stai vivendo questo periodo di emergenza legato al Coronavirus?

“Per fortuna stiamo tutti bene. Ho firmato con una squadra della Croazia ed al momento ci troviamo qui con la mia famiglia, per fortuna qui la situazione almeno adesso è ancora sotto controllo, siamo tranquilli. Credo che qui si tornerà a giocare presto, però so che in Spagna, in Italia ed in altri Paesi la situazione è più complicata e servirà un po’ di tempo in più per tornare alla normalità”.

Sei cresciuto in un club blasonato come il Barcellona, formandoti tra la cantera de La Masia. Ci racconti un po’ per un giocatore cosa vuol dire crescere in un’accademia così importante?

“La prima cosa che ti insegnano lì non è il punto di vista sportivo ma quello umano. Devi essere umile, rispettoso: una brava persona, in sintesi. Poi viene la parte calcistica: già da piccolo ti insegnano a giocare con il 4-3-3, quella che all’epoca era la filosofia della prima squadra. Cresci con quell’idea e ti insegnano come posizionarti in campo dal punto di vista tattico. La prima impronta è quella della prima squadra, poi credo che però oggi qualcosa sia cambiato”.

Uno degli allenatori a cui sei più legato è sicuramente Guardiola, che ti ha allenato nel Barcelona B e soprattutto in prima squadra. Ci descrivi che tipo di tecnico è e che rapporto avevi con lui?

“Già dal Barcellona B si vedeva che Guardiola avrebbe avuto un ottimo futuro nel mondo del calcio, e lo ha dimostrato anche in altri club. Come tecnico tratta al meglio i suoi giocatori e dimostra sempre di starti vicino. Pep è stato uno dei migliori allenatori che ho avuto, mi ha insegnato davvero tanto sia in prima squadra che con il Barça B. Conosceva le mie caratteristiche: ero molto rapido e sapeva che potevo sfruttare al massimo gli spazi ampi, e puntava molto su questo”.

Con il Barcellona hai vinto tantissimo: tra le altre, in bacheca ci sono tre Liga, una Champions League ed anche un Mondiale per Club. Ma qual è il ricordo più bello che porti con te di quell’esperienza?

“Sicuramente il Mondiale per Club giocato ad Abu Dhabi, contro l’Estudiantes. Non mi aspettavo di giocare in finale, ed è stata una delle emozioni più belle insieme al gol del 5-0 contro il Real Madrid nel Clasico. Ho avuto diversi minuti a disposizione e con loro la possibilità di vincere un campionato del mondo per club”.

Nella tua carriera al Barcellona hai condiviso lo spogliatoio con tantissimi campioni. Raccontaci i tuoi ricordi ed il tuo rapporto con i vari Messi, Ibrahimovic e con l’amico Bojan.

“Messi per me è geniale ed anche come persona è straordinario. Un ragazzo molto umile che ogni giorno riesce a sorprenderti in allenamento con una giocata particolare. Ho avuto la possibilità di vivere da vicino come giocava, come si allenava e posso dire che era qualcosa di incredibile, fuori dal mondo. Con Ibra ho avuto un ottimo rapporto, formavamo una coppia, stavamo sempre insieme. Una persona molto speciale, ho vissuto dei bei momenti con lui. Ho giocato invece con Bojan tante partite sin dalle giovanili, poi al Barcellona B, in prima squadra e con le nazionali giovanili della Spagna. Avevamo un ottimo rapporto, mi è sempre piaciuto come giocatore”.

Capitolo Inter. Esattamente dieci anni fa, i nerazzurri di Mourinho strappavano al Camp Nou il pass per la finale di Champions League. In quella partita, Guardiola scelse di schierarti nel secondo tempo per l’ultima mezz’ora di gara: cosa ricordi di quella sfida?

“Purtroppo non ho giocato la gara d’andata a San Siro: viaggiai verso Milano insieme alla squadra ma non fui convocato per giocare. L’Inter in quell’anno aveva una squadra con grandi campioni: un’ottima difesa d’esperienza ed anche un attacco infallibile con Eto’o e Milito. Al Campo Nou pensavamo di riuscire a vincere, però l’Inter si chiuse in difesa. Mourinho sapeva come giocare contro il Barcellona e di fronte a giocatori così esperti per noi non fu facile. Con l’espulsione di Thiago Motta abbiamo avuto la sensazione di potercela fare, però l’Inter giocò la sua partita e lo fece molto bene, chiudendosi in difesa. Entrai in campo provando ad ampliare un po’ il gioco e sfruttare le fasce, però fu molto difficile e la squadra di Mourinho riuscì a qualificarsi in finale”.

Tra gli episodi decisivi di quella partita c’è anche il gol annullato a Bojan del possibile 2-0. Come hai vissuto quegli istanti così frenetici?

“Quando segnò Bojan pensai che potevamo ottenere il passaggio del turno. La decisione di annullarlo però ci buttò giù, fu un brutto colpo, anche perché sapevamo che non restava molto tempo. Era difficile, molto difficile. Mourinho quell’anno costruì una squadra molto forte. Guardiola ci motivò molto in quella partita, anche al’intervallo, però non ce l’abbiamo fatta: è finita male per noi e bene per l’Inter”.

Che idea ti sei fatto delle numerose polemiche relative al fallo di mano che di fatto costrinse l’arbitro ad annullare il gol?

“In realtà ci furono alcune polemiche a fine partita, perché ricordo che ne parlammo molto nello spogliatoio, però non so di preciso a quale episodio erano relative. Però credo sia normale, perché un episodio così ti fa rientrare arrabbiato a fine partita. Quel gol avrebbe cambiato molte cose, fu decisivo”.

Cosa vi disse Guardiola all’intervallo per motivarvi?

“Lo ricordo come se fosse ieri. Tutti confidavamo in Messi, e Pep sapendo di averlo in campo disse “Leo, devi tirarci fuori da questa situazione”, perché era l’unico che poteva farlo. Alla fine non è successo, ma sapevamo bene che era lui quello che poteva farlo e darci qualcosa in più”.

Fu una settimana particolare quella che ha preceduto la gara di ritorno del Camp Nou, con il popolo blaugrana motivato nel cercare la ‘remuntada’.

“Ricordo che già quando tornammo da Milano, dopo aver perso 3-1, erano già pronti a motivarci per il ritorno in casa. Sapevamo che al Camp Nou potevamo dare di più, avevamo con noi i nostri tifosi e la settimana fu molto calda. Prima della partita poi le strade si riempirono di gente con tantissimi tifosi ad incitarci. Anche molte moto ci accompagnarono nel percorso verso lo stadio: fu un momento molto speciale”.

Al tuo ingresso in campo hai condiviso la fascia con Maicon, tra i protagonisti dell’Inter di Mourinho. Com’è stato affrontare il brasiliano?

“Maicon giocava ad un grande livello, era tra gli esterni più forti del mondo insieme a Dani Alves, oltre ad essere parte integrante del Brasile. Mi impressionò, perché era più alto di me ed anche più forte, però io dalla mia parte avevo la velocità, ero più rapido. Era molto forte, senza dubbio, e credo sia riuscito anche a dare tanto all’Inter”.

La redazione di Passioneinter.com ringrazia Jeffrén Suarez per la disponibilità.

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