15 Settembre 2013

FOCUS – A fari spenti

Capita a volte che l?alone di scetticismo che circonda un progetto calcistico, lungi dal demoralizzarne i protagonisti, crei un?atmosfera di serenità e pacatezza nell’ambiente considerato, il terreno ideale sul quale piazzare fondamenta nuove e solide, sul quale far crescere un modello vincente.

Capita che l’Inter del nuovo corso targato Mazzarri abbia trovato i propri natali tra i dubbi degli addetti ai lavori del mondo del pallone e la diffidenza di addirittura una larga schiera di tifosi nerazzurri. Capita così che appena alla terza giornata di campionato questa nuova Inter si sia ritrovata ad affrontare da super sfavorita la corazzata bianconera di Conte, assumendo nell’immaginario dei più il triste ruolo dell’inerme vittima sacrificale.

È capitato però che, a dispetto di tutto, questa Inter sia riuscita proprio contro la Juventus a dimostrare che più delle chiacchiere da ?Bar Sport?, che più dei pronostici infausti di esperti o presunti tali, possono il lavoro e la serietà, concetti entrati prepotentemente nella testa dei giocatori nerazzurri da quando a Milano è approdato il livornese Mazzarri.

L’Inter di quest?anno, si vede chiaramente, è diventata la proiezione concreta dell’idea di calcio del suo nuovo tecnico: ordine, concentrazione, abnegazione, corsa. Perdonate se è poco. Il calcio non sarà di quelli spettacolari, ma poco importa se in quattro gare ufficiali fin qui disputate i nerazzurri hanno messo assieme 3 vittorie e un pareggio, andando a segno 10 volte e, udite udite, subendo soltanto un gol, dato quest?ultimo che più di tutti premia la bontà del nuovo corso mazzarriano.

E c’è da immaginare che i critici, spesso, purtroppo, a prescindere dell’Inter post-triplete o nello specifico di Mazzarri, si siano ieri mangiati i gomiti a vedere i giovanissimi (quei giovanissimi che secondo alcuni il tecnico toscano non avrebbe mai fatto giocare un minuto) Icardi e Taider essere già protagonisti in positivo in una gara così importante; i vari brocchi come Alvarez, Jonathan, Nagatomo rinati e pronti a dare il loro onesto contributo alla causa, e spesso e volentieri anche qualcosa di più; oppure l’ennesimo colpo a vuoto del mercato nerazzurro, quel vecchiardo di Campagnaro, preso a costo zero e diventato immediatamente il vero ?padrone? della difesa nerazzurra.

Il tanto paventato se non addirittura auspicato tracollo di questa nuova Inter di fronte al primo, vero, grande ostacolo stagionale dunque non c’è stato. Quella che doveva essere una disfatta si è invece trasformata in una dimostrazione di forza, di quelle che danno ulteriore sicurezza, di quelle che confermano che la strada intrapresa è giusta. Alla faccia di chi non ha saputo risparmiarsi le solite bordate denigratorie anche dopo un?inutile amichevole di fine estate contro il Lugano.

Certo, l’Inter di Mazzarri non è che all’inizio di una lunga e complicata scalata verso quelle posizioni del calcio nazionale oggi, e si spera internazionale domani, che le competono. Quattro gare ufficiali sono ancora troppo poche per garantire qualcosa di più di semplici speranze. Eppure quest?anno le speranze paiono essere riposte negli uomini giusti, in uno spirito nuovo che promette quantomeno di regalare agli occhi dei propri tifosi una squadra viva e combattiva.

Se son questi i risultati, ben vengano anche lo scetticismo e la diffidenza. A fari spenti il lavoro di Mazzarri e dei suoi ragazzi continuerà comunque; a fari spenti forse questa Inter arriverà lontano. E forse, a quel punto, chi ama questi colori potrà guardare con minore amarezza chi (anche e soprattutto tra coloro che si professano interisti fino al midollo) nell’Inter non ha mai creduto veramente.