25 Luglio 2013

FOCUS – Caro Presidente…

di Francesco Filippetto.

Siamo forse agli ultimi giorni dell’ era Moratti. La seconda dopo il padre, famiglia indissolubilmente legata all’ Internazionale per tradizione e storia.

E? giunta l’ora però di farsi da parte, come un campione che quando ha dato tutto capisce che i giovani dietro di lui scalpitano e suo malgrado si rende conto di lasciare comunque la squadra in buone mani.

Da buoni italiani conservatori e timorosi del futuro, l’arrivo improvviso degli indonesiani e la vendita della società sono qualcosa che ci spaventa, un bicchiere troppo pieno, da bere a piccoli sorsi e non in fretta. Se Moratti davvero vendesse l’Inter a Thohir sarebbe l’inizio di un cambiamento epocale per lo sport in Italia dove verrebbero messe in discussione le gerarchie del calcio nostrano.

Le grandi famiglie imprenditrici, rappresentative del potere mediatico e politico (Agnelli, Berlusconi e Moratti), padrone della passione popolare con Juventus, Milan e Inter iniziano così a vacillare. Negli ultimi tempi in più occasioni rumors parlavano di interessamento di sceicchi, russi ecc per qualcuna delle tre grandi, ma alla fine mai nulla si era concretizzato. Prima o poi doveva accadere ed è giusto che sia l’ Inter, tenendo fede al nome, a cominciare.

Se in Italia l’appeal e il potenziale economico delle tre big segna ancora una differenza, in Europa tuttavia non è più così. I soldi non sono tutto ma aiutano, inoltre non hanno nazionalità e da sempre conta chi ne ha di più. E? finita l’era del calcio romantico, ora quello che era uno sport è diventato un business ed è impensabile, soprattutto con l’attuale situazione italiana, pensare ad un passaggio di una società da una famiglia ad un’altra.

Gli ultimi club di prestigio che hanno avuto cambi di proprietà sono passati attraverso momenti drastici come fallimenti, serie difficoltà finanziarie, ecc, basti pensare a Roma, Fiorentina, Lazio. Forse mascherandolo anche l’Inter è arrivata a questo punto e per Moratti è obbligatorio cedere. L’Inter ha alle spalle 18 anni di presidenza di Massimo e più di un miliardo di euro investito, ed è chiaro che il Presidente non voglia più spendere come nel passato, pago dei successi e indebolito dalla crisi.

Un po’ di paura c’è, l’Inter dopo la cordata cinese adesso è nelle mire di altri potenti asiatici. Siamo diventati un giocattolo accessibile, forse le voci dei mercati su di noi ci dipingono come una società allettante per i barracuda della finanza. Non conosciamo Thohir, ignoriamo le vere ragioni che lo portano a questo interessamento e questo ci spaventa. Le alternative purtroppo però non ci sono e questa scelta cosi frettolosa e forse obbligata è il classico vivere o morire.

Moratti è probabilmente conscio di avere delle forti responsabilità sulla situazione economica nerazzurra. In molti lo considerano uno dei problemi dell’Inter. Un presidente troppo buono, un proprietario tifoso ma non competente, un dirigente spendaccione. L’Inter ha la società con il maggior numero di dirigenti, tra cui innumerevoli famigliari all’interno, ma resta una delle meno organizzate e più confuse.

Purtroppo avere un nuovo padrone, per lo più straniero non vuole dire solo maggiore disponibilità economica, vuol dire riorganizzare una struttura societaria. Thohir si cala in una nuova realtà che non conosce, dove dovrà confrontarsi con la piazza e con il sistema calcio italiano e i suoi poteri. L’esperienza Roma/Pallotta preoccupa, ma bisogna essere realistici aspettandosi qualche ingenuità o errore di gioventù da una società nuova, per contro avremo anche una mentalità probabilmente più visionaria e intraprendente.

Aspettiamo gli sviluppi di questa situazione e di conoscere quindi i futuri ruoli dei protagonisti, scoprendo le cifre reali dell’ operazione. Caro Massimo Moratti, comunque vada tu la storia l’ hai scritta, con fatica forse, ma ci sei riuscito; e se un giorno non sarai più il nostro Presidente non ti preoccupare, ci sarai comunque e resterai per sempre uno di noi.