23 Agosto 2014

FOCUS – Fredy Guarin: c’eravamo tanto amati (o forse no).

Focus Guarin: pare sia giunta l’ora dei saluti tra il colombiano e l’Inter. Ripercorriamo assieme l’avventura nerazzurra dell’ex centrocampista del Porto.

Nella settimana di Mario Balotelli al Liverpool, fulmine a ciel sereno che illumina la Milano rossonera da ormai più di 48 ore, pare passare in sordina un’altra importante possibile uscita nella metà nerazzurra della città della moda: l’Inter e Fredy Guarin stanno per dirsi addio. Il mercato è imprevedibile, e salvo ufficialità è giusto e prudente usare periodi ipotetici, ma, secondo quanto trapelato nelle ultime ore, il divorzio sarebbe ormai ad un passo dal divenire realtà. Guarin, centrocampista colombiano reduce da un Mondiale condito da più panchine che spunti strappa applausi , è ormai da tempo una delle vittime designate ad essere sacrificate sull’altare del calciomercato: giocatore arrivato in nerazzurro nel 2012 per 11 milioni di euro, potrebbe lasciare la Beneamata per una cifra vicina a quella d’acquisto, garantendo linfa vitale alle casse nerazzurre, a questo punto pronte a poter concludere il mercato, tramite un ultimo bonifico, con la famosa ciliegina sulla torta, regalando a Mazzarri quella seconda punta necessaria a completare un reparto offensivo apparso incompleto e totalmente dipendente dalle giocate dell’ormai non più giovanissimo Rodrigo Palacio.

C’eravamo tanto amati, dicevamo. L’arrivo di Guarin, in piena era Stramaccioni, consegnò all’allora sterile centrocampo nerazzurro( al tempo decimato dagli infortuni) un uomo di quantità e qualità, tornato poi utilissimo soltanto nel finale di stagione, a causa delle iniziali noie al polpaccio portate con sè dall’allora rumoroso addio alla società lusitana. Fu una trattativa complessa: 1,5 milioni di euro ai Dragoni, più il riscatto arrivato in seguito (con sconto) nel giugno successivo, prologo ad una stagione pronta ad iniziare col botto: apice del percorso nerazzurro di Fredy è lo storico match dello Juventus Stadium, con i nerazzurri, che grazie anche all’incredibile impatto a partita in corso del giocatore, espugnano l’allora mai teatro di sconfitte bianconero. Colombiano decisivo anche in zona gol: memorabile la rete contro il Napoli nel dicembre dello stesso anno su uno schema partito da calcio d’angolo. Passano i mesi, le gioie e l’entusiasmo iniziali lasciano spazio a rassegnazione e delusioni: l’era Strama viene consegnata agli archivi per fare spazio a quella firmata Mazzarri.

Nel 3-5-2 di napoletana memoria pare non esserci spazio per il giocatore, provato prima come mezz’ala, poi addirittura come trequartista dietro l’unica punta senza mai convincere troppo. Alle vicende tattiche, che, col tempo regalano ai tifosi nerazzurri un giocatore poco incline al gioco di squadra tanto da risultare  a volte deleterio, va unita un’incredibile parentesi di mercato capace di scatenare una vera e propria rivolta all’interno del mondo a strisce nero-blu: Guarin, dopo una trattativa lampo, diviene quasi un giocatore della Juventus in cambio di Mirko Vucinic e di un conguaglio. La folla non ci sta, e nonostante il colpo di reni di Erick Thohir capace di bloccare tutto, i rapporti col giocatore cambieranno: la Juve non è un’avversaria qualunque, e spingere per un trasferimento all’acerrima rivale è un oltraggio imperdonabile. A sedare la rovente situazione arriva il rinnovo ed una serie di dichiarazioni del centrocampista, deciso a riportare la quiete in una situazione divenuta quasi insostenibile. Le prestazioni del Guaro però, sembrano dire tutt’altro: un retropassaggio suicida nel secondo tempo di Livorno – Inter è solo l’ultimo rintocco di una campana che non trova pace da mesi: tra Fredy e l’Inter pare essersi rotta qualcosa. Finito il campionato inizia l’avventura brasiliana del giocatore, pedina poco utilizzata di un’arcigna Colombia capace di cogliere consensi da tutto il globo calcistico. Il tecnico Pekerman non si fida dell’anarchia tattica del nerazzurro, preferendogli praticamente per tutta la durata della competizione il duo tutto grinta ed ordine Sanchez – Aguilar. L’unica partita giocata da titolare, quella contro il Giappone dell’amico Nagatomo, regala un Fredy spento e non particolarmente nel vivo del gioco, capace di strappare una sufficienza risicata e nulla più.

Il resto è storia recente: tornati dalle vacanze si inizia a fare sul serio, ed anche nel primo match ufficiale tra i nerazzurri e gli islandesi dello Stjarnan il numero 13 nerazzurro viene relegato in panchina. Dopo la fredda trasferta ecco l’arrivo del procuratore del giocatore con in mano le possibili offerte di trasferimento: in pole c’è lo Zenit del mentore Villas-Boas, pronto a riabbracciare il suo pupillo con il quale ha alzato al cielo l’Europa League ai tempi del Porto. Palla al giocatore e all’Inter: nerazzurri disposti a privarsi del giocatore, ma alle proprie condizioni e senza regalare nulla ai club interessati. Le prossime ore saranno decisive per il futuro del giocatore: c’eravamo tanto amati Fredy, ma forse è proprio giunta l’ora di dirsi addio.