14 Marzo 2015

FOCUS – Oggi e domani: storie e valzer di numeri uno

La Caporetto di Carrizo di pochi giorni fa e la particolare situazione contrattuale di Samir Handanovic hanno repentinamente spostato i riflettori del mondo nerazzurro sul ruolo di estremo difensore, destando una non irrilevante preoccupazione da parte di addetti ai lavori e non. L’oggi ed il domani della maglie numero 1 e 12 non è mai stato così incerto, ed attraverso questo focus proveremo a leggere tra le righe quel che sta succedendo e quel che ci aspetta in un futuro meno prossimo di quanto possa sembrare.

L’OGGI – Procedendo a ritroso risulta praticamente impossibile individuare un momento della storia recente nerazzurra così pieno di incertezze sul ruolo di estremo difensore. Non è solo una questione di rendimento, è più un cocktail di situazioni particolari, andato a crearsi in un momento delicato della stagione e che lascia pochi margini di manovra in vista della prossima stagione. Handanovic, all’alba del proprio personalissimo terzo giro di boa in maglia nerazzurra pare sempre più vicino ad un addio, forse evitabile con un po’ più di programmazione, ma pur sempre un addio. Quello che è quasi all’unanimità riconosciuto come uno dei punti di forza, nonché capo della spina dorsale nerazzurra, potrebbe salutare tutti dopo tre anni di tanto lavoro, tanta gratificazione personale e poca di gruppo. Il buon Samir infatti, senza troppi giri di parole, ha difeso la porta nerazzurra in uno dei momenti più difficili della squadra meneghina, dove come lui stesso ha candidamente ammesso col sorriso sulle labbra “Si è lavorato più del previsto “. Le ambizioni personali del giocatore (sempre più vicino ai trentuno anni e con il contratto in scadenza nel 2016) lo spingono a caccia di nuove avventure, verso scenari europei di maggior prestigio e verso la possibilità di competere per qualcosa che al momento l’attuale casa madre non può promettere. Se la maglia numero uno barcolla, quella di numero dodici non sta assolutamente meglio: Juan Pablo Carrizo da Santa Fe è diventato nel giro di poche ore il nuovo mostro nerazzurro da sbattere in prima pagina. Totalmente da dimenticare l’ultima uscita europea dell’argentino, che a suon di prestazioni positive aveva convinto Roberto Mancini ad affidargli il ruolo di ultimo custode nella delicata trasferta tedesca, andata poi come tutti ben sappiamo. Non è il primo momento buio della carriera di JPC, che già ai tempi della Lazio e del River Plate aveva regalato attimi da codice rosso ai propri tifosi, tali da comprometterne la definitiva consacrazione, dopo essere stato per lungo tempo l’acquisto più caro dell’intera gestione Lotito. Nonostante le smentite di rito di un Mancini che ben leggendo il difficile momento del giocatore evita dichiarazioni che peggiorerebbero ulteriormente la situazione, il futuro del portiere numero 30 non è più così nerazzurro come poteva sembrarlo soltanto pochi giorni fa: il contratto in scadenza nel 2015 e la volontà di avere un dodicesimo uomo più affidabile potrebbero prevalere anche sulla costanza di rendimento pre-Wolfsburg del portiere, che ad onor di cronaca scivola sulla prima vera e propria buccia di banana stagionale proprio nella trasferta tedesca dopo prestazioni di tutto rispetto, specialmente in campo europeo dove aveva ben figurato anche durante la gestione Mazzarri. Discorso diverso và invece fatto per Tommaso Berni, paradossalmente il più certo di restare in nerazzurro nonostante le trattative per il rinnovo del contratto in scadenza nel prossimo giugno non siano ancora calde. L’ex Torino ha destato ottime impressioni, soprattutto a livello ambientale, distinguendosi anche come “uomo spogliatoio”  oltre che come calciatore cresciuto in un vivaio italiano e quindi utile anche nell’ipotetico discorso legato alle liste UEFA.

IL DOMANI – Con un oggi così pieno di dubbi, diventa più che fondamentale preparare al meglio il domani, in un ruolo dove sbagliare è vietato e i margini di manovra, anche a causa del difficile momento economico, sono ridotti all’osso. L’ipotetico e non impossibile addio di Handanovic apre necessariamente le porte ad un innesto di qualità, dovuto intanto alla storia nerazzurra che ha sempre fatto leva su numeri uno di un certo livello ma anche ad una squadra che per tornare grande necessita di gettare le basi partendo proprio dalla difesa, di cui il portiere è in un certo senso il simbolo. Tanti i nomi emersi nelle ultime ore: da Pepe Reina a Mattia Perin, passando per Cech. Tutti nomi di un certo spessore, ma allo stesso tempo non così semplici da vedere in nerazzurro per differenti motivi. Se sul portiere italiano dal sicuro futuro a pesare è il costo del cartellino ( la bottega Preziosi è da sempre pregiata ), a gravare sull’ex napoletano è invece la carta d’identità che recita appunto “classe 1982”. Le capacità dello spagnolo, in grado anche di giocare con i piedi e quindi di essere parte della manovra sono assolutamente indiscutibili, ma implicherebbero una programmazione a breve termine, forse non totalmente gradita al presidente Thohir. A far pendere l’ago della bilancia in favore dell’ex Liverpool sarebbe però la volontà del giocatore, deciso a tornare in campo dopo una stagione passata all’ombra di Neuer, attualmente numero uno al mondo, unita a costi non particolarmente proibitivi vista l’età del giocatore. Discorso simile potrebbe essere fatto per Cech, sul quale pesa però uno stipendio da nababbo, al momento totalmente lontano dai parametri nerazzurri, nonostante la volontà della società di avere un nome di un certo spessore sulla linea di porta. Nome delle scorse settimane è invece quello di Szcz?sny, portiere polacco del’Arsenal, recentemente divenuto una seconda scelta di Wenger dopo una serie di prestazioni altalenanti: anche in questo caso sarebbero da valutare i costi, sicuramente maggiori rispetto a quelli del campionato italiano e le pretese del giocatore, che a Milano avrebbe comunque la possibilità di rimettersi in luce anche in vista delle prossime competizioni da giocare con la maglia della propria nazionale. Negli ultimi due casi è da tenere in conto anche l’aspetto comunicativo, con i due portieri di Premier League che avrebbero evidenti problemi di dialogo con una difesa sempre più italiana.

Capitolo numero 12, e quindi giovani in prestito: la possibile partenza di Carrizo aprirebbe le porte ai  nerazzurri attualmente in prestito, che avrebbero la possibilità di mettersi in luce in un ambiente conosciuto e che ha dimostrato di credere nei propri talenti. Bardi e Di Gennaro, uno reduce da una stagione negativa a Verona e l’altro dalla stagione in cadetteria tra le fila del Latina, potrebbero quindi tornare a casa, per la gioia di chi li ha visti crescere parata dopo parata. Sarebbe un approccio soft, forse giusto o forse no, ma che permetterebbe ai ragazzi di tornare in un ambiente dove anche un anno all’ombra dei più grandi può essere importante quasi quanto giocare con costanza. Possibile che a tornare a casa sia soltanto uno dei due, ma per i nomi è ancora presto. Bardi deve intanto provare a riprendersi quel che ha perso con l’arrivo di Maran, Di Gennaro continuare a giocare, provando, perché no, ad imporsi già da subito come portiere d’altra categoria nonostante la giovanissima età.

Concludiamo così il nostro viaggio tra l’oggi ed il domani nerazzurro: si è parlato di portieri, di numeri uno del presente e del futuro. La possibile era di cambiamenti non deve demotivare o irrigidire l’ambiente: la storia dei portieri nerazzurri continuerà, sposando un progetto ambizioso e duraturo. Che il valzer abbia inizio!

di Giuseppe Chiaramonte

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