28 Maggio 2013

FOCUS – La rosa attuale: che farne? Parte I

Di Giorgio Crico.

Dopo una stagione da ossa rotte qual è quella appena passata dall’Inter si assiste di solito a un duplice processo di rottamazione: quello dei nervi del tifoso medio interista, ferito nell’animo e nell’orgoglio tanto che nemmeno la collezione completa del Triplete in DVD riesce a lenire le sue ferite e quello dei giocatori più deludenti di quest?annata, disgraziata da qualsiasi punto di vista la si voglia guardare. Tralasciando per ora il tema dell’allenatore (chi vuole e chi effettivamente comprerà Mazzarri) che impazzerà ancora per un po’, si suppone, è il caso di cominciare a ragionare sugli uomini impiegati nel 2012/2013 per provare ad abbozzare delle valutazioni di rendimento, per provare a capire chi riconfermare nella attuale rosa anche per il prossimo anno, operazione necessaria ancor prima dello stabilire obiettivi di mercato. Partiamo dalla retroguardia e dagli esterni (cliccate qui per leggere invece di centrocampo e attacco):

I PORTIERI ? Handanovic è il numero uno, su questo non si discute. L’uomo che ha avuto il rendimento più alto nell’Inter di quest?anno, il portiere che ha consentito al Biscione di non soccombere prendendo valanghe di gol (come tristemente successo all’ultima giornata) in moltissime occasioni. Non a caso la sua media voto ha subito un calo nelle ultime settimane: al generale andazzo complessivo della squadra era inevitabile che lo sloveno pensasse, sicuramente a livello inconscio, dato il professionista in questione, qualcosa come ?Ma perché devo essere sempre l’unico a cui importa qualcosa di non perdere?? e dunque si rilassasse mentalmente arrivando a fare anche qualche errore decisivo. Ma non gli si può proprio rimproverare alcunché: è la solida base da cui ripartire in estate e per fortuna il Barcellona non pare più così intenzionato a spendere tutti quei soldi per lui (anche se li varrebbe, eccome se li varrebbe). Castellazzi, dal canto suo, è stato sfortunatissimo perché ha rimediato un infortunio davvero grave praticamente all’esordio stagionale; va anche aggiunto, però, che il suo sostituto Carrizo non l’ha certamente fatto rimpiangere, dimostrandosi un secondo portiere assolutamente di livello e decisamente meritandosi la riconferma. Belec non ha fatto male nel complesso ma l’inesperienza l’ha sicuramente portato a commettere qualche errore in Europa League che l’ha demoralizzato. Ma la stoffa c’è: il posto di terzo portiere potrebbe essere ancora suo, anche se resta da valutare la situazione di Castellazzi che, data l’affidabilità, rimane comunque in lizza per il medesimo ruolo, una volta che si sia ristabilito completamente.

I DIFENSORI ? Nel reparto arretrato le uniche certezze sono il trio Samuel-Ranocchia-Juan Jesus che tanto bene ha fatto nel miglior momento nerazzurro, questo autunno. È indubbio che The Wall conti ormai 34 primavere ma resta uno dei migliori centrali di difesa della Penisola; un anno in più a istruire i due più giovani apprendisti Ranocchia e JJ non può fargli male, anche se dovesse giocare di meno (ma non è affatto detto). Sul conto degli altri due ragazzi si possono senz’altro annoverare luci e ombre ma la “creta” di base è finissima e di ottima qualità: il futuro è solo loro. Il giudizio sugli altri protagonisti della retroguardia, purtroppo, non può che essere negativo: Silvestre, nonostante sembrasse oggetto del desiderio di mezza Serie A un anno fa, andrebbe rispedito al Palermo senza troppi complimenti. Il giocatore non sembra godere più di alcuna fiducia in sé stesso e va completamente recuperato dal punto di vista psicologico, lusso che un?Inter che si vuole rilanciare nel giro di appena qualche mese non si può permettere. Capitolo diverso per Cristian Chivu: il giocatore romeno conserva sempre gli ottimi piedi, il senso della posizione e la grande tecnica ma, vedendolo giocare quest?anno, è apparso palese come vada in crisi profonda sui tempi di inserimento avversari e sulle diagonali difensive. Alla sua età e col suo palmares gli si può consentire di rimanere in rosa per un altro anno ma, anche per onestà verso un uomo che ha dato comunque molto alla maglia, gli andrebbe fatto presente che non potrà giocare più di 8/12 partite e praticamente mai da titolare. Triste, molto triste, ma il crepuscolo arriva per t

GLI ESTERNI ? Nell’attuale rosa sono presenti Alvaro Pereira, Yuto Nagatomo, Ezequiel Schelotto e Jonathan quali esterni puri; per mero spirito di semplificazione aggiungiamo alla lista anche Javier Zanetti, anche se quest?anno ha giocato prevalentemente da interno di centrocampo o, al massimo, terzino. A parte il giapponese e il Capitano, entrambi colpiti da brutti infortuni in diversi momenti della stagione, basta leggere i restanti nomi per procurare gravi crisi di rabbia e frustrazione ai tifosi nerazzurri. L’uruguagio, pagato uno sproposito nel 2012 per quanto ha poi effettivamente fatto vedere in campo, è arrivato a Milano circondato da mille aspettative ma non è riuscito a mostrare che il 10% di quanto invece aveva fatto vedere con addosso la maglia del Porto. Un enorme dinamismo atletico, grandissime capacità di corsa e una volontà di impegno sicuramente encomiabile ma tragicamente sterile negli esiti concreti; oltretutto il nostro esterno ha dimostrato con tragica continuità alcune lacune difensive (soprattutto su marcatura, posizionamento e diagonali) che, in un calciatore su cui si vuol fare affidamento anche come terzino, semplicemente non possono esistere: Mazzarri avrà il compito di capire se è la complessa situazione difensiva di squadra ad aver ostacolato Pereira o se il suo modo di difendere è davvero questo. Nel secondo caso apparirebbe logico valutare se tenerlo o meno: il rischio (non da poco) che davvero non sia adattabile al calcio italiano è troppo grosso per correrlo. Il numero 31 ha sbagliato caterve di cross (azzeccandone qualcuno, questo gli va riconosciuto, che spesso è stato trasformato in rete) e non ha mostrato doti tecniche di base eccellenti; al momento l’Inter ha un bisogno disperato di “piedi buoni” e dunque anche questa necessità va tenuta presente in sede di mercato. Normalmente, a un giocatore che dimostra un rendimento così altalenante al primo anno di Italia, viene concessa d?obbligo una prova d?appello da non fallire, una seconda chance, ma il suo rendimento, insieme con la squadra, è colato completamente a picco proprio nel momento in cui avrebbe dovuto iniziare a uscire il ?vero Pereira?, verso gennaio, per poi non rialzarsi più. A tutt?oggi le sue migliori prestazioni (che hanno avuto luogo durante il presunto ?ambientamento? autunnale, di pari passo con tutta l’Inter) paiono più episodiche che non frutto di un talento espresso a tratti; se a tutto ciò aggiungiamo che Palito ha già quasi 28 anni arriviamo anche a comprendere come i margini di miglioramento per l’uruguagio siano decisamente esigui. Forse cederlo finché ha ancora degli affezionati estimatori non sarebbe una brutta idea, quanto meno per rientrare dall’investimento fatto lo scorso anno e magari trovando al giocatore un campionato più fisico, dove possa esprimersi al meglio. Nagatomo è ancora il miglior esterno attualmente in forza all’Inter anche se il Samurai nerazzurro ha dovuto saltare praticamente quasi tutta la seconda parte di stagione a causa dei continui infortuni che l’hanno flagellato. Yuto lo conosciamo bene, non è certamente quel che si chiama fenomeno assoluto ma garantisce uno standard di rendimento piuttosto alto e costante, non facendo mai mancare la spinta in fase offensiva oltre ad aver mostrato ottimi miglioramenti in copertura. La conferma del calciatore del Sol Levante è, giustamente, scontata. Capitoli Schelotto e Jonathan, ossia le dolenti note: del primo è stato prima detto che sia stato fortemente voluto da Stramaccioni a gennaio, salvo poi ritrattare e sostenere che l’allenatore romano avesse semplicemente chiesto un “esterno destro”, identificato da Branca proprio in Schelotto. Lo stesso ex tecnico, presumibilmente anche osservandolo negli allenamenti settimanali, non gli ha mai accordato una fiducia piena e totale e questo vuoto di self confidence ha portato il giocatore a un?involuzione tale che il pubblico di San Siro non lo vuol più vedere nemmeno in fotografia. Il Galgo, dal canto suo, non è mai stato un campione (nonostante godesse di una stampa talmente buona che a tratti, leggendo i giornali, poteva pure sembrarlo) ma l’ala destra vista negli ultimi due mesi è decisamente troppo, troppissimo scarsa per essere vera. Si potrebbe applicare benissimo anche a lui il ?teorema Silvestre? precedentemente esposto: il giocatore è in tale crisi di identità che ha un bisogno disperato di reimporsi come titolare fisso e riguadagnare l’autostima dispersa, anche se questo volesse dire perdonargli, perlomeno in principio, brutte partite ed errori grossolani. Appare dunque evidente che questo delicato lavoro di recupero non può essere attuato in un?Inter che dovrà fare risultato sempre e da subito, pena la ?crocefissione preventiva? che tecnico e tifosi metterebbero in atto dopo appena un paio di match così così: spiace ?rimandarlo a settembre? dopo soli sei mesi, ma l’italoargentino avrebbe davvero bisogno di cambiare aria per ritrovarsi (o per dimostrare definitivamente che non merita un palcoscenico così prestigioso). Diverso il caso di Jonathan: il simpatico numero 42 ha iniziato a mostrare buone prove nell’esatto momento in cui ha avuto continuità e dunque quando, ormai, non c’era più nulla da perdere (ma nemmeno da vincere) mostrando qualche dote che, per la prima volta, ha potuto far intuire al pubblico del Biscione perché fosse stato acquistato due anni fa. Il buon Jonny ha mostrato un calcio decoroso e dignitoso ma un terzino vero, indipendentemente dalla buona volontà del brasiliano, è un?altra cosa, è importante sottolinearlo (giacché, ultimamente, il rendimento in rialzo ha portato anche a un certo tipo di affezione, per così dire, folkloristica verso l’uomo, più che il giocatore). Una sua conferma sarebbe unicamente figlia delle cinque o sei partite buone che ha disputato in questo disastroso finale di stagione dove, lo si ammetta, nel grigiore generale non era poi complicato distinguersi in positivo. Restano comunque le venti e passa prove disastrose che il Gabbiano ci ha regalato nel suo anno e mezzo di Inter: in virtù di queste andrebbe, con un pizzico di cinismo (ma tant?è), cercata al più presto una nuova sistemazione per il terzino, riuscito a non deprezzarsi ulteriormente negli ultimi due mesi (un merito che gli va giustamente tributato). Chiusura obbligata su capitan Zanetti, destinatario di un regalo ?particolare? della malasorte in questa atroce annata: il primo infortunio serio della sua carriera. El Tractor tornerà, è già scritto, perché non può, non vuole e non deve chiudere una carriera così gloriosa con un infortunio a 270? dal fischio finale della peggior stagione degli ultimi quindici anni. È stato un anno di luci e ombre anche per lui, che ha commesso un numero di errori impressionante visto e considerato chi è ma d?altraparte non si può pretendere che in una barca al più assoluto sbando rimanga sempre e comunque saldo e senza macchia un quarantenne che comunque corre più del 90% dei suoi compagni di squadra (tanti dei quali potrebbero essere tranquillamente suoi figli) e, data la sua poliedricità tattica, non finisce mai una partita nella stessa posizione in cui l’ha iniziata. Come al solito, non ci si può che inchinare a un giocatore che, pensandoci bene, ha commesso solamente quegli errori in tutta la stagione (ribadiamo: tanti per essere lui, che normalmente non sbaglia praticamente mai) dovendo giocare comunque ogni tre giorni e venendo sballottato in ogni angolo del campo. Che futuro riservargli l’anno prossimo? Beh, si possono anche fare ipotesi sul fatto che non giocherà più di venti o venticinque partite data l’età (e qualcuno se lo augurerà anche) ma se in allenamento il mister  continuerà a essere impressionato dall’impegno e dai risultati di questo eterno Peter Pan del pallone come ogni tecnico che è passato ad Appiano Gentile, beh, il nostro Saverio sarà ancora titolare inamovibile. E, concedetemelo, se lo sarà anche meritato.

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