15 Novembre 2011

Il sole nascente dopo la lunga notte

Quanto non ci piace quando sotto l’ombrellone, d?estate, stesi sul lettino, dobbiamo alzarci perché il sole, anzi la terra, si sposta. La cosa ci infastidisce, perché la stagione calda viene dopo l’autunno, l’inverno e la primavera, perché segue mesi freddi, fatti magari prevalentemente di stanchezza, lavoro e delusioni (le tre cose sono sempre collegate fra loro!), e vorremmo giusto un po’ goderci il relax di una vacanza, senza pensare a nulla, tranne che a quei giorni di sole e mare. Ma il sole pare quasi volerci fare un dispetto, e sembra vada via da noi, quando in realtà siamo noi che ci muoviamo.

UNA NOTTE INFINITA? – Quel 22 maggio di due anni fa il relax e i sorrisi arrivarono puntuali alle 22.45. Era sera, una sera mite, con un venticello caldo al punto giusto, a ricordarci che stava arrivando una lunga estate interista dopo un interminabile inverno. C’erano le stelle, erano tante, ognuna valeva un momento di sconforto passato negli anni precedenti. E più in là c’era una grande luna che attirava i nostri sguardi in un momento irripetibile, stracolmi di lacrime strappate all’anima. Il sole sembrava non voler sorgere mai dopo quella che fu la notte più lunga per tutti i tifosi interisti del mondo. Ma come in un quadro del Monet, il sole sorge riflettendo la sua luce nell’acqua. E se lo fa, state certi che prima o poi si ?sposterà?. Poche ore infatti, solo poche ore, e già tutti a rincorrerlo.

FORTUNA – L’Inter la sera prima aveva centrato il Triplete, un?impresa mai riuscita nel Bel Paese. Eppure non era sufficiente. Non era bastata, a ragione, la prima Coppa Italia di Mancini: ?eh, ma l’Inter si confermerà quando vincerà il campionato?; non erano bastati gli scudetti messi in fila in 4 anni: ?eh, ma l’Inter sarà grande quando trionferà in Europa?; era logico che non sarebbe bastata a tutti nemmeno la Champions. Perché già al sorgere del sole qualcuno ha iniziato a spingerlo qua e là. La prima imputazione era l’eccessiva dose di fortuna. In realtà, l’abbiamo sempre detto e non ci stancheremo mai di ripeterlo, la fortuna sa da che parte andare. Non sbaglia mai strada, e difficilmente affida se stessa e tutto ciò che può portare a qualcuno che non è in grado di tenerla sul palmo di una mano. Aveva provato ad accasarsi al Milan, ma quell’Inter si era dimostrata troppo superiore anche in 10 nel derby. Aveva provato a prendere la strada di Roma, ma forse il troppo impeto, la troppa frenesia giallorossa l’hanno fatta cadere dalla mano. E allora è tornata a Milano: l’Inter non l’ha tradita.

ARBITRI – Il secondo capo d?accusa era rappresentato dalle sviste arbitrali. Il bello è che nel calcio e nella vita tutto si paga prima o poi. Ti presentano il conto, magari anche tutto in un colpo solo. E dovresti pagarlo. L’Inter trasse sicuramente benefici da situazioni discutibili nella sua area di rigore a Milano contro il Chelsea e contro il Barcellona. Indubbiamente due episodi importanti e che potevano evolversi diversamente, marchiando a fuoco il cammino dei nerazzurri. Ma andò bene per l’undici di Mou, che alla fine, grazie soprattutto ai suoi meriti, si caricò la coppa in braccio e la portò fino a Milano. Pochi si erano accorti che il conto all’Inter provarono a servirlo direttamente a Barcellona, con la sceneggiata degna del miglior Charlie Chaplin messa in atto da Busquets. L’Inter si ?rifiutò? di pagare subito, rimandando al futuro. E la sorte ha dilazionato il tutto in un mutuo (speriamo breve). Ma va bene così. In fondo la ruota, come il sole, gira: l’importante è che non ci sia nessuno a decidere in quale senso e in quale direzione. Se gira autonomamente va bene.

ITALIA SI, ITALIA NO – Quando ormai non c’erano più molte accuse da rivolgere alla società del patron Moratti, pur di far muovere quel famoso sole disposto di sua sponte a rimanere inerte, qualcuno ha scelto di cadere nel ridicolo. ?Non ha vinto una squadra italiana, ha vinto una squadra di extracomunitari?. Ora, tralasciamo tutte le implicazioni umane che può avere un?affermazione del genere, perché non è il caso di affrontarle e non è necessario. Ma esiste una norma che stabilisce la validità di una vittoria in base alla nazionalità dei tesserati? Esiste una norma che impone un numero massimo di stranieri all’interno di una rosa? Non sappiamo fino a che punto l’orgoglio per una vittoria possa dipendere dal nome dei giocatori e dalla loro provenienza anziché dalla maglia e dai suoi colori e dagli ideali di cui si fa portatrice una compagine sportiva. Non lo sappiamo, perché siamo nati in un?epoca che non ha mai contemplato la presenza obbligatoria in squadra di soli italiani. Non abbiamo quel tipo di esperienza per poterlo dire, ma ne abbiamo un?altra: la vittoria del mondiale cinque anni fa sicuramente ci ha reso contenti e orgogliosi allo stesso modo di quella Champions. E? stato un orgoglio diverso in situazioni completamente differenti, dato anche dalla consapevolezza citata negli approfondimenti precedenti: il trionfo della Nazionale era una vittoria di tutti e contro tutti, perché quella di un Paese intero in un triste momento sportivo, ottenuta da giocatori che quasi per obbligo hanno giocato sullo stesso campo; quella dei nerazzurri è stata comunque una vittoria contro tutti, ma di pochi, perché nessuno al giorno d?oggi può dettare le strategie a un club.

STIMOLO – Il sole non gira, anche se per secoli abbiamo creduto che fosse così. Quando qualcuno prova a farlo muovere, siamo soliti sempre spostarci per seguirlo, e questa idea, questa tendenza non è malvagia in sé, perché del sole abbiamo infinitamente bisogno, e dobbiamo stargli dietro il più possibile. Ciò che è accaduto due anni fa risulta ancora oggi essere un serbatoio di vita, e ci permettiamo di prendere spesso spunto da quelle gesta perché esse, oltre che come esempio, servono anche per portarci con la mente su quella spiaggia, al sole, lontano dagli inverni e dalle piogge. Ma del sole nascente dopo la notte e movente nel cielo, delle critiche, dei detrattori, delle assurdità, in fondo, abbiamo sempre bisogno: qualcuno di voi immagina forse di lottare e dimostrare qualcosa al nulla in persona?!