5 Novembre 2011

La sofferenza umana riscopre l’umanità dello sportivo

Una decisione presa in poche ore: una partita importante, un campo che tutto sommato era in condizioni accettabili, un incasso che sarebbe andato ad aiutare coloro che erano e sono colpiti dalla ragione che avrebbe potuto far rimandare la gara stessa.

L’alluvione che ha colpito la Liguria, inizialmente nella parte orientale, in quelle amate cinque terre che tanto hanno fatto da sfondo a coppiette innamorate o famiglie in vacanza, ispirato poeti del passato e illustri pittori, una delle meraviglie turistiche del nostro bel paese. La cronaca parla di morti, feriti, sfollati, danni, tragedie, ricordi coperti da un’insensibile quanto micidiale distesa di fango. Dichiarato lo stato di allerta, le popolazioni colpite hanno iniziato a guardare il cielo, pregando che quelle mura d’acqua distruttiva smettessero di falcidiare i loro ricordi, la loro vita.

La Liguria non è solo questo, è anche sport, sport nazionale di massimo livello con due squadre che militano nei massimi campionati nazionali. Con la Sampdoria in serie b, impegnata in una gara in trasferta, era compito del Genoa fare qualcosa, non solo a parole, sfruttare il peso e l’influenza di questo sport, un uso positivo, un dono dei frutti della passione per il calcio per chi ha visto spazzati via i frutti della propria vita. La decisione di Preziosi è tanto importante quanto sentita: devolvere l’intero ricavato della partita casalinga contro l’Inter a favore delle popolazioni colpite dall’alluvione. Un’iniziativa splendida che avvicina il mondo del calcio, così avvolto dai lustrini della vita da vip, con stipendi stratosferici, alle persone comuni, con il futuro coperto dal fango.

Gli occhi tornano al cielo, per ringraziare e per pregare che le nuvole possano interrompere il loro pianto letale, che possano permettere loro di ricominciare. Le nuvole si spostano, ma non lasciano la Liguria; tutto si sposta su Genova, la città della gara. Timidamente viene diramata una dichiarazione che rassicura i tifosi e le squadre: “il campo è in condizioni accettabili la partita si farà.” Un attimo di sollievo che dura giusto il tempo di un sospiro. Le porte dell’Inferno si riaprono, ad uscire non sono fiamme ma altra acqua in quantità impressionante, si registrano le prime vittime, i danni sono innumerevoli, la città è in ginocchio: “Il campo potrà essere praticabile ma la partita non si gioca.”

Una decisione importante quanto condivisibile che riscopre unite le due facce della medaglia: lo sportivo e l’uomo. Sono molte le frasi degli interessati a riguardo: uno dei primi non può che essere il presidente Preziosi che analizza bene entrambi gli aspetti sulle pagine della Gazzetta dello Sport  “Dal punto di vista sportivo sarebbe stato meglio giocare, visto che l’Inter aveva diversi infortunati e che era reduce dalla gara di Champions League, ma emotivamente non penso che sarebbe stato facile scendere in campo con una Genova così ferita. Come potrebbero i genoani pensare al calcio in una situazione di distruzione così.” La distruzione che non lascia insensibile nemmeno la società interista che si è detta solidale con il popolo ligure. Non ha voluto far mancare il suo appoggio nemmeno il fantasista interista Wesley Sneijder che sul profilo di Twitter si esprime così Domenica non giocheremo contro il Genoa. I miei pensieri vanno ai cittadini di Genova.” Una frase semplice quanto profonda: un professionista che davanti alla tragedia mette tra parentesi la sua professione per rivolgersi da uomo ad altri uomini, che smette di pensare a schemi o rimonte o difficoltà della squadra e dona tutti i suoi pensieri ai cittadini di Genova.

In questo periodo dove le persone faticano a sentire vicini i mondi dei calciatori per tutti i loro benefici, l’umanità di quel mondo che in fondo è umano, si stringe nel dolore cittadino, mostrando il significato più profondo della sportività che si insegna ai più piccoli sui campi da calcio, ma che è insegnamento di vita per vivere il mondo.