15 Novembre 2014

Mancini, le prime parole del tecnico: “Non avrei mai pensato di ritornare! Lavoro duro ed entusiasmo…”

mancini inter

Mancini inter

  “La decisione dell‘Inter di riportare a casa Roberto Mancini è stata dettata dal voler tornare ancora una volta in vetta al calcio mondiale. Allenatore con uno storico stellare, esperienza internazionale, ottimi risultati in tutti club dove ha operato, sarà facile per lui portare l’Inter al successo, per noi non poteva che essere solo la scelta migliore, è un piacere darti il benvenuto qui”, inizia così la presentazione del nuovo tecnico nerazzurro, con le parole di Bolingbroke. Tantissimi i giornalisti presenti, numerose le domande rivolte all’allenatore. I tifosi hanno mostrato tantissimo entusiasmo, quanto piacere le fa questo affetto? “Molto piacere, non avrei mai pensato di tornare all’Inter, è successo tutto molto in fretta”. Le aspettative sono tante, forse  sproporzionate rispetto al reale valore della squadra?  “L’entusiasmo è alla base di ogni tipo di lavoro e di vittoria, sta a noi riportare i tifosi allo stadio, iniziare a vincere”. Sei arrivato nel 2004, c’è qualche analogia tra questa Inter e quella ereditata 10 anni fa? “Solitamente quando si cambia allenatore vuol dire che le cose non vanno bene e non sempre è colpa dell’allenatore, Mazzarri è un bravo tecnico. Analogie? C’è sicuramente da fare qualcosa, spero di poter ripetere ciò che ho fatto 10 anni fa, è una squadra con delle qualità esattamente come quando arrivai al’Inter nel 2004, c’erano giocatori straordinari, si può lavorare bene anche su questa squadra”. Cosa ti ha convinto a rimetterti in gioco con l’Inter? “Non avrei mai pensato di tornarci, però mi hanno chiamato, ci siamo visti, mi hanno spiegato il progetto e credo possa esserci un’altra bella storia, credo in questo progetto altrimenti non avrei accettato, non ho la bacchetta magica, si torna a vincere attraverso il lavoro, l’Inter è un grande club e sono felice di aver accettato”. Massimo Moratti ha detto che è contento del tuo ritorno, ora ha una posizione più defilata rispetto a qualche anno fa e al suo primo arrivo all’Inter.Credo che la famiglia Moratti abbia fatto la storia dell’Inter, dal suo papà a Massimo, non si può cancellare, la decisione di Moratti va rispettata, sono felice che lui sia felice, è comunque dentro all’Inter, abbiamo iniziato a vincere insieme, sono stati momenti bellissimi, lo ringrazio per avermi portato all’Inter 10 anni fa”. Come giocherà questa Inter? “Quando si ha una buona base diventa più semplice vincere, dobbiamo tornare al successo, è fondamentale, sul gioco adesso vediamo, devo ancora iniziare gli allenamenti, ho le mie idee, devo confrontarmi con i giocatori”. La prima cosa che dirai ai giocatori per ripartire? Cosa ci dici di Kovacic’ “L’entusiasmo è alla baste del nostro lavoro, se in una squadra non c’è la voglia di lavorare sorridendo allora non c’è nulla. Kovacic è giovane, ha grandissime qualità, deve maturare e passare attraverso situazioni difficili e dure, può diventare un campione in futuro”. Quanto è diverso il tuo spirito da 10 anni fa ad ora? E quando ti è suonato il cellulare per la prima volta in questi giorni? “Io non so se sia la stessa cosa di 10 anni fa, ogni momento è a sé, 10 anni fa ero davvero giovane, era la prima occasione importante con un club di questa levatura, non mi sento nello stesso modo. Ho ricevuto la chiamata giovedì sera, ero e sono felicissimo”. Quanto tempo ti sei dato per dare un’impronta a questa Inter? Quanto è da puntellare questa squadra sul mercato? “Ho bisogno di iniziare a lavorare, nel calcio non c’è tanto tempo, bisognerà solo cercare di assimilare in fretta le mie idee e i miei pensieri, lavorare in fretta e iniziare a vincere in fretta, lavorare bene naturalmente. Quanto al mercato, devo conoscere la squadra, è difficile dirlo adesso”. Sei il primo grande allenatore italiano che dopo la ‘diaspora’ torna in Italia, cosa hai imparato all’estero? Puoi dare un profilo più internazionale a questa squadra? “Credo che se si lavora all’estero si fanno esperienze straordinarie, modi di vivere il calcio differenti, ho vissuto esperienze bellissime, la Premier League è uno dei campionati più importanti del mondo, il Galatasaray in Turchia mi ha aiutato molto. Ora qui all’Inter riporterò tutto ciò che ho imparato in questi 6 anni”. Ti piacerebbe diventare il Ferguson dell’Inter? Non bisogna guardare molto in là nel tempo, bisogna guardare al presente, sono contento di essere tornato qui in Italia, ma non credo di restarci per 27 anni. Cosa pensi oggi di Inter, Milan e Juve? “Ho sempre pensato siano i tre club più importanti e famosi all’estero, penso che ci sarà da combattere contro Juve e Milan. I bianconeri fanno benissimo da qualche anno e il Milan è sempre il Milan”. Il calcio italiano è in crisi? E che ne pensa di Medel, il terzo cileno che allena? “È un ottimo giocatore, devo conoscerlo meglio, sono felice di lavorare con giocatori cileni, sono professionisti seri, il calcio cileno sta vivendo un momento sensazionale. La crisi è ovunque, il campionato italiano è calato un po’ di livello, cerchiamo di portarlo in altro”.  Con il Galatasaray hai sconfitto la Juve ed hai reso contenti i tifosi nerazzurri, ma forse gli interisti ti rimproverano le frasi al processo di Calciopoli, giudicate un pochino morbide, qual è la tua posizione? “Io ho sempre detto le cose come stavano, non mi nascondo dietro nulla, oggi bisogna concentrarsi e pensare solo al campo, vivere tra le polemiche è il nostro modo di vivere ma bisogna pensare al calcio in se, ai calciatori che vanno sul campo, si divertono e fanno divertire la gente, solo questo è davvero importante”. Avresti preferito un approccio più morbido? Derby, Roma all’Olimpico... “Non sapevo neanche il calendario, solo il Derby. Non sono cose a cui si può pensare, si pensa alla squadra e al lavoro, le partite sono tutte difficili e c’è da lavorare su tutto”. Le caratteristiche di Nagatomo possono essere utili ai suoi schemi di gioco? “Naga è esperto, gioca in Nazionale, tutti i giocatori potranno essermi utili”. È stato 4 anni all’Inter, da quando è andato via si sono alternati 7 allenatori, pensa che potremmo programmare progetti più lungimiranti? “Credo che l’allenatore sia sempre il primo a pagare quando le cose non vanno, so a cosa potrei andare incontro, bisogna fare le cose per bene in modo da non farsi licenziare”. Il suo arrivo è stata una sorpresa, si è parlato di fair play finanziario, ma il suo ingaggio ci porta a pensare che degli investimenti ci saranno, o sbaglio? “Io vorrei sempre vincere, faccio una cosa non solo per partecipare ma per vincere, devo prima conoscere la squadra per capire quale giocate prendere a gennaio, vedremo nei prossimi mesi, il primo obiettivo è fare in modo che i giocatori qui rendano al meglio”. DOMANDA DI PASSIONEINTER.COM – La squadra è giovane, molti giocatori non sono abituatati ai grandi palcoscenici, ostacolo o stimolo? “Per me è uno stimolo, è uno dei tanti motivi per i quali ho accettato, possiamo crescere insieme e lavorare bene. Stesso obiettivo ed entusiasmo. La squadra giovane è uno stimolo molto grande”. Che idea si è fatto dei fischi a Mazzarri? Farebbe ritornare Balotelli all’Inter? “Sono dispiaciuto dei fischi a Mazzarri, paga sempre l’allenatore se le cose vanno male, è un ottimo tecnico, ha fatto benissimo ovunque, Mario sta bene al Liverpool, deve fare il massimo lì, deve sfruttare questa occasione”. I primi contatti con Thohir? “Ringrazio Thohir per la possibilità di tornare all’Inter, ci ho parlato al telefono un paio di volte, è una persona per bene, vuole avere successo e insieme a tutto lo staff vogliamo tornare come eravamo prima”. Difesa a tre o a quattro? “Abbiamo giocato a tre al City e al Galatasaray ma non è un problema giocare a 3 o a 4, voglio sentire i giocatori e sapere cosa ne pensano, poi trarrò le conclusioni”. Guarin ha avuto un rendimento incostante, potrà essere rilanciato? “Guarin è un grande giocatore, ha fatto benissimo al Porto, devo parlare con lui per capire qual è la sua migliore posizione, potrà essere un giocatore molto importante per noi”. E Vidic’ “Da spettatore esterno dico che se un giocatore cambia campionato ha bisogno di mesi di assestamento, capita a tutti, Vidic deve avere tempo per conoscere il campionato italiano”.

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