4 Gennaio 2018

Pioli: “Inter? L’esonero non ha lasciato rancore. E sul casting dico che lo fanno quasi tutti i club”

Le parole del tecnico della Fiorentina, che domani riaffronterà la sua ex squadra

Stefano Pioli, protagonista della ‘quasi’ rimonta nerazzurra nella scorsa stagione, per poi sgonfiarsi nelle battute finali del campionato, quest’oggi sembra aver trovato la sua dimensione ideale in una squadra giovane e ambiziosa come la Fiorentina. In un’intervista pubblicata questa mattina sulle pagine de La Gazzetta dello Sport, l’allenatore viola ha dato ancora una volta dimostrazione di attaccamento nei confronti della sua ex squadra, verso la quale non nutre alcuna forma di rancore sebbene l’esonero.

CASTING  – “La storia del casting per allenare l’Inter fece effetto, ma guardate che lo fanno quasi tutti i club: ti dicono che ci sei solo tu e poi scopri che non è vero, la differenza di Suning fu farlo alla luce del sole. Quando mi chiamò Ausilio ero a New York, avevo appena avuto la proposta di un altro club di cui non dirò mai il nome: atterrai a Milano, lui e Gardini vennero a casa mia a Parma. ‘Per noi due sei il candidato unico’ e due giorni dopo incontrai la proprietà cinese. Il colloquio di lavoro più lungo della mia carriera: due ore in uno studio legale, interminabili traduzioni cinese-inglese-italiano, ma uscii soddisfatto: ‘Hai detto quello in cui credi, più di così non potevi fare’. Che ero in corsa con Marcelino e Zola lo seppi dalla tv, ma angustiarmi non serviva, tanto più che non si capiva bene di chi sarebbe stata la decisione finale. Nel tempo ho imparato bene una regola: mai perdere energie per cose che non puoi controllare”.

SENZA RIMPIANTI – “Un esonero ti ferisce se arriva per colpa di rapporti deteriorati, o se ti lascia dei rimpianti. Per questo mi fece più male come fi­nì alla Lazio — pentito di non aver capito certe dinamiche: co­sì non incisi quanto avrei potuto — che all’Inter. Se ripenso all’In­ter non ho rimpianti, né sassoli­ni da togliermi: rifarei tutto allo stesso modo. So che quel crollo sembrò inspiegabile, ma in real­tà non lo fu: spendemmo tanto in una rincorsa ‘folle’, impossi­bile, e il k.o. con la Samp fu lo spillo che sgonfiò all’improvviso il nostro involucro di motivazio­ni. Venute a mancare quelle il buco si allargò, finché il pareg­gio nel derby al 97’ fece scoppia­re tutto. Ma oggi, anche grazie a certi risultati iniziali e rinforzi, l’ambiente è diverso da allora: comunque più solido, consape­vole. E Spalletti è in panchina da luglio: un conto è iniziare una costruzione chiara da subito, un conto è subentrare”.

ESONERATO PER COLPA DI SPALLETTI – “Le racconto questa. Dopo Par­ma­-Roma 0­-4 del 2006 Spalletti mi fa: “Manderei Andreazzoli a vedere una settimana dei tuoi allenamenti”. A febbraio, esone­rato da poco dopo un 3­-0 becca­to contro la sua Roma, gli faccio: ‘Verrei a Trigoria con il mio staff’. Una settimana di chiac­chierate, compreso il riesame della relazione del suo collaboratore. E’ per dire che fra allena­tori magari non siamo amici, ma ci confrontiamo perché anche le nostre idee possono fare la diffe­renza: non so in che percentua­le, ma alcuni di noi fanno rende­re i giocatori oltre le loro poten­zialità e altri al di sotto. Dunque abbiamo la nostra importanza”.

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