14 Febbraio 2020

Stankovic: “Lazio-Inter per lo scudetto? Non sono sorpreso. Conte ha trasformato i nerazzurri”

Il doppio ex analizza il match dell'Olimpico, snodo cruciale per il testa a testa con la Juventus

Ha lasciato dolci ricordi prima con la maglia biancoceleste e poi soprattutto con i colori dell’Inter. Protagonista dei successi della Beneamata nell’anno del Triplete, Dejan Stankovic ha analizzato ai microfoni di Sky Sport il big match di domenica, in programma all’Olimpico.

SFIDA SCUDETTO – “Non mi sorprende perché oltre alla Juventus che da diversi anni è ormai la squadra da battere, bisogna fare i complimenti sia a Conte che ad Inzaghi. I due sono un esempio per tutti per il lavoro che hanno svolto con Inter e Lazio. Sono contento per Simone, è una grandissima sorpresa: se la Lazio sarà concentrata fino alla fine potrà giocarsela con la Beneamata. Conte? Ha trasformato l’Inter, portando punti e decidendo di non lasciare nulla al caso. Con lui o accetti il suo modo di lavorare oppure sei fuori. Non basta giocare bene per vincere lo scudetto ma servono tante altre cose e per questo esistono allenatori capaci di dedicare intere giornate ai particolari”

ALLENATORI“Da Mancini ho appreso tantissimo come giocatore: il fatto di giocare veloce, di guardare avanti e di non abbassare la testa. Zaccheroni mi ha lasciato invece libertà. Con Mourinho sono cresciuto come uomo e per allenare cerco di prendere il meglio da tutti. Quando mi hanno ufficializzato alla Stella Rossa, Mou mi ha detto “Deki ma dove vai?” scherzando con me ma poi mi ha augurato buona fortuna”

RAPPORTO CON MIHAJLOVIC“Con Mihajlovic mi sento spesso, è come un fratellone. La sua schiena è forte, mi ha protetto. Da lui imparavo velocemente, era il mio modello. Alla prima telefonata dopo la sua malattia era lui a consolare me perché sono stato subito giù. Ma se c’è uno che può vincere una cosa del genere, questo è lui”

RITORNO IN ITALIA“Non penso più da calciatore ma ogni tanto mi aiuta il fatto di mettermi dalla loro parte. La Stella Rossa per me è una responsabilità ma anche una scommessa. Il mio sogno però è tornare in Italia: mi piace quel calcio e quella competizione tra stampa e dirigenti. Da calciatore ho avuto fame: volevo affermarmi per aiutare i miei genitori ed il primo stipendio a 16 anni equivaleva ai loro guadagni”

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