26 Novembre 2018

Zanetti (CorSera): “Smettere è stata dura, ora sono un dirigente esigente. Mai pensato di lasciare l’Inter: Facchetti esempio da seguire”

Il racconto del vicepresidente nerazzurro tra passato, presente e futuro

Il vicepresidente dell’Inter Javier Zanetti ha concesso un’intervista anche ad Il Corriere della Sera per promuovere l’uscita del suo nuovo libro “Vincere ma non solo. Crescere nella vita e raggiungere i propri obiettivi“. Queste sono state le sue parole al quotidiano italiano: “Tutti si aspettavano un mio ruolo nella parte sportiva della società, ma a me piace mettermi in discussione. Ho iniziato a studiare alla Bocconi ed ho cambiato vita”.”

CAPITANO E LEADER –Il leader lo riconosci dall’esempio che dà, dal suo modo di lavorare. Gli altri rispettano la leadership se questo dimostra quello che vale. Nelson Mandela diceva: vinco o imparo. Si può fare? In ogni sfida bisogna avere coraggio e crederci. Se vinci impari, ma pure la sconfitta insegna. Devi essere resiliente, avere la forza di rialzarti, capendo dagli errori. Il campione è leader a volte, ma deve essere d’esempio e solidale. L’egoismo ti toglie queste qualità. Quando vedo calciatori che non si fermano a firmare gli autografi o a fare una foto mi fa tristezza”.

PAULA E PAPA’“Mio padre faceva il muratore, mi ha insegnato a dare il giusto valore a tutte le cose, anche a quelle più piccole. Non avevamo un granché ma riusciva sempre a mettere da parte qualcosa. Diceva che bisognava risparmiare per quando avremmo avuto meno, mi insegnava queste cose. Paula invece l’ho conosciuta quando avevo 14 anni, stiamo insieme da 26: quasi mezza vita! E’ molto importante per me, io aiuto lei e lei aiuta me”.

VITTORIA O SCONFITTA: QUAL E’ PIÙ DIFFICILE DA GESTIRE? – “Nella difficoltà cerco qualcosa per ripartire. La vittoria è pericolosa, tendi a rilassarti, però nell’anno del Triplete con Mou era impossibile rilassarsi. I giocatori di adesso quando hanno qualche soldo in mano vogliono una Ferrari, io con i primi stipendi comprai un appartamento. Devi circondarti sempre delle persone giuste. Spalletti? E’ preparato. Ha dato un’impronta e continuità. Ora cerca sempre di alzare il livello”.

ADDIO ALL’INTER? – “Mai pensato di farlo nonostante i cambi di presidenza. Volevo esserci perché faccio parte del dna dell’Inter. Pensavo di poter aiutare nei vari passaggi. Ora siamo tornati in Champions, ma è una partenza per puntare in alto. Credo sia giusto pretendere, ma mettendo le persone a loro agio. In ufficio all’Inter dico sempre: “Il vero termometro non è l’ultimo piano di noi dirigenti, ma quelli sotto”. Se vogliamo capire come stiamo andando bisogna parlare con chi sta ai piani più in basso. Marotta rafforzerà questa società”.

FACCHETTI – “Per me è sempre stato un punto di riferimento. Era una persona di quelle che parlava poco, ma l’intensità e la sua personalità te la trasmetteva anche solo guardandoti”.

ADDIO AL CALCIO GIOCATO – “La cosa più difficile è pensare: ora che faccio? Potevo fare altri due anni, ma è meglio smettere quando sei al top e non vedere chi ti è attorno che non ha il coraggio di dirti che non ce la fai più”.

Zanetti: “Ecco quale sarà il ruolo di Marotta. Tottenham? Con un risultato positivo passiamo noi!”

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