24 Gennaio 2014

Zanetti: “Ho ancora tanta voglia di giocare. L’Inter mi ha dato tanto e voglio sempre rendermi utile”

Zanetti-Inter, il Capitano racconta la sua favola

Il Capitano nerazzurro Javier Zanetti, che compirà quarantuno anni ad agosto, si racconta ai microfoni del sito ufficiale della Fifa. Queste le dichiarazioni di Zanetti:

Sei alla’Inter dal 1995, in totale da 19 anni. Dopo così tanto tempo una parte di te è diventata italiana? “Penso di si, quando si vive per così tanti anni nella stessa città e si gioca con la stessa squadra, alla fine ti identifichi con tutto. Il club si è preso cura di me sin dall’inizio e mi ha fatto sentir subito a casa. Non dimentico le mie radici, ma dopo tutto questo tempo una parte di me è diventata italiana”.

Quante volte torni a Buenos Aires? “Ho sempre passato parte delle mie vacanze lì e poi torno ad alcune festività per visitare amici e parenti. Lavoro anche con la “Fondazione Pupi”, che aiuta i bambini svantaggiati nelle aree più povere di Buenos Aires. Torno sempre volentieri a casa”.

Amici e parenti vorrebbero vederti tornare a Buenos Aires? “No, sanno che io e la mia famiglia stiamo bene a Milano e soprattutto sanno cosa significa per me il club e quindi sono felici per me”.

I compagni di squadra aretini sono diventati i tuoi amici più stretti? “Si ma non solo loro. Zamorano, ad esempio, è cileno ed è il padrino di mia figlia. Cordoba, che è colombiano, è il padrino di mio figlio minore ed un caro amico italiano lo è di quello grande. Non mi limito”.

Italiani e Argentini cosa hanno in comune? “Non c’è alcun dubbio che sono molto simili. In passato molti italiani si sono trasferiti in Argentina e adesso noi argentini, come nel mio caso, sono in Italia. Cerchiamo sempre di mantenere la nostra identità”.

Cosa ricordi del tuo passaggio all’Inter dal Banfield? “Era una sfida importante per me. Avevo 21 anni e molto ancora da imparare e scoprire. Arrivare a Milano così giovane era una sfida enorme. Le esperienze che ho avuto mi hanno aiutato a crescere e a maturare, sia nella mia carriera di calciatore sia nella vita privata. Il club poi mi è sempre stato vicino e questo mi è stato di grande aiuto. Allora è stata una decisione molto importante per me e col senno di poi posso dire che ho fatto la scelta giusta. Sono passati 20 anni e sono stati molto intensi, sono orgoglioso di appartenere a questo fantastico club. L’Inter mi ha dato tutto”.

Suona un po’ come una dichiarazione d’amore, il tuo rapporto con l’Inter è di amore eterno? “Sicuramente si, questi sono sentimenti onesti verso la società, la famiglia Moratti e tutti i tifosi. E’ stato amore a prima vista e questo sentimento è cresciuto col passare dei giorni, delle settimane, dei mesi , degli anni. Il rispetto mostrato nei miei confronti  significa tanto”.

In questo caso, tua moglie Paula non è un po’ gelosa? “No, al contrario. Con il tempo è diventata una vera intesta e sa che l’Inter è e continuerà ad essere una parte molto importante della nostra vita”.

Avete tre figli, sono fieri di avere un padre come te in campo’ “Certamente. Io do tutto e di più per i miei figli. Trascorro tutto il tempo con loro quando sono a casa, ho bisogno di queste cose e mi rendono molto fiero. Mi piace stare con i miei bambini”.

Sei famoso per la tua voglia instancabile, l’ambizione e la disciplina. E’ vero che sei tornato ad allenarti poche ore dopo il matrimonio con Paula? “Si è vero. Ci siamo sposati il 23 dicembre 1999 e durante la pausa natalizia viene sempre dato un o speciale programma da seguire per mantenersi in forma. Per questo sono tornato ad allenarmi subito dopo il matrimonio”.

E’ questa disciplina e ambizione che ti hanno reso una leggenda vivente? “Questo è solamente il mio modo di fare le cose, fa parte della mia cultura di lavoro e del mio atteggiamento. Ho lavorato a questi principi sin da quando ho deciso di essere un calciatore professionista”.

Il 9 novembre sei tornato in campo contro il Livorno dopo sei mesi per l’infortunio al tendine d’Achille. L’accoglienza dei tifosi è stata incredibile, come è stato per te? “Unica. Il mio cuore batteva fortissimo e dopo l’ovazione del pubblico ho avuto la pelle d’oca. I tifosi mi hanno fatto un regalo meraviglioso e gliene sarò per sempre grato. Quando mi sono infortunato il mio unico desiderio era quello di giocare almeno una partita in più davanti ai nostri tifosi nel mio stadio. Sono stato in grado di farlo grazie al duro lavoro e al sostegno indescrivibile?.

Ogni volta che vieni sostituito, in ogni stadio i tifosi ti applaudono sempre, anche se non sono interisti. Questo è un meraviglioso segno di rispetto e di riconoscimento. “Questo mi rende orgoglioso. Il calcio è uno sport magnifico e può unire le persone nonostante le rivalità. Come calciatore, non c’è onore più grande che ricevere il rispetto e gli applausi dei tifosi il cui cuore batte per un club diverso”.

Vedi la tua storia d’amore con l’Inter durare a lungo? “Mi piacerebbe restare in questa meravigliosa famiglia per sempre, anche dopo il mio ritiro come calciatore. Una cosa è certa: voglio sempre essere utile a questo club”.

Possiedi anche due ristoranti a Milano. Ti piace anche metterti a cucinare? “No no, sono un pessimo cuoco, lascio il compito ai professionisti. Vado al ristorante solo per mangiare che è la cosa migliore per tutti”.

La fondazione “Pupi” è una parte importante della tua vita. Questo è il segno che non tutti i calciatori pensano solo al denaro? “Io posso parlare solo per me, ma i calciatori non pensano solo ai soldi e molti sono coinvolti in iniziative simili. E’ importante pensare alle persone meno fortunate. Ci piace lavorare per questi bambini nelle aree svantaggiate di Buenos Aires che hanno davvero bisogno di aiuto”.

Pupi è anche il tuo soprannome nel calcio. Da dove viene? L’ho preso da un allenatore in Argentina che aveva allenato anche mio fratello. Da allora amici e compagni di squadra mi conoscono come Pupi”.

Infine, non ti senti vecchio? Chiunque ti veda giocare non potrebbe pensare che un giocatore così combattivo e ambizioso possa compiere 41 anni… “Mi sento ancora giovane. E’ una cosa che tutti devono valutare dentro di sé. Qualunque sia l’età, dipende tutto da ciò che si fa e da come lo si affronta. Se sei soddisfatto di te stesso, è più facile fare sempre del tuo meglio”.

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