18 Marzo 2020

Gravina (presidente FIGC): “Priorità ai campionati nazionali, aperti ai playoff. Taglio agli ingaggi non è un tabù”

Il presidente della Federazione ha chiarito la situazione relativa all'emergenza Coronavirus

Nel momento in cui l’emergenza è ancora viva e attiva, il presidente della FIGC Gabriele Gravina ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni di Radio 24, all’interno della trasmissione Tutti Convocati. Ecco le sue dichiarazioni.

Situazione attuale – «Rimandare l’Europeo era un auspicio di tutti, ipotizzare la ripresa dei campionati con la presenza dell’Europeo era impossibile. Ora abbiamo sicuramente maggiori possibilità nel posizionare alcune date all’interno di maggio e giugno per arrivare ad una deadline del 30 giugno».

Campionati sacrificati alle coppe – «La nostra posizione è emersa nel confronto avuto ieri con le altre 54 federazioni: priorità alle competizioni nazionali con la possibilità di inserire date di gare per Champions ed Europa League. Noi sappiamo benissimo che i campionati nazionali possono essere gestiti autonomamente, tenendo conto anche delle date internazionali. Non vogliamo penalizzare nessuno, sappiamo benissimo che in caso di impossibilità di completamento di tutte le gare dovremo attuare modifiche di format, così come anche la UEFA ha previsto».

Compatibilità di calendari – «La UEFA ha indicato diverse ipotesi di partenza: quella più ottimistica prevede la partenza al 14 aprile, poi ce n’è una prevista i primi di maggio e l’ultima ipotizzata è il 13 di giugno, e questa prevederebbe quindi modifiche di forma. La finale di Champions è prevista il 27 giugno, mentre quella dell’Europa League il 24. Ci è stato anche comunicato che sarà costituito un gruppo di lavoro che prevede la partecipazione delle leghe e di rappresentanti della UEFA per capire come conciliare tutte queste esigenze».

Cambio di format – «Non riuscire a ripartire sarebbe molto problematico per tutto il paese, non solo per il calcio. Spingiamo sull’ottimismo per quanto riguarda la partenza sulla quale stiamo lavorando, a partire dal 2-3-4 maggio per poter completare tutti i campionati entro il 30 giugno. Chiederemo anche la possibilità, nella malaugurata ipotesi di non riuscire a completare tutto entro fine giugno, che si possa sforare entro i primi 10 giorni di luglio. In caso non si riesca ricorreremo probabilmente all’opzione playoff e playout».

Sostenere economicamente il calcio – «La dimensione economica del nostro mondo sta vivendo veramente un momento di grande difficoltà e crisi. Non è un caso che il legislatore ha inserito le società calcistiche come soggetti di riferimento per il governo, escludendo le leghe. Questo è un messaggio importante, ci si sta impegnando per raccogliere tutti i dati che le singole leghe stanno elaborando. Il calcio è un’industria che non si identifica con subindustrie singole, come possono essere i professionisti: esiste un mondo più articolato e complesso che coinvolge tantissime persone. Si parla di un minimo di perdite di 170-200 milioni fino ad arrivare a 500-600-700 milioni di danno effettivo nel caso in cui venissero bloccati definitivamente i nostri tornei. Stiamo presentando il problema anche in governo, al quale chiederò una sorta di riconoscimento di forza maggiore, per far sì che ci possa essere anche la possibilità di rinegoziare alcuni contratti per creare un sistema di mutualità interno. Noi dobbiamo anche dare un segnale di capacità di autosostentamento e solidarietà interna, prima di potersi rivolgere all’esterno. I danni della UEFA sono stati rappresentati a grandi linee, ma sappiamo che esiste anche un fondo che si può utilizzare in questi casi. Anche su questo tema la UEFA sta organizzando un gruppo di lavoro per analizzare il danno economico-finanziario legato allo spostamento dell’Europeo».

Taglio ingaggi calciatori – «Credo che non possa e non debba essere un tabù in un momento di emergenza, soprattutto a livelli importanti. Dovremo sederci intorno a un tavolo tutti insieme, capendo che l’emergenza vale per tutti e anche il nostro mondo deve avere la capacità di essere unito. Siamo chiamati tutti ad un gesto di grande responsabilità, offrendo solidarietà».

No unità d’intenti – «Io credo che da questa brutta esperienza per tutto il mondo si debbano trovare i lati positivi. Si deve riscoprire il senso di unitarietà e capacità di relazionarsi in maniera corretta per tracciare nuovi percorsi che ci portino ad orizzonti diversi, fatti di più luce e meno ombre. Altrimenti porteremo con noi solo le negatività di questa esperienza. Mi auguro che tutti insieme riusciremo a toglierci di dosso le zavorre della negatività per veicolare anche una forma di rivoluzione culturale nel mondo dello sport».

Contrasti – «Il momento è difficile per tutti, c’era l’esigenza di perseguire allo stesso tempo quanto previsto all’interno delle ordinanze e quanto bisognava coltivare sotto il profilo delle proprie sensibilità. Da un lato alcune ordinanze permettevano di disputare certe gare, dall’altra c’erano delle resistenze morali legate al far scendere in campo gli atleti. A tutto questo poi bisogna aggiungere i contrasti legati ad alcuni diritti e obblighi contrattuali che discendevano dalla mancata disputa di alcune gare che ancora ci portiamo dietro. C’è stato un momento di tensione legato a partite da recuperare, posizioni di classifica e calcoli personali. Ci sono stati momenti dove sembrava si potesse riprendere l’attività a porte aperte, ma purtroppo poi la situazione è precipitata. Oggi quei discorsi sembrano lontani, ma erano solo di un paio di settimane fa. Ora dobbiamo recuperare lucidità, puntare in maniera decisa su una diversa ipotesi di calendario, partendo dal 3 maggio per arrivare al 30 giugno. Se dovesse slittare di una settimana faremo in modo di sforare a luglio. Dobbiamo fare in modo che ciascuno di noi possa programmare il suo lavoro e vedere la ripartenza del campionato italiano, che testimonia anche la speranza per tanti italiani di aver superato l’emergenza».

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