27 Maggio 2018

Da bocciato a incedibile: il curioso caso di Andrea Ranocchia

Gran parte del merito della rinascita sportiva del difensore centrale è da attribuire a Luciano Spalletti

Andrea Ranocchia è la dimostrazione vivente di come sia strano il calcio. Prima di entrare in campo all’Olimpico al 36′ del secondo tempo al posto di D’Ambrosio nel folle finale contro la Lazio, infatti, il 30enne italiano era stato spedito il più lontano possibile dalla Pinetina, nella speranza che le esperienze alla Sampdoria o all’Hull City potessero diventare definitive. Ma, come sottolinea Tuttosport, anche nel caso della resurrezione di Ranocchia, gran parte del merito va a quell’uomo venuto da Certaldo e che risponde al nome di Luciano Spalletti.

Ranocchia è l’unico nerazzurro che nel corso degli ultimi sette anni ha centrato la qualificazione in Champions League: nel 2012 con Leonardo in panchina e quella di questa stagione. Nel mezzo, tanti giocatori (naturalmente), diversi allenatori, ma anche presidenti e proprietà. Questa stagione ha segnato il ribaltamento di tanti pregiudizi nei suoi confronti che l’avevano costretto a lasciare l’Inter. Infatti, il centralone italiano si è sempre fatto trovare pronto quando l’allenatore nerazzurro ha dovuto gettarlo nella mischia. Nelle ultime giornate è emersa in tutta la sua evidenza una capacità di leadership in campo e fuori.
“Fino alla serata dell’Olimpico — si legge sul quotidiano torinese — dove, tra lo spezzone finale e il post-partita, Ranocchia ha trovato parole ed espressioni giuste: «Se il mister non mi avesse messo dentro, sarei entrato da solo», ha scherzato con una battuta che però era veritiera nel testimoniare la debordante voglia di essere protagonista nei minuti di resistenza finali”.

Ma i frutti che Ranocchia sta raccogliendo adesso sono merito anche del lavoro svolto col suo mental trainer, Stefano Tirelli. Per tutta risposta, Spalletti lo ha elevato a simbolo dell’Inter (“Lui è un interista puro al 100%”) certificando la sua incedibilità.

 

 

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