5 cose che (forse) NON hai visto in Ajax-Inter
Analizziamo il successo di Amsterdam
Serviva davvero tanto sia a Cristian Chivu che all’Inter una vittoria del genere all’esordio stagionale in Champions League. In casa di un modesto Ajax, i nerazzurri hanno ottenuto un buon successo senza correre grandi rischi, lasciandosi alle spalle le ultime due sconfitte di campionato contro Udinese e Juventus. Un risultato che può riportare morale e slancio in vista dei prossimi appuntamenti in Serie A.
Come di consueto, andiamo a concludere l’analisi sulla vittoria di Amsterdam con il ‘Cinque cose che forse non hai visto in Ajax-Inter’.
1) Il risultato di Amsterdam conta eccome. L’Ajax non è quello degli anni migliori, ma tornava in Champions dopo due anni e davanti al suo pubblico aveva entusiasmo e voglia di sorprendere. L’Inter non vinceva la prima di Champions dal 2018/19 con Spalletti in panchina: rompere questo tabù non è banale. Resta tuttavia un piccolo rimpianto: la nuova formula della Champions ‘spinge’ ad accumulare gol, non solo punti. L’Inter aveva margine per affondare di più, soprattutto dopo il raddoppio, ma ha gestito senza forzare. Questa era probabilmente la partita più difficile delle prime quattro considerate ‘abbordabili’: l’obiettivo ora dev’essere fare bottino pieno per presentarsi alle sfide più dure con un margine di sicurezza.
2) Marcus Thuram non smette di stupire. Con la doppietta di testa ha toccato quota 5 gol in 4 partite stagionali, partenza migliore da quando veste la maglia nerazzurra. Numeri alla mano:
- 100esima presenza con l’Inter celebrata al meglio
- 4 gol di testa in stagione (più di tutti quelli segnati l’anno scorso)
- Secondo interista a realizzare una doppietta aerea in Champions, dopo Crespo nel 2002 proprio contro l’Ajax
- Coinvolto in 17 duelli (8 vinti), 6 aerei su 8 portati a casa
- 7 tiri, più del doppio di chiunque altro in campo
- 10 palloni toccati in area, solo Dimarco ha fatto meglio
A questi dati si aggiunge un’ulteriore nota: il balletto nell’esultanza, risposta alle polemiche seguite al derby d’Italia con la Juventus. Un segnale di personalità.
3) Il classe 2005 è diventato il più giovane titolare dell’Inter in Champions dai tempi di Balotelli (2009). La sua prestazione è stata sorprendente per maturità:
- 47 palloni giocati
- 3 passaggi chiave, tra cui l’assist potenziale per Dumfries da vero numero 9 intelligente
- Elogi pubblici da parte di Thuram, Boban e di diversi compagni
In Italia a 20 anni si parla ancora di ‘giovani da proteggere’, ma la realtà è che l’Inter ha bisogno di rotazioni vere. Nessuno pensa a un’Inter senza Lautaro, ma Esposito si candida a diventare una risorsa concreta già adesso.
4) Due gol su palla inattiva: non un caso, ma una tendenza. L’Inter ha già segnato 5 reti di testa in stagione e continua a sfruttare la qualità dei cross di Dimarco e Calhanoglu. In tanti liquidano i piazzati come ‘episodici’: in realtà sono frutto di preparazione e letture. Basti pensare a quanto l’Arsenal sia stato celebrato l’anno scorso per la stessa specialità: se lo fanno i Gunners è ‘strategia’, se lo fa l’Inter diventa un problema. La verità è che, contro squadre fisicamente meno strutturate, sfruttare le proprie doti aeree è semplicemente un’arma legittima e vincente.
5) Le critiche non mancano, soprattutto per la gestione dei veterani come Sommer e Mkhitaryan. Ma Chivu è stato chiaro: “Volevo fare il 3-5-2 dall’inizio, non volevo togliere certezze ma solo aggiungere qualcosa. Non sono scemo, vado avanti con le mie convinzioni”. Intanto Sommer, nonostante un brivido finale, ha dato certezze; Mkhitaryan, reduce da due gare consecutive, potrà presto lasciare spazio a chi scalpita. È una gestione equilibrata, che punta prima di tutto a consolidare fiducia e solidità mentale.