9 Aprile 2021

Tom Ince e il rimpianto Inter: “Quando ho avuto la possibilità, non mi sentivo pronto”

Le parole di Tom Ince, attaccante del Luton Town, sul rimpianto Inter dopo essere stato accostato ai nerazzurri in passato

Tom Ince, Getty Images

Tom Ince Inter

Tom Ince, attaccante del Luton Town, in prestito dallo Stoke City, e figlio dell’ex calciatore dell’Inter, Paul Ince, ha confessato a The Athletic di avere rimpianti in merito al suo possibile passaggio all’Inter. Il calciatore inglese, nell’ultimo periodo, si sta chiedendo si ha preso decisioni corrette riguardo la sua carriera. Queste le sue parole: “Mi guardo indietro e chiedo se ho preso le decisioni corrette per quanto riguarda i club in cui sono andato, o se fosse un’opzione migliore rimanere o andare da qualche altra parte, ma non posso tornare indietro e cambiarlo“.

Ho 29 anni ma mi sento come se fossi nel fiore degli anni. I prossimi anni sono cruciali per me. Finché riuscirò a rimettere in sesto il mio club e a giocare, vedremo cosa riserva il futuro. Penso alla situazione con Inter e Monaco. Mi guardo indietro ed è difficile perché lo confronto sempre con adesso e ci sono giocatori britannici che vanno molto all’estero. Quando ho avuto questa possibilità mi sono sentito come se non fosse ancora il momento“.

Tom Ince Inter

Tom Ince, Getty Images

Quando ho avuto l’opportunità, però, è stato un momento surreale. La storia con mio papà e l’Inter, noi lì a San Siro. Sentivo di aver lavorato così duramente da ragazzo e la Premier League era proprio lì, era il passo successivo. Mi chiedevo se avessi potuto fare bene lì per poi potermi catapultare in Inghilterra e tutto il resto. Mi chiedevo se il trasferimento all’estero non avesse funzionato, mi sarei perso? Ero giovane, ma se quella situazione si verificasse ora, non ci penserei due volte”.

Penso che sia entrato in mezzo il rapporto con mio padre. È andato all’Inter quando aveva 27 anni. Mi guardo indietro adesso ed è qualcosa di cui mi pento, ma non sai mai cosa sarebbe potuto succedere. Potrei essermi perso, potrei aver giocato lì per cinque o sei anni. Il senno di poi è una cosa meravigliosa“. 

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