1 Ottobre 2019

Eto’o: “Messi meglio di Maradona. Razzismo? Parlerò con la Curva Nord per quella lettera…”

L'ex calciatore di Inter e Barcellona: "Ecco come bisogna combattere il razzismo"

A poco più di 24 ore dall’attesissima sfida di Champions League tra Barcellona ed Inter, La Gazzetta dello Sport ha intervistato uno dei doppi ex più prestigiosi che ci potessero essere: Samuel Eto’o. Il camerunese, infatti, ha giocato in entrambi i club, riuscendo a vincere la Champions sia con l’uno che con l’altro. Ecco cos’ha dichiarato nella sua intervista.

Gol da ricordare – «Ho fatto cose buone nel calcio, ora l’unica cosa che vedo è un ragazzo che ne ha altre da fare. E si sta preparando per farle bene».

Allenatore – «Ho una fortuna: sono nato in un Paese che non ha mai avuto un allenatore nero molto molto importante, che abbia vinto. Da qualche parte della mia testa questa idea da un paio di mesi c’è, ma i grandi tecnici che ho avuto mi hanno sempre detto: “Samu, devi imparare”. Non ho fretta: adesso sono in vacanza».

Decisione di smettere – «Pensavo da anni a questo momento, ma non avevo una data esatta in mente. Un paio di mesi fa parlavo con un amico qatariota: “Perché continui a giocare?”, mi chiede. “Perché amo il calcio”. “Ma tu puoi continuare a dare tanto al calcio, però in un altro modo”. In quel momento ho pensato: perché no? Ho parlato con mia moglie e le persone più vicine e poi di nuovo con lui: “Hai ragione, è ora di prendere questa decisione”».

Rimpianti – «Se dicessi sì, sarei egoista. Ho giocato con i migliori compagni, allenatori, nei migliori stadi del mondo, con i migliori tifosi e contro i migliori tifosi. Ricordo l’applauso di quelli del Bayern a Madrid, quando andai a salutarli: non aveva prezzo».

Pallone d’Oro – «Non mi è mancato, perché come tutti i premi dipende da voti e quando dobbiamo eleggere qualcuno, non tutti abbiamo la stessa opinione. Messi per me è il migliore del mondo di tutti i tempi: ha appena vinto il The Best della Fifa, a me sarebbe piaciuto vedere su quel palco Mané o Salah, che hanno avuto una stagione fantastica, ma altri hanno avuto un’opinione diversa».

Messi meglio di Maradona – «Ho un rispetto “brutal” per Diego, ma i giocatori che hanno segnato il calcio moderno per me sono Ronaldo il Fenomeno, Messi e Cristiano Ronaldo. E dico Messi perché l’ho cresciuto quasi come un figlio».

Ronaldo assente alla premiazione – «Non sappiamo perché non è venuto, ma tutte le altre volte c’era. Non credo che Messi ci sia rimasto male, ma sicuramente a noi che piace l’immagine di tutte le “legend” insieme per una sera, avremmo preferito che ci fosse anche Cristiano per celebrare questa nuova Fifa».

Più colpito dal razzismo – «L’ho vissuto di più fuori da un campo di calcio, dove ti trattano in un modo se non ti riconoscono e in un altro quando poi invece capiscono chi sei. È il comportamento della nostra società, il calcio ne è solo un riflesso».

13 anni senza miglioramenti – «Un Pallone d’Oro ai due arbitri che hanno fermato il gioco e tutta la mia rabbia per i dirigenti del calcio. Ma Infantino, la sera del Best Fifa, ha detto una cosa molto importante:”Non più parlare: fare”. E lo ha detto il capo del calcio mondiale. Abbiamo bisogno di regole anche nel calcio, ma regole dure – non una multa di cento euro – e da rispettare. È una responsabilità di tutti, ma noi non siamo dirigenti e dunque dico: “Per favore, signori dirigenti di calcio e politici, ci rimettiamo a voi perché prendiate decisioni che possano cambiare la vita di tutti”».

Uscire dal campo soluzione giusta – «Certo. Il calcio muove tantissimo denaro, ma gran parte degli attori che lo generano sono ragazzi neri. Se un giorno, in tutti i campi del mondo, con l’aiuto dei colleghi bianchi, decideranno di non giocare, ecco: credo che cambierà molto».

Slovacchia, Romania e Ungheria a porte chiuse – «Sbagliato: punisce anche chi non ha colpe. In campo ci sono non so quante telecamere di sicurezza: possiamo sapere esattamente cosa chiunque sta dicendo, e in che momento. Ok, quelli non devono entrare più in uno stadio. Mai più. E non solo in uno stadio: quello che succede lì dentro è quello che succede ogni giorno nella nostra società».

Lettera Curva Nord sul razzismo – «Ci parlo ancora, ma non ancora di quella lettera. Se vuoi innervosire qualcuno, hai un milione di modi per farlo: glielo dirò, è un mio dovere proprio per il rispetto che ho per loro. E dirò loro che credo sia giusto rettificare».

Vincere giocando bene – «Il calcio italiano sta cambiando, non è più solo difesa e contropiede. Normale: perché si gioca a calcio? Per divertire la gente. Dunque se lo spettacolo che offriamo è il calcio, dobbiamo giocare a calcio. Per questo Guardiola: ho vinto con molti allenatori, ma lui ha avuto qualcosa di diverso. Per questo quando allenavo l’Antalyaspor ai compagni che erano diventati miei giocatori dicevo: non chiedo di insegnarvi calcio, ma vi chiedo di divertirvi giocando a calcio».

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