25 Luglio 2013

FOCUS – La febbre estiva da “Top Player”

 

Da qualche tempo a questa parte sembra proprio che ai classici quattro ruoli del calcio, portiere, difensore, centrocampista e attaccante, se ne sia aggiunto uno del tutto nuovo ma che al contempo, soprattutto nell’immaginario delle tifoserie italiane, pare già essere diventato il più imprescindibile, il più importante: il riferimento non può che essere alla spesso non chiarissima figura del cosiddetto ?Top Player?.

Il Top Player rappresenta infatti una sorta di divinità calcistica, una figura tanto mitologica quanto agognata da ogni tifoso che si rispetti, l’unico essere in grado di decidere in senso positivo la stagione del proprio club d?appartenenza, laddove al suo cospetto i compagni di squadra diventano solo bassa manovalanza, l’allenatore il capocantiere unicamente nei confronti di suddetta umile categoria di operai, e schemi, tattiche e quant?altro l’orpello ideale che metta il Top Player in condizione di esprimere al meglio le sue sovrumane capacità.

Così all’arrivo in Italia dei vari Tevez, Gomez, Higuain, i tifosi rispettivamente di Juventus, Fiorentina e Napoli pensano già a quanti trofei le proprie squadre inevitabilmente alzeranno al cielo il prossimo anno, senza dimenticare che anche la bacheca del Milan di Balotelli non potrà che arricchirsi. E i tifosi dell’Inter? Come spesso accade ultimamente, restano in disparte a storcere il naso, perché il loro Top Player ancora non è arrivato e chissà se mai arriverà.

Fosse così semplice, bastasse solo l’acquisto di un Top Player a far grande una squadra, allora molte figure appartenenti al mondo del calcio diventerebbero pressoché superflue, a iniziare dagli allenatori e da chi si occupa di mercato e talent scouting. Nella realtà, le cose stanno invece diversamente. Un primo assioma discende dal fatto che un grande nome non equivale a grandi prestazioni, che cioè, si è Top Player non in assoluto ma relativamente alla squadra e alla competizione in cui si gioca: difficoltà di ambientamento relativamente a una squadra, città, società, campionato, moduli e tattiche di gioco di un nuovo allenatore, sono tutti fattori che possono rendere un Top Player una pressoché inutile palla al piede. Certo, i grandi campioni sono grandi campioni e la loro professionalità dovrebbe permettergli di superare quasi tutte le difficoltà che possano emergere da un ?semplice? cambio di casacca, eppure non sono stati pochi e irrilevanti i casi di grandi giocatori che nel nuovo club d?appartenenza hanno deluso e non poco le aspettative. Motivo quest?ultimo per credere che sia meglio giudicare come ?Top? un calciatore dopo averlo prima visto concretamente all’opera piuttosto che lanciarsi in proclami ed esaltazioni da mese di luglio.

Tornando a parlare di attualità calcistica, appaiono in questo momento probabilmente un tantino esagerate le posizioni di chi con l’arrivo (o la presenza già effettiva) di un nome importante a testa nelle proprie fila, già giudica Juventus, Napoli, Fiorentina e Milan come inarrivabili: i bianconeri, ancora quest?anno saranno i favoritissimi per il campionato, ma più che per l’arrivo di Tevez, per l’impronta che Conte è riuscito a dare a una squadra rodata e combattiva e in cui tutti sanno sempre cosa fare. Anzi è tutto da vedere se un giocatore tradizionalmente bizzoso come l’argentino riuscirà a rispondere ai comandi del suo nuovo tecnico senza creare problemi o tensioni; il Napoli ha sì acquistato Higuain, ma ha venduto un certo Cavani, e da questo punto di vista il salto di qualità rischia di averlo fatto all’indietro. Inoltre ha un nuovo allenatore che fa giocare le proprie squadre in maniera molto diversa da Mazzarri, per cui gli azzurri restano una mezza incognita; la Fiorentina ha Gomez, ma non più Jovetic, e chissà se per l’idea di calcio di Montella non era più consono il montenegrino; il Milan, invece, almeno per ora è quello dello scorso anno, con un Balotelli che tra gli attaccanti fin qui citati è probabilmente quello che maggiormente, preso da solo, può far la differenza, ma ciò al prezzo di colpi di testa non sempre graditi e gradevoli.

E l’Inter? L’Inter a differenza delle sue rivali più temibili sta costruendo una squadra quasi ex novo, inevitabilmente visto il pericoloso declino delle ultime stagioni, e ancor prima di un Top Player (che, restando dalle parti dell’attacco, potrebbe essere già in casa e rispondere al nome di un redivivo Milito) ha bisogno di un?identità e di gente che riporti voglia e spirito combattivo in una compagine apparsa svogliata e stanca, e da questo punto di vista il colpo più importante potrebbe essere stato proprio Mazzarri. Dopodiché, magari con l’arrivo di soldi indonesiani, si potrà anche pensare di puntare su un nome altisonante, tanto richiesto dalla tifoseria nerazzurra, senza dimenticare, però, che a calcio si gioca in undici dunque vanno pur sempre fatte scelte che includano qualcuno ma ne  escludano altri, e che, in questo momento dell’anno, i Top Players sono tali solo sulle pagine dei quotidiani. Prima di sparare a zero o esaltarsi troppo ai margini di una campagna acquisti, è sempre, buona regola attendere l’unica cosa che conta: il campo e le sue spesso impietose quanto inaspettate sentenze.