17 Dicembre 2011

FOCUS – Riscoprirsi grandi grazie ai “piccoli”

Solo qualche settimana fa l’Inter era a detta di molti (tifosi, esperti, opinionisti vari) poco più che un cumulo di macerie fumanti, una squadra da buttar via in blocco e rifondare per l’ennesima volta. Oggi, con un primo posto ottenuto con relativa facilità nel girone di Champions League e una risalita abbastanza rapida nelle zone alte della classifica ottenuta grazie a quattro vittorie nelle ultime cinque giornate di campionato la tempesta di critiche sulla squadra nerazzurra si è improvvisamente trasformata in un mite venticello di Libeccio che ha riportato sorriso e speranze sui visi di chi ha nel cuore i colori nerazzurri.

Ma a parte la disorientante facilità con cui stampa e addetti ai lavori cambiano facilmente opinione sull’andamento e le prospettive di una squadra di calcio a seconda dei risultati che quest?ultima ottiene di settimana in settimana (qualche ?virtuoso? a dire il vero riesce a farlo pure nell’arco di una sola partita), resta da capire cosa abbia portato la carretta Inter a diventare nel giro di poco tempo un calesse in corsa, per quanto alcuni cavalli paiano essere ancora vistosamente zoppicanti.

La cura sembra essere arrivata da qualcosa che sta all’opposto di quella che si definirebbe una rivoluzione: sicuramente la scelta di uno come Ranieri alla guida dell’Inter è stato un segnale forte in questo senso. Lui che viene definito un normalizzatore certamente è giunto alla Pinetina con l’intento non di stravolgere ambiente, mentalità e moduli di gioco quanto piuttosto di valorizzare al meglio l’organico a sua disposizione, sulla base di meccanismi mentali e tattici già rodati nelle passate e vincenti stagioni e la scelta di costruire più che demolire sembra iniziare a dare i suoi frutti: i giocatori iniziano a seguire il loro condottiero e sul campo si incomincia a rivedere una squadra di nuovo quadrata, solida e pure abbastanza cinica.

Ma la vera grande sorpresa è arrivata dal fatto che l’Inter ha letteralmente riscoperto di avere una truppa di giocatori formata da gente di altissimo profilo: in attesa di rivedere il talento più cristallino della ciurma, quello Sneijder ormai fermo da tempo immemore, un po’ alla volta si ritrovano gli altri campioni nerazzurri, che sembravano aver finora mandato in campo i loro sosia mal conciati. E sorpresa nella sorpresa l’Inter scopre di avere pure una sfilza di giovani interessantissimi e pronti a dare nuova linfa alla causa nerazzurra.

All’improvviso iniziano a farsi meno insistenti le voci di chi chiedeva a Moratti di tornare a sborsare decine di milioni di euro già dalla prossima sessione di mercato per portare in maglia nerazzurra campioni di livello internazionale (quanto ai nomi però di questi presunti botti di gennaio in pochi sembravano e sembrano tuttora avere idee realmente percorribili) e questo perché forse i vari Alvarez, Coutinho, Faraoni, Obi, Poli e via discorrendo non sono in fondo dei bidoni assoluti ma semplicemente come tutti i giovani calciatori della loro età che si ritrovano a essere titolari in uno dei club più importanti al mondo hanno bisogno di tempo per crescere e migliorare, tant?è che chi tra loro ha avuto modo di giocare con una certa continuità di risultati soddisfacenti ha iniziato già a farne intravedere.

Questo non vuol dire che l’Inter non abbia bisogno di rinforzi di valore già dalla finestra di mercato invernale, di qualche buon giocatore che abbia già esperienza tale da riuscire da subito a essere incisivo. Semplicemente si tratta di essere in grado non solo di buttarsi su nomi già affermati (e costosi) sui quali spesso e volentieri si aprono trattative estenuanti e stucchevoli ma pure di avere la lungimiranza e il coraggio di scommettere sui ?ragazzini? più talentuosi pescati nei settori giovanili. Perché in fondo si è portati tutti a tessere le lodi della mitica cantera di barcelloniana estrazione che sforna talenti e stelline del calcio del futuro di anno in anno, ma quando si tratta di valorizzare il proprio vivaio, già solo nel nome molto meno accattivante del corrispettivo spagnolo, si inizia a storcere il naso e si preferisce veder spediti i giovani talenti di produzione propria a ?farsi le ossa? in altre squadre, inevitabile preludio a un biglietto sola andata per una carriera lontano dall’Inter.

Eppure tornando sull’attualità le vittorie che hanno permesso ai nerazzurri di tornare nelle zone di classifica che gli competono sono anche frutto della scelta di Ranieri di affidarsi almeno in parte alla linea verde-nero-azzurra. A quei giovani insomma cui nessuno ha mai la pazienza di dare una seconda occasione dopo una partita andata male e che sono spesso e volentieri costretti a far spazio a gente dal nome più altisonante (e dall’ingaggio nettamente più alto) e a farsi le ossa e trovare fortuna lontano per sempre dall’Inter, lontani per sempre dal loro sogno.