1 Novembre 2011

Il Cipe e l’Avvocato: quando il cielo si tinge di nerazzurro…

Due mondi, due modi di intendere il calcio, due modi di intendere la vita, ma un solo grande amore che li ha resi uniti e unici. Facchetti e Prisco, per tutti sono stati il Cipe  e l’Avvocato Peppino e quel sentimento di cui sopra ha un nome solo, Inter, e due colori ben distinti, il nero e l’azzurro. Agli antipodi nel carattere, sono i due volti di un’unica splendida medaglia che entrambi hanno visto brillare a loro modo, regalandoci col loro stile lezioni di comportamento e di vita. IL 3  NUMERO PERFETTO. Giacinto Facchetti e l’Inter si sono giurati da subito amore eterno, da quel lontano 21 Maggio 1961, esordio del Cipe su un campo tutt’altro che facile, quello di Roma, contro i giallorossi, conclusosi con la vittoria della Beneamata per 2-0. Da allora Helenio Herrera non riuscirà più a fare a meno di quel terzino fluidificante dotato di un fisico e di una classe non comuni, che nel giro di pochissimo tempo, sarebbe diventato uno dei pilastri, l’unico “3” possibile della società di Angelo Moratti, quella per intenderci delle 2 Coppe Campioni consecutive nel ’64 e ’65 e altrettante Coppe Intercontinentali, oltre ad una serie impressionante di titoli nazionali. “Cipelletti”: così veniva chiamato erroneamente dal “mago” Herrera, è stato il Cipe per tutti e soprattutto per Massimo Moratti, che l’ha conosciuto ed è cresciuto con lui fino a considerare naturale la sua presenza all’Inter nel momento in cui l’ha rilevata da Ernesto Pellegrini. Una scelta nella quale la componente affettiva ha avuto il suo peso oltre alla grande signorilità di Giacinto, uomo di straordinario equilibrio e classe, mai tentato dalla possibilità di andare sopra le righe e di rispondere alle provocazioni piovute sulla squadra nei momenti bui ma comunque sempre fermo e deciso nel rivendicare le ragioni della stessa di fronte alle palesi ingiustizie subite, senza abbandonare l’aplomb che è solo dei grandi, ai quali si presta attenzione sempre e comunque… RAMMARICO. A pensarci bene, un uomo così non lo incontri ad ogni angolo di strada, spesso ci fai caso quando ti viene a mancare, quando ti accorgi che avresti voluto vedere i suoi occhi gioire insieme ai tuoi di fronte agli scudetti che l’Inter ha collezionato dal 2006 al 2010, alla Champions e alla Coppa Intercontinentale. Purtroppo è andato via a modo suo, senza una parola “fuori posto”,silenziosamente, prima di tutto questo, portandosi sulle spalle quel “3” che nessuno dopo di lui avrebbe potuto indossare, di certo quello stile manca non solo a noi, ma a tutto il calcio italiano…se gli è rimasta un briciolo di coscienza. L’AVVOCATO DEGLI AFORISMI. Nessuno che abbia avuto la fortuna di ascoltare l’avvocato Peppino Prisco, a prescindere dalla fede calcistica, non ha potuto non riconoscere nelle sue parole l’eleganza e la sagacia, l’imprevedibilità delle sue risposte, la capacità di essere sorprendente senza essere mai volgare. Un uomo che ha amato l’Inter in modo giocoso, fuori dalle ipocrisie, dalle frasi di circostanza, da quelle banalità che oggi riempiono stancamente i copioni delle trasmissioni televisive o le pagine dei giornali. Come detto i suoi aforismi sono diventati mitici, perchè spontaneamente irriverenti, come lo era lui, milanese doc, con la sua cadenza inconfondibile e di per sè già divertente. Rimarranno nella memoria di tutti le sue trovate indimenticabili: “A Milano ci sono due squadre: l’Inter e la primavera dell’Inter” , “Dopo aver stretto la mano ad un milanista corro a lavarmela, dopo averla stretta ad uno juventino, mi conto le dita” e “prima di morire mi faccio la tessera del Milan, così sparisce uno di loro”. Ci ha lasciato davvero, il 12 dicembre 2001, con l’Inter nel cuore e di sicuro senza tessere del Milan, neanche per scherzo. CI MANCATE! Due personaggi così diversi eppure ugualmente importanti, simboli di un calcio restituito alla sua dimensione ludica, nel desolante panorama di oggi, fatto di drammi sportivi e di esaperazioni mediatiche, ci fanno sentire, qualora fosse possibile, ancor di più la loro mancanza. In uno dei suoi aforismi Prisco diceva: “L’interista più simpatico? Giacinto Facchetti. Fece un gol a Napoli in mezzo alla nebbia e venne a cercarmi a bordo campo per abbracciarmi. Ci mise tre minuti per trovarmi.” Non ci resta che immaginarli così, uniti ancora dall’amore per l’Inter. Siamo tutti un pò più poveri senza il Cipe e l’Avvocato, ma se alziamo gli occhi, quando ci tornano in mente, di sicuro ci accorgeremo che il cielo si è tinto di nerazzurro.